Football Manager: tra simulazione, realtà e patologia mentale

Crampi Sportivi
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8 min readJan 10, 2014

1982 — Kevin Toms e Addictive Games

La storia parte da lontano. Siamo nel 1982. Mentre la nazionale italiana conquista il suo terzo titolo mondiale battendo la Germania di Rummenigge, mentre la Roma di Liedholm diventa campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia, e mentre in un tragico incidente Gilles Villeneuve perde la vita urtando contro la vettura di Jochan Mess durante le qualifiche per il gran permio del Belgio, Kevin Toms un giovane programmatore inglese proveniente da Pington fonda Addictive Games e sviluppa la prima versione di Football Manager per zXspectrum l’antenato degli attuali Home Computer. La storia cambia.

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La prima versione di Football Manager per xzspectrum.

Passano 31 anni, siamo alla fine del 2013. Mentre Xbox One e PlayStation 4 già iniziano a gareggiare per raggiungere il primato di quella che viene oggi comunemente definita l’ottava generazione delle consolle — quella del 3D e del Social Gaming –, Football Manager è ancora lì, la piattaforma originale del gioco è stata ripresa da Sports Interactive che nel 2004 ha rilanciato il brand a livello internazionale. Quasi come una bolla spaziale che si sottrae al tempo storico e all’evoluzione progressiva di piattaforme hi-tech sempre più avanzate, il brand di FM nella sua semplicità continua a far parlare di sé e lo scorso anno — non dimentichiamoci che non siamo più negli anni ottanta ma nell’era del peer to peer, di emule, utorrent e skidrow — è stato il il gioco più venduto per Pc registrando incassi record fino a diventare il capitolo più venduto dell’intera serie.

Football Manager è solo un gioco?

Football Manager però non si può raccontare solo attraverso i numeri. Poniamoci prima di tutto una domanda: siamo sicuri che sia solo un gioco? Negli ultimi anni la creatura di Kevin Toms ha rappresentato qualcosa di più che una semplice simulazione manageriale ed è riuscito progressivamente a travalicare la dimensione del virtual game, determinando un impatto significativo sul calcio reale. Nel 2009 l’Everton, un club non proprio di seconda categoria, che, oltre ad essere il più antico di Liverpool, conserva nella sua bacheca qualcosa come cinque Fa cup e nove titoli in Premier League, ha deciso di siglare un accordo con Sports Interactive — produttore del gioco — per accedere al suo database.

Stiamo parlando di 370.000 giocatori divisi per 20.000 club in 55 paesi. Ogni singolo giocatore osservato personalmente. Un database infinito, senza dimenticare che i dati risalgono a quattro anni fa quando alla guida dei Toffees c’era ancora David Moyes, l’attuale coach del Manchester United. I dettagli dell’accordo sono ovviamente rimasti segreti, probabilmente i dirigenti dell’Everton hanno avuto la possibilità di accedere ad un database ancora più vasto e sconosciuto al grande pubblico. Ma non finisce qui.

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David Moyes avrà smesso di giocare da quando allena il Manchester United?

Ci spostiamo di qualche migliaio di km e finiamo in Azerbajan. Vugar Gulogan Huseynzade è un giovane azero di ventuno anni, famoso ai dirigenti della squadra della capitale il Baku fc come un talento indiscusso a Football Manager. Ore passate a studiare tattiche, allenamenti, e a compiere imprese miracolose. Tempo non proprio sprecato a quanto pare. Sì, perché questa caratteristiche hanno convinto lo scorso anno i dirigenti del club prima a collaborare direttamente con il giovane, assumendolo come consulente ufficiale, e successivamente a promuoverlo come allenatore della prima squadra. Un sogno ad occhi aperti. Certo stiamo parlando di realtà minori, di circostanza, ma pur sempre di professionismo.

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Svoltare la vita giocando a Football Manager.

L’impresa però viene sfiorata lo scorso marzo da un certo Jonas McDonagh. Jonas, tifoso del Burnley, decide quasi per scherzo di spedire il suo CV ai dirigenti della squadra rivale, il Blackburn per candidarsi alla guida tecnica del club. Esperienza? Le ore passate su Football Manager, è ovvio. Forse per disperazione — tre allenatori cambiati nel giro di un anno, cosa non proprio usuale per il calcio inglese — o forse per semplice curiosità, fatto sta che i dirigenti del club hanno deciso di contattare formalmente Jonas, per un colloquio vero. Non si è più saputo nulla e alla guida tecnica della squadra di Lancashire siede oggi Gary Bowier. Una cosa però è certa, se una squadra come il Blackburn, la stessa che sul finire dell’Ottocento ha applicato e sperimentato la prima e più antica tattica della storia del calcio — la cosiddetta piramide di Cambridge — quella stessa squadra che con questa rivoluzione è riuscita a conquistare cinque Fa Cup e che vanta anche tre titoli in Premier League — l’ultimo nel 94–95 — ha sfiorato solamente per un minuto, solamente per un singolo istante, l’idea che un perfetto sconosciuto potesse sedere sulla sua panchina, beh allora bisogna fermarsi un attimo per riflettere. No, evidentemente Football Manager, almeno oggi, non è più solo un gioco.

Oltre a portare alla ribalta perfetti sconosciuti alla guida tecnica di diversi club professionistici, Football Manager ha saputo stringere accordi commerciali importanti diventando anche lo sponsor di un club della seconda divisione del campionato inglese, la Football League Championship. Stiamo parlando del Watford, la squadra fino a poco tempo fa guidata da Gianfranco Zola e tuttora gestita dalla famiglia Pozzo.

