Forever Magpies

Massimiliano Chirico
Crampi Sportivi
Published in
14 min readDec 14, 2017

Ricordo ancora tutto, come se fosse accaduto qualche attimo fa: estate 2002, mio padre rovescia sulla scrivania della mia camera una busta piena di giochi per computer e tra tutte le copertine fotocopiate in bianco e nero coi titoli scarabocchiati a pennarello io punto Roller Coaster Tycoon, con delle giostre in bella vista, gestionale a stampo manageriale con un parco giochi come sfondo. Sviluppato dallo scozzese Chris Sawyer e prodotto da Hasbro, il gioco permette di curare tutti gli aspetti che caratterizzano un parco divertimenti, con l’obiettivo di tenere sempre piene le casse succhiando tutti i risparmi dei propri ospiti, vendendo loro minuti di felicità a bordo di carrozze sempre più costose e spericolate.

Nel giro di una settimana mi rendo conto di essere totalmente impazzito per questo giochino e in particolar modo per l’editor di montagne russe, qualcosa di estremamente semplice ed intuitivo che permette di dare vita alle giostre plasmandole a proprio piacimento: questo aspetto mi ha sempre portato via tantissimo tempo, nel bizzarro tentativo di creare una giostra bellissima che potesse abbracciare tutto il parco, attorcigliarsi su se stessa e sfiorare le altre attrazioni. Appunti su dei fogliettini, disegni mentre ero a scuola, avrei studiato ingegneria se non fosse per la crudele scoperta realizzata qualche mese dopo: bastava mettere insieme quante più salite e discese possibili per far schizzare l’indice di gradimento della giostra, rendendola spericolata e nauseante per via dei rapidi cambi di velocità e quindi attraente.

Alla gente piaceva solo questo, provare il brivido della rapida ascesa prima di tuffarsi verso il terreno a velocità folle. Ai miei piccoli clienti non interessava la bellezza della giostra, i colori con cui dipingevo i vagoni e le strutture in ferro, il botteghino staccava biglietti d’entrata a 15 dollari per omini virtuali che amavano far su e giù all’infinito, senza un minimo di gusto o un minimo di occhio per tutti gli sforzi che facevo ogni giorno.

Da bravi omini cosa avreste preferito tra la giostra bianca a destra e quella rossa sotto?

Paolo Piras, autore di un libro a cui sono molto legato come Bravi & Camboni, racconta l’epica minore del Cagliari Calcio attraverso le gesta eroiche e comuni degli idoli che hanno scritto la storia della squadra sarda, accoppiando figure mitologiche — come Gianfranco Zola, Gigi Riva ed Enzo Francescoli — , a improbabili meteoriti che hanno squarciato l’animo degli isolani tipo Fabiàn O’Neill, David Nyathi o Joaquìn Larrivey.

Al centro del libro si parla di presidenti e allenatori e un intero capitolo introduce la rapida ascesa di Massimo Cellino, illustrando il suo passato da timoniere del Cagliari Calcio: Piras racconta di come, dopo le prime emozionanti stagioni con tanto di piazzamento in Coppa UEFA, il Cagliari abbia vissuto un periodo a cavallo tra A e B, con lo stadio sempre pieno per sostenere una disperata salvezza o una trionfante promozione, la squadra rimpolpata con giocatori comprati a 0 e rivenduti almeno a 1, archiviando ripetuti tentativi di mettere insieme un’accozzaglia di comprimari che, orchestrata dal tecnico di turno, provasse quantomeno a combinare qualcosa da inserire nel prezzo del cartellino.

Cellino aveva intuito che un’altalena di emozioni valeva molto di più di un campionato stazionario, anche in termini puramente economici. E lo ha fatto svariati anni prima che si parlasse di paracadute, plusvalenze e quant’altro.

Quando vi dicono che Milito era identico a Francescoli, ecco, voi credeteci.

