Euro Twin Peaks

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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3 min readJun 21, 2016

Qui Saorge, Alpi Marittime, dipartimento altresì noto come 06.
450 abitanti che vivono col costante terrore che il paese gli scivoli via da sotto i piedi.
Lo chiamano il Tibet di Francia.

Se uno guarda la foto di Saorge capisce come il calcio, per ovvie ragioni di rotondità di sfera e geomorfologia del luogo, non possa essere considerato sport nazionale. Qui, pure le bocce sono quadrate. E non scherzo. Ci facciamo anche il campionato mondiale, di bocce quadrate. Il fatto che le altre squadre arrivino da Fontan (2 km) e La Brigue (15 km) non lo rende certamente meno internazionale.

Va bene. Gli Europei debbono essere evidentemente qualcosa da carbonari. Non c’è altra spiegazione. C’è qualcosa che si muove, che striscia nell’ombra, che complotta e che sussurra. Si devono incontrare probabilmente di nascosto in qualche cantina umida senza dire niente a nessuno. Forse una setta segreta, una loggia massonica . Perchè qui niente arriva ad illuminarmi sulle vicende di questi altresi’ entusiasmanti Europei. Ne ho tracce, capisco che qualcosa succede, pulsa nel sottosuolo. Come le presenze maligne di Twin Peaks. Ma niente di più.

Ho visto un ragazzino con la maglia, chissà perchè, della Germania, svicolare in un carrugio ; ma era sparito prima che lo raggiungessi. Ho orecchiato allusioni ad un qualche possibile parrucchino dell’allenatore tedesco. Mi è stato detto con un sorriso sornione che l’Italia ha vinto la sua seconda partita giocando la più noiosa e inutile partita della competizione. Sono anche passato, una volta, davanti all’Heinz bar, con la precisa intenzione di scovare i carbonari.

Niente da fare. Forse erano stati avvertiti delle mie intenzioni. Forse mi spiano. Forse mi seguono. Il bar era vuoto e la televisione trasmetteva dei quadrettoni colorati che andavano a scatti dietro ai quali mi è sembrato di riconoscer correre la Svizzera. Insomma, tutto lascia credere che gli Europei di calcio non si stiano tenendo veramente, in questa acquosa e temporalesca estate 2016. Che sia una fanfaluca, un’invenzione dei governativi. Forse sono immagini di repertorio. O false, come quelle dell’uomo sulla Luna.

Pero’ c’è questa cosa delle bandiere che mi lascia perplesso. Ora sono diventate sei, quelle francesi. Segno innegabile che i framassoni si riuniscono regolarmente in questa o quella soffitta, o anfratto segreto, per speculare di pallone e seguire le gesta tecniche di Pogba e compagni. Dev’essere certamente cosi’.

Contestualmente, pero’, tristemente segnaliamo la sparizione la bandiera della Marina italiana, rimpiazzata volgarmente da quella portoghese. Il che porterebbe dunque a due il computo totale dei supporter lusitani nel villaggio. Senza apparente motivo, infine, si registra la comparsa-allo stesso balcone- di un vessillo di Nizza e quello di Monaco. Ma potrebbe anche essere la Polonia. Eppure quando chiedo in giro se qualcuno abbia notizie dell’Europeo, la gente non si fida. Non si aprono. Tengono la bocca cucita. Al massimo sogghignano come a dirmi « C’è il tranello, eh ? ». E io che penso Ma quale tranello ! Voglio sapere quanto ha fatto l’Italia oggi. Niente da fare. Non te lo dicono. Forse pensano che li prendi in giro. Forse pensano che non è possibile che un italiano non stia attaccato alla televisione durante questo Europeo 2016.

O forse se ne fregano. Forse è il livello di pastis. O forse pensano agli immigrati che nottetempo superano la frontiera, arrivano nella nostra valle e cercano rifugio nei tunnel della ferrovia mentre la gendarmerie li insegue e lettere di delazione giungono settimanalmente all’ufficio di polizia. Fortuna che non siamo nel ’43, pensa qualcuno. Ecco, forse la gente pensa a questo. O al prossimo campionato di bocce quadrate che comincerà da qui a non molto.

Non so. Resta un fenomeno inspiegabile. Come quello di queste bandiere che compaiono di notte, che nessuno ha visto montare sul pennone ma che il giorno dopo sono li’, che garriscono impetuose al vento. Quella di Nizza e della Polonia su tutte.

O forse era Monaco.

di Francesco Scarrone

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