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La presentazione delle maglie.

I dirigenti del Watford hanno dato il via ad una partnership con Sega e Sports Interactive per utilizzare il loro brand come sponsor delle proprie maglie. Le parole dell’amministratore delegato di Sports Intecrative Miles Jacobson fanno riflettere parecchio su come Football Manger sia qualcosa di più che un semplice gioco:

The Pozzo family have shown at Granada and Udinese that success can be achivied by strong financial management and a dedication to talent development — a strategy which, coincidentally, also pays dividends in Football Manager. We’re very much looking forward to achieving great things together”.

Football Manager come patologia mentale — Tattiche, osservatori, e negoziazioni contrattuali

Qualche tempo fa ho letto una recensione sull’ultima edizione di Football Manager dove in conclusione dell’articolo si sintetizzavano come al solito i pregi e i difetti finali del gioco. Scorrendo l’elenco mi sono soffermato su uno di essi: Football Manager uccide la vita sociale. L’autore del pezzo lo inseriva ironicamente — ma mica poi tanto — tra i difetti del gioco.

Ogni singola persona che ha provato almeno per una volta Football Manager sa di cosa stiamo parlando. Basta iniziare a capire come funziona e il dado è tratto: un improvviso salto funambolico trasforma un passatempo godibile in una sorta di patologia mentale con evidenti e preoccupanti ricadute sul piano della relazioni sociali. I dettagli in Football Manager sono fondamentali; ogni singola scelta, ogni singola decisione — anche la più banale e all’apparenza meno rilevante — sono in grado di influire sull’ andamento stagionale del club. Ora ditemi se non possiamo parlare fin dall’inizio di patologia.

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Anche lui aveva detto di smettere presto.

Le cose però iniziano a diventare inquietanti soprattutto in tre fasi distinte del gioco.

L’uso delle tattiche.
L’uso degli osservatori.
Le negoziazioni contrattuali.

Le tattiche

L’ideologia applicata al calcio. È nell’uso spregiudicato e nella cura maniacale delle tattiche che si manifesta la peggior forma di delirium tremens da Football Manager. Non è tanto nel modulo in sé che si concentrano i sforzi maggiori quanto nella decisione di anteporre il credo tattico rispetto alle caratteristiche dei giocatori che si dispongono in rosa. Almeno per il sottoscritto vale quest’ultima parabola. Stiamo parlando di una versione esasperata di Zeman. Ecco allora che arriviamo subito al punto due: trovare gli interpreti migliori. Sconosciuti, dal potenziale sovrumano e possibilmente sotto il diciottesimo anno di età.

L’uso degli osservatori

Forse il momento peggiore. Punto di non ritorno. È lo stesso giocatore a rendersi conto che il passatempo si è trasformato in un mostro incurabile. Il momento in cui si prende consapevolezza del proprio malessere è quando si iniziano ad impostare i compiti per i propri osservatori. Spediti nell’ultima periferia brasiliana o nelle sperdute foreste dell’Est Europa, gli osservatori hanno l’obiettivo di trovare il nuovo gioiello del club, come detto prima possibilmente un giovane sconosciuto, dal nome impronunciabile e dal potenziale incredibile.

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Il mitico Panoz, entità suprema che collabora con Football Manager.

Le negoziazioni contrattuali

È il momento di maggiore relax sempre se non abbiamo deciso di scegliere una squadra di lega pro con cui vincere la Champions League. Clausole, bonus, dilatazioni mensili, procuratori più affamati di Mino Raiola e un budget da tenere sempre sotto controllo. La mia personale soddisfazione è stato l’ingaggio di Carlitos Tevez con un budget risicato e un monte ingaggi ristretto. Non chiedetemi come ho fatto ricordo solo che il contratto aveva un numero di clausole più lunghe dei geroglifici della stele di Rosetta.

Stadio Terminale

Ci siamo. Passati i tre stadi avanzati della malattia, si giunge alla fase terminale. Da questo punto in poi probabilmente solo uno tsunami o un terremoto del nono grado della scala Richter possono schiodarvi dalla sedia. Stiamo parlando dei tornei online. E il momento in cui il gioco fuoriesce da quella dimensione di preghiera isolata per essere condiviso con altri utenti. Una sorta di terapia comune. Gli effetti sono paragonabili all’assunzione di una metanfetamina cucinata da Walter White: euforia, estasi, appagamento sensoriale e iperattività accompagnata successivamente da una profonda depressione, soprattutto quando ci si accorge che delle ventiquattro ore della giornata almeno otto o dieci sono state spese tra forum, aste online, sfide e tornei. Fortunatamente, il sottoscritto, a salvaguardia della propria salute mentale, almeno dall’ultima fase ne è uscito incolume con la promessa di non riprovarci mai più.

Sono passati circa tre mesi dall’uscita dell’ultima versione di Football Manager e nonostante i bug che accompagnano le ultime edizioni si profila un nuovo successo per Sports Interactive. Abbiamo detto che non è un gioco (e probabilmente è così), ma sul fatto che sia una droga dagli effetti collaterali imprevedibili, dove il tunnel di uscita semplicemente non esiste, beh questa è una certezza assodata. Come si dice ? Uomo avvisato…

Andrea Minciaroni vive e studia a Roma dove si diverte a girare con una colnago blu degli anni ‘80 convinto di sfidare il mondo. Finché reggono i tubolari … @andreminciaroni.

L’immagine in evidenza nello slideshow è tratta da 8bit-Football.com

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