Salire e scendere, su e giù dalla massima divisione con lo stadio sempre pieno, le casse ringalluzzite e i tifosi felici a metà. La storia del Newcastle United ha le stesse fondamenta di un turbolento Roller Coaster mono-direzionale che nessuno ha avuto voglia di disegnare ma che purtroppo si trova proprio in mezzo alla nostra vita/parco giochi, una carrozza che sale e scende in maniera perpetua e infinita a discapito solamente dei suoi tifosi. Questo potrebbe anche essere normale: ci sono centinaia di squadre che fanno la spola tra prima e seconda divisione (le cosiddette provinciali) nell’attesa della stagione della vita o dell’insperato piazzamento europeo

Peccato che il Newcastle abbia in bacheca quattro campionati inglesi, seicoppe d’Inghilterra e un trofeo Intertoto: molto più del Napoli e con sole tre coppe nazionali in meno della Roma, per fare un paragone nostrano. Eppure dal 1933 (anno della prima retrocessione) a oggi, i Magpies hanno preso il primo volo per i piani sottostanti ben sei volte e due di questi voli infelici sono arrivati negli ultimi sette anni, dopo campagne acquisti faraoniche, come quella del 2015–16 dove i milioni spesi erano 108! Ve lo immaginate il Chievo Verona che fa la campagna acquisti con 108 milioni di euro?

Com’è stato possibile che il St. James Park non sia riuscito ad aiutare le bande allestite in tutti questi anni a realizzare qualcosa di concreto, a non guardare all’Intertoto del 2006–07 come l’ultimo trofeo della gloriosa squadra a tinte bianconere? Nemmeno la sensazione di indossare la maglia che è stata di un giocatore incredibile come Alan Shearer è servita agli attaccanti per spronarli a segnare più degli avversari?

Pensi al Newcastle e dici “ok, sono una bella squadra, ci ha giocato pure Martins!”. E poi?

Lo spareggio per salire in Premier League è la partita che vale di più al Mondo.

Poi solo desolazione. Essere un tifoso dei Magpies deve essere dannatamente difficile. Mentre scrivo, il Newcastle di Rafa Benitez ha perso entrambe le prime partite di Premier League, l’ultima contro la neo-promossa Huddersfield per 1–0 (aggiornamento: le cose non vanno meglio e Benitez attende di capire quanto può spendere a gennaio). Nella speranza che tutto questo possa servire ad aiutare i giocatori del tecnico spagnolo (che sicuramente mi stanno leggendo e quindi saluto), ecco di seguito una rapida occhiata a quegli uomini che hanno scritto la storia della Toon Army.

Shay Given

Qualche mese fa lo Stoke City ha concesso la lista gratuita a Shay Given, che durante la prossima stagione compirà 42 anni. Vorrei tanto avere un amico grosso e macilento come Given, ancor di più portiere come lui, con la morìa di portieri da calcetto che circonda i campi del mio paese.

Cresciuto nella squadra della sua città, Lifford, e nelle giovanili del Celtic, ha disputato più di 700 partite in carriera, tra nazionale irlandese e club. Portiere del Newcastle per 12 anni, uno degli irlandesi più influenti nella storia della Premier League, ha sempre avuto questo taglio di capelli semplice che me lo fa immaginare come un portiere normale, che la sera torna nel suo appartamentino in centro e si mette comodo sul divano bevendo caffè americano da una tazza fredda.

Fabricio Coloccini

Quando Coloccini firmò per il Milan a ridosso dei primi anni 2000, ricordo perfettamente il tormentone di ogni anno in cui si parlava dell’ipotetico posto in squadra del centrale argentino che, dopo qualche settimana, finiva puntualmente in prestito. Ecco Musacchio secondo me un po’ di paura ce l’ha, ma quante avventure per Fabricio prima di finire al Newcastle, che pagò ben 13 milioni al Deportivo per portarselo a casa e tenerselo otto tribolati anni, a condividere gioie, due retrocessioni e i rimbrotti dell’argentino che cercava di batter cassa. Dopo l’ultima retrocessione è arrivato il definitivo addio e le strade di Fabricio, che s’allenava con Costacurta e Maldini, e del Newcastle si sono separate per sempre.

Steven Taylor

Normale come pochi. Steven Taylor è un difensore centrale talmente normale che ha giocato circa 200 partite in Premier League e non è riuscito a fare nemmeno un minuto con la maglia della sua nazionale, perché talmente normale da essere quasi coetaneo di John Terry e Rio Ferdinand. Taylor è così immensamente normale che un anno me lo sono comprato al FUT e gli ho fatto fare centinaia di partite perché era normale a fare tutto.

