Fenomenologia Flavio Tranquillo

Crampi Sportivi
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5 min readSep 13, 2015

L’Eurobasket è bello dappertutto, ma in Italia un po’ di più. Perché Teodosic e Spanoulis li vedi con qualunque antenna, ma l’MVP dei microfoni ce l’abbiamo solo noi: Flavio Tranquillo. Di solito sono i primi canali a consacrare le voci della passione nazionalpopolare; oggi che il servizio pubblico latita, ci pensano i social network a creare condivisione. Così le bacheche di Facebook e Twitter esplodono di «Danilo step-baaaaaack!!!» e «Marco da treeeeeeee!!!», già diventati patrimonio nazionale.

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Se avete appena iniziato a conoscere Flavio Tranquillo, vi affezionerete presto ai suoi tormentoni. Abbiamo raccolto qui i dieci più significativi, che creano un rapporto magico di complicità e fiducia con il pubblico.

1. «Bang!»

È l’urlo che accompagna i canestri pesanti, in particolare le bombe da 3: bang! È una citazione diretta di Mike Breen, mitica voce della NBA sulla tv americana. Lo studio dei modelli, presenti e passati, arricchisce il bagaglio di Tranquillo: dall’America ha importato anche l’utilizzo delle lavagne tattiche, con cui spiega gli schemi e i movimenti spesso invisibili a velocità naturale.

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2. «Segna, subisce fallo, e andrà in lunetta con il tiro libero sssssupplementare!»

È la frase che accompagna i potenziali giochi da tre punti. Momenti di grande intensità: all’atletismo dell’azione offensiva si somma il contatto fisico, che esalta la passionalità del gioco. Quando la palla infila la retina, mentre l’arbitro segnala con gesti eloquenti il fallo, l’emozione ha un picco e la voce fa vibrare l’energia del momento. Il refrain è molto scandito, dura qualche secondo (quelli in cui i giocatori si scambiano high five o colpi di petto), e ha l’apice nell’ultima “s” allungata arte.

3. «È caldo come una stufa!»

Quando un giocatore mette una serie di tiri, arriva il paragone con la stufa: una similitudine con un oggetto della quotidianità facilmente riconoscibile. Altre frasi celebri di questo tipo sono: «Si oscura la vallata!», in occasione di stoppate, o: «Manda per aria una preghiera» sui tiri disperati. Il linguaggio colloquiale arriva a tutti, e aiuta a visualizzare con immediatezza le situazioni psicologiche del gioco.

[Ps: sul cosiddetto “fenomeno della mano calda, Leonardo Piccione ha scritto un articolo interessante. Se vi va, lo trovate qui].

4. «Cercando la giugulare della partita»

In un momento molto importante, per esempio mentre una squadra fa segnare un largo parziale, arriva questa frase belluina. La giugulare è la vena vitale che passa per il collo: azzannarla significa uccidere il nemico. Quando l’attimo è cruciale, dunque, anche il linguaggio cresce di livello con l’utilizzo di un termine dotto e scientifico. E questa specifica espressione rende l’idea della ferocia sportiva, la cattiveria agonistica necessaria per vincere. Lo sport è pur sempre competizione: da Omero in poi, il paragone col mondo animale per le scene di battaglia (qui ovviamente in senso figurato) ha un certo successo.

5. «Scalpella la pietà di Michelangelo»

Prima il linguaggio della vita comune, poi quello settoriale, infine l’arte. Quando un attaccante rovina un’azione splendida o un assist visionario, sbagliando un facile canestro, arriva il paragone col folle che colpì la scultura conservata a San Pietro. Ancora, l’immagine è fortemente evocativa; e nasconde un rimando culturale non scontato, che magari potrebbe incuriosire il lettore e portarlo a cercare il perché di quell’allusione (a me è successo, almeno).

6. «Drag-pick and roll in transizione/Handoff-passaggio consegnato/Show-uscita forte» (ecc.)

