Euro 2016 come Festivalbar

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
3 min readJun 21, 2016

Il gioco del pallone si trova, da qualche anno ormai, al centro di spinte di ugual forza ma di verso opposto. Da un lato c’è la dimensione post-industriale: fatta da spasmodiche operazioni di marketing online e di espansionismo del brand anche dell’ultimo club del campionato austriaco come fosse la Coca-Cola. Dall’altro c’è quella pop che, grazie anche all’impennata social degli ultimi anni, sta rivoluzionando — per fortuna — la proiezione del giocatore-semidio che dalla metà degli anni Novanta all’epoca pre-sociale aveva reso il tutto sicuramente un po’ più sterile e inumano. Sì, anche i calciatori hanno, a tratti, delle vite normali.

Questo meccanismo di poppizzazione della materia in questione ha scaturito prevalentemente benefici per un soggetto in particolare: il tifoso. E la sua insaziabile voglia di pallone ventiquattro-sette. Ormai la partita non è più l’acmè, la fine di un percorso d’attesa snervante, il punto focale della settimana. Ormai la partita è solo una parte del gioco, una di quelle frazioni da cui nascono contenuti da sviscerare, con molta poca cautela, a posteriori. Le forme d’espressione sono molteplici: si va dallo striscione, al post su Facebook, fino al caro e vecchio coro; linguaggio di massa con potenzialità di coinvolgimento straordinarie a riproducibilità immediata.
Il coro è come un magnete che prima attrae, poi unisce, poi compatta. È perfetto per un branco di uomini, di qualsiasi estrazione sociale. Non ha luogo di nascita né paternità accertata, almeno nella maggior parte dei casi. È una forma d’arte, in tutto e per tutto.
Il canto a cappella, durante questi Europei sta avendo delle evoluzioni particolarmente orecchiabili, coinvolgenti e innovative. Tanto che dopo la prima settimana abbondante di torneo abbiamo già una vera e propria versione pallonara dell’Euro(vision) Song Contest. Anche perché non è simpatico parlare sempre e solo della versione calcistica della Royal Rumble anglo-sovietica.
E allora…

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Svizzera

Gli Elvetici prendono parte alla competizione con un canto dedicato al giovane attaccante del Basilea, Breel-Donald Embolo.
Sulla base di The lions sleep tonight dei Tokens, gli svizzeri scaldano le ugole spiegando al loro numero 7 che, nonostante le sue origini camerunensi, nella Schweizer Nati può sentirsi a casa. Degno di nota l’acuto del coro fuori campo durante ritornello.

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Irlanda del Nord

I Nordirlandesi, preventivate le poche chanches di portare a casa il trofeo UEFA, decidono di puntare tutto sulla competizione canora. E addirittura vanno a scomodare una Gala Rizzato del ’95. Freed from desire diventa Will Grigg’s on fire e di conseguenza la tua difesa è terrorizzata.
Preso in prestito dal Wigan, così come Will Grigg stesso, convocato un po’ a sorpresa. Ne hanno parlato un po’ tutti, facendolo così diventare il favorito assoluto del nostro Euro(vision) Song Contest.

(anteprima non disponibile) https://www.youtube.com/watch?v=Os0p11catj8

Irlanda

Anche i fratelli cattolici si presentano abbastanza ispirati all’appuntamento continentale. Sanno che la sfida alla Svezia, delle tre nel girone, è quella più aperta e allora, da stopper consumati, intimidiscono i compagni di Ibrahimovic. Lui no.
Andate a casa dalle vostre mogli sexy letteralmente, sulla traccia di un sempre in voga negli stadi Go West dei Pet Shop Boys.

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Islanda

L’8% della popolazione Islandese, che corrisponde a circa 30.000 unità, ha necessariamente bisogno di una preparazione importante per farsi sentire dal resto del Continente. Diversi tweet durante l’esordio con il Portogallo hanno definito i loro canti terrorizzanti. Che poi musicalmente non siano bellissimi fa niente. Quello che conta di più è la sincronia e lo spirito di gruppo.

A voi, un video di un paio d’anni fa che testimonia il grande lavoro biennale fatto dai Vichinghi, già certi della partecipazione alla fase finale di Euro 2016 nel lontano 2014. Sul tum tum tum di We will rock you, mooseca!

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Polonia

Ogórek Ogórek — che significa ‘cetriolo, cetriolo’- in Polonia è una canzone per bambini. In questa rap battle con il già citato nordirlandese Will Grigg’s on fire, i tifosi di Lewandowski & friends sfidano face-to-face gli avversari.
Sulla carta non ci sarebbe partita — perché l’Euro(vision) non è lo Zecchino d’Oro — ma la convinzione e l’intensità dei polacchi fa sì che le due tifoserie riescano quantomeno a competere.

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Fuori concorso

Il regolamento parla chiaro: al massimo una canzone per nazione. Una restrizione severa (ma giusta) che penalizza l’Irlanda più di tutte le altre partecipanti.
Il Padre Nostro alla suora sul treno è roba forte, ma purtroppo non può prendere parte alla competizione. Vale comunque la pena di tenerlo buono per l’after party.

(anteprima non disponibile) https://www.youtube.com/watch?v=XmiKKVMrwJ8v

Bonus track!

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Articolo a cura di Lorenzo Dragoni

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