Davide Santon

Dolore e rammarico quando un giovanissimo Davide Santon è partito per l’Inghilterra lasciando l’Inter per circa sei milioni di euro: nel 2011 aveva appena vent’anni e sembrava forse il miglior terzino sinistro che la Nazionale avrebbe avuto per i successivi quindici anni e ancora oggi qualche tifoso nerazzurro se lo lascia scappare un malinconico “Eeeh ma se non fosse andato in Inghilterra..”.

Invece no: al Newcastle subito tutti pazzi per lui, Alan Pardew lo elogia pubblicamente ogni tre per due e lo definisce un elemento preziosissimo della squadra. Poi l’hype schiuma via, come la gioia che circonda un giocattolo nuovo per i primi mesi. Oggi, dopo la prima di campionato, Santon ha precisamente 94 presenze con l’Inter e altrettante col Newcastle, diviso a metà come il Mar Rosso.

Nolberto Solano

Nobby Solano era un centrocampista semplice ed efficace: peruviano dal nome lunghissimo, preferiva l’impiego a destra e aveva un piede destro pazzesco su calcio piazzato. Primo peruviano in Premier League, El Noy arriva al Newcastle nel ’98, poi va via e ritorna nel 2006, quando è ormai prossimo a sparare le ultime cartucce della sua carriera.

Leggenda della nazionale blanquirroja, autentico idolo del popolo peruviano, quando militava nel Boca Juniors aveva Maradona come compagno di squadra, che lo chiamava amorevolmente El Maestrito. Un endorsement niente male.

Gary Speed

Centrocampista di fascia sinistra innamorato dell’inserimento malefico in area, fosse nato in Italia sarebbe stato Gaetano Velocità e immaginate le piroette dei telecronisti e i giochi di parole dei titolisti dei quotidiani. Invece Speed era gallese, uno dei giocatori più iconici della Premier League dei primi anni duemila e il giocatore gallese con più presenze in EPL dopo Ryan Giggs.
Tecnicamente ottimo col destro e col sinistro, bravo su calcio di punizione e perfetto sugli inserimenti di testa: Speed ha anticipato di circa 15 anni l’esterno di oggi, che deve fare tutto bene, ma sopratutto deve correre come un centometrista.

Joey Barton

Joey Barton ha
- sofferto di alcolismo mentre era al Manchester City e aveva vent’anni
- una figlia che si chiama Pietà
- saltato il suo esordio in Man City-Middlesbrough perché ha perso la maglietta in panchina
- provocato una rissa durante un’amichevole
- spento un sigaro negli occhi di un compagno di squadra
- mostrato le chiappe ai tifosi dell’Everton
- rotto una gamba a un pedone
- fatto a botte con un tifoso quindicenne
- aggredito un tassista
- aggredito Ousmane Dabo quando erano compagni di squadra, venendo condannato a quattro mesi di reclusione per aggressione
- preso a pugni un uomo e aggredito un ragazzo nella stessa notte
- passato 77 giorni in carcere
- sferrato un pugno a Pedersen
- lanciato offese omofobe contro Fernando Torres
- preso a calci, sputato, tirato gomitate e spinto decine e decine di calciatori, spendendo un patrimonio per pagare le multe
- rimediato una squalifica da tutte le competizioni fino a maggio 2018.

In tutto questo ha anche disputato 84 partite per il Newcastle, segnando 8 gol e mettendo 16 assist.

Paul Gascoigne

Nato a Gateshead, nella contea di Tyne and Wear, Gascoigne è entrato nel settore giovanile del Newcastle a 13 anni e per i successivi otto è stato un giocatore a tinte bianconere. Col Newcastle ha giocato solo 10 partite in prima squadra, prima di trasferirsi al Tottenham per mettere insieme i tasselli della sua incredibile e sciagurata storia ma se consideriamo che queste dieci partite rappresentano circa il 15 percento del totale di gare disputato in carriera allora possiamo affermare con certezza che gli otto anni a Newcastle rappresentano l’intervallo di militanza per lo stesso club più lungo della carriera di Gascoigne.