La padronanza tecnica di Tranquillo è massima. Spiega i giochi in tempo reale, riuscendo a non perdere quasi mai il ritmo del commento. Per farlo utilizza spesso i termini inglesi (più immediati dei nostri) affiancando — quasi in un unico suono — la traduzione italiana. Gli esperti del gioco riescono a cogliere subito le dinamiche in atto; i neofiti, dopo un po’ di allenamento, vengono accompagnati nella miriade di preziose combinazioni tecnico-tattiche del basket.

7. «Se non vi piace questo gioco…non voglio neanche conoscervi!»

Tranquillo, evidentemente, è prima di tutto un appassionato di basket. Per condividere questa passione — nel paese dove il pallone generalmente rotola, non vola — si rifà alla lezione del suo maestro Aldo Giordani, l’inventore della telecronaca cestistica in Italia (quando il basket, e quindi il suo linguaggio, erano roba d’oltreoceano): «Vedete come è il basket». Lo segue Tranquillo enfatizzando il concetto: guardate il finale di Italia-Germania, prima di giudicare. E se non vi piace…be’, a me dispiace per voi.

8. «Finale drammatico, in senso puramente sportivo»

Se non erro, lo ha detto in tutte le partite fin qui giocate dalla nostra Nazionale. Le parole hanno un significato e il bravo giornalista lo sa bene. Oggi i media enfatizzano tutto, e lo stesso Tranquillo gioca volentieri con iperboli e superlativi (col rischio, bisogna ammetterlo, di risultare a volte esagerato). In ogni caso, a un certo punto ci si ferma: lo sport sa essere anche dramma, ma nasce e finisce come divertimento. Le cose serie della vita, le vere tragedie, sono al di fuori dei parquet e degli stadi. Con buona pace dei fanatici.

9. «… E una sconfitta non avrebbe cambiato il giudizio» (o simili)

Questa frase non è proprio un tormentone, ma un concetto che Tranquillo esprime più volte. Il giudizio del campo va sempre rispettato: esulta solo chi fa un punto più dell’altro, e chi perde, come diceva Julio Velasco, al massimo spiega. Ma la vittoria o la sconfitta non sono tutto. Al termine della partita con la Germania, Tranquillo ha detto più o meno: «Rendiamoci conto che in questa partita ci sono state almeno 15 situazioni, in cui una differenza di un millimetro avrebbe modificato l’esito finale. Ma questo non avrebbe cambiato invece il nostro giudizio sulla prestazione dell’Italia». Qui sta la grandezza del giornalista: capace di pensiero complesso, che è incommensurabilmente meglio del giudizio sommario. Ma purtroppo, se a 30 secondi dalla fine dell’overtime Danilo avesse preso il ferro, sui giornali italiani avremmo letto ben altre parole.

10. «Altro tiro, altro giro, altro regalo!»

È forse LA frase simbolo di Tranquillo, il ritornello esaltante che accompagna una serie positiva di un giocatore o di una squadra. Frase tanto caratterisitca che è diventata il titolo della sua autobiografia, uscita l’anno scorso. Noi eravamo alla presentazione e abbiamo incrociato Federico Buffa. Che ci ha dato tre motivi per leggere il libro…e in fondo, ci ha regalato una mini versione di “Buffa racconta Tranquillo”. Enjoy.

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Per chiudere torniamo al liceo. In quarta ginnasio ci insegnavano che i poemi epici seguivano alcune semplici regole:

  • Facevano uso di “espressioni formulari”, ripetute in abbondanza fino a diventare facilmente riconoscibili («Achille dai piedi veloci», «Aurora dalle dita di rosa»);
  • Attingevano a ogni tipo mondo culturale, dalla vita agreste alla navigazione al divertimento, perché dovevano essere piccole enciclopedie del proprio tempo;
  • Cantavano imprese epiche di eroi dal fisico possente e dalle qualità eccezionali.

Benvenuti nel mondo di Flavio Tranquillo, aedo del ventunesimo secolo.

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