Alan Shearer

Semplicemente il più grande di tutti. Alan Shearer sembrava un attaccante ultraquarantenne già nel 1996, quando il Newcastle se l’è portato a casa per trasformarlo in un recordman assoluto per la storia del calcio inglese. Aveva questa lanugine cortissima e bionda in testa che lo faceva assomigliare tanto a uno di quei dominatori dell’area tipici del calcio tedesco, invece era più inglese delle cabine telefoniche rosse.

Detiene praticamente quasi tutti i primati offensivi del Newcastle ed è il più grande marcatore dell storia della Premier League, ma per il St. James Park è stato anche un allenatore, un ambasciatore e il sogno erotico impronunciabile delle migliaia di tifosi della Toon Army. Quello che ti svegli mentre sonnecchi con la tua ragazza e sei costretto ad inventare una bugia mentre ti tocchi.

Michael Owen

Cresciuto troppo in fretta in quel corpo minuto, più da ballerino che da attaccante sfondareti, Michael Owen è stato baciato e maledetto dalla sorte che gli ha consegnato in dote un nome e cognome estremamente musicali e una carriera da poter raccontare ai propri nipoti, in un modo o nell’altro. Il regno di Owen è tutto in quello scettro di Miglior centravanti inglese ereditato a metà da Alan Shearer: la precoce esplosione al Liverpool e il Pallone d’Oro non hanno mai trovato la giusta foce, deviati da una stagione opaca al Real Madrid e da un legamento crociato saltato troppo in fretta.

Owen ha trascorso quattro anni al Newcastle, giusto in tempo per salutare Alan Shearer da compagno e per mettere insieme 30 reti in 79 partite. Mi fa strano leggere che quando il crociato ha fatto POP! non glielo abbiano mai ricostruito, ma sostituito con quello di un atleta scomparso prematuramente. Chissà chi era.

Shola Ameobi

Ameobi oggi fa il centravanti nel Notts County, in League Two, e l’epilogo della sua carriera ha il sapore tipico delle storie belle fino a un certo punto. Quel retrogusto che assapori ogni volta che incroci quel tuo amico fortissimo a calcio che oggi invece fa il commercialista.

Ogni tanto si riparla di Shola in Premier League, magari a metà campionato quando le matricole stanno cercando l’uomo dei gol pesanti per guadagnarsi la permanenza ma Ameobi al Newcastle, squadra dove ha passato la maggior parte della sua carriera, ha segnato un gol ogni 281 minuti, per un totale di 71 reti. Come può un giocatore del genere salvare un’intera squadra? Si può considerare un attaccante con questi numeri come una leggenda della propria squadra? Questo sì.

Altri giocatori quasi irrilevanti o comunque sia marginali in questa storia, che hanno in qualche modo lasciato un segno:

Tim Krul

Incasellato negli annali della storia grazie al santone van Gaal: Olanda-Costa Rica, quarti di finale del Mondiale brasiliano. LvG toglie Cillessen per mettere Krul quando stanno ormai per terminare i tempi supplementari e in quel momento i telecronisti di tutto il mondo vanno nel panico: nessuno riesce a spiegarsi l’ingresso di Krul, semi-sconosciuto portiere nemmeno titolare nel Newcastle. Krul non è un gran portiere, non è più forte di Cillessen e non ha la fama di essere un para-rigori. Ma tutto questo i giocatori del Costa Rica non lo sanno.

Alessandro Pistone

Oggi fa il ristoratore e i media ogni tanto lo pizzicano per la storia di Roberto Carlos, ma Pistone nel ’96 è stato ceduto dall’Inter al Newcastle per circa sei milioni di euro e in Inghilterra, tra Newcastle ed Everton, ha collezionato più di 150 gettoni. Scarso non era.

Achraf Lazaar

L’unico terzino sinistro che si è trasferito in Inghilterra per meno di 20 milioni. Incredibile come il Palermo sia riuscito a vendere Lazaar al mercato inglese per così pochi soldi. Stiamo lì a parlare di quanti soldi abbia fatto Zamparini e poi…

Damien Duff

Piccolo, irlandese e costosissimo. Il Newcastle se lo prende dal Chelsea per 15 milioni di euro ma effettivamente è solo un nome di spessore che a 28 anni è già nel pieno del suo declino fisico. Sovrastato dagli esterni del 2010, ipertecnici e veloci, è scomparso in fretta.

Hatem Ben Arfa

Nessuno crede più in Ben Arfa e probabilmente nemmeno lui. Nel 2010 però, tra prestito e riscatto, il Newcastle ha pagato il fantasista franco-tunisino ben 8.5 milioni di euro, che sembravano andati in fumo quando Nigel De Jong decise di fargli assaggiare il sapore dell’erbetta appena irrigata. La storia è finita con una rescissione.

Kevin Nolan

Nel 2009–10 trascina la squadra alla storica promozione in Premier League col record di 102 punti e nella stagione successiva diventa capitano dei Magpies. Tante emozioni per soli due anni di militanza.

Obafemi Martins

L’uomo che non conosce la vecchiaia. Il Newcastle se lo prende dall’Inter per 16 milioni, spezzando il cuore di milioni di tifosi interisti che si erano affezionati a quel ragazzino nigeriano famoso per le sue capriole (anticipando di qualche anno il dramma Santon). In realtà Oba Oba non era un rapace dell’area di rigore, ma un onesto rifinitore che anche al Newcastle ha lasciato il segno.

Craig Bellamy

Miglior giovane della Premier nella stagione 2001–02 passata a segnare in coppia con Shearer. Nella stagione successiva schianta il Feyenoord con una doppietta e porta il Newcastle alla seconda fase a gironi della Champions League: tornava da una squalifica.

Tino Asprilla

Pagato 17 miliardi di lire, il suo trasferimento è stato un travaglio interminabile per via della positività di Asprilla alla cocaina. Tino firma a metà stagione, quando il Newcastle è lanciatissimo verso un titolo che manca da più di 70 anni, ma per qualche coincidenza astrale la squadra spreca i 12 punti di vantaggio accumulati e conclude al secondo posto dietro allo United.
Colpa di Tino. Anche l’anno dopo eh, secondo posto dietro allo United con Asprilla in squadra.

Jon Dahl Tomasson

Arrivato in bianconero per 30 milioni di sterline, segna solo tre reti alla sua prima stagione in Premier e la dirigenza decide di rispedirlo in Olanda, al Feyenoord. Da lì la svolta epocale della sua carriera: vincerà tutto in Olanda e poi salirà sul tetto d’Europa col Milan.

Andy Carroll

Attaccante paracarro come pochi, al Newcastle si ritaglia un nome perché è talmente grosso che è impossibile che non riesca a segnare muovendosi avanti e indietro in area sperando di incocciare un pallone. Per questo motivo e per altri errori di valutazione, il Liverpool investe tutti i soldi ricavati dalla cessione di Torres al Chelsea comprando proprio Carroll dal Newcastle per 42 milioni di euro.

Rimarrà solo una stagione, oggi gioca al West Ham e fa il paio con Arnautovic come quando la donna delle pulizie ti mette insieme un calzino grigio e una calza in filo di scozia nera.

Mark Viduka

Attaccante compatto, australiano di origini croate, la sintesi perfetta tra Harry Kewell e Dado Prso per citarne due a caso. Viduka ha segnato un discreto quantitativo di gol in carriera ed è stato sempre apprezzato da tutti i tifosi delle sue squadre, in particolar modo al Middlesbrough. Nel 2009 dichiarò che sarebbe rimasto al St. James Park solo sotto la guida di Alan Shearer, tecnico in procinto di essere licenziato.

A fine stagione Shearer fu silurato davvero e Viduka rescisse il suo contratto, come gli uomini d’onore. Aveva una faccia simpatica e un sorriso da centralinista, nei vari PES gli ho sempre voluto un gran bene.

--

--

Massimiliano Chirico
Crampi Sportivi

Da piccolo avrei voluto fare hockey su ghiaccio ma vai a spiegarglielo a mio padre. Oggi la mia vita sarebbe diversa.