Forse è arrivato Godot

Crampi Sportivi
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6 min readNov 8, 2016

In principio c’era “The Process”.

Una landa ferma cestisticamente come la Philadelphia senza piú il suo Masaniello Allen Iverson, per iniziare la ricostruzione, assume come general manager nel 2013 Sam Hinkie.
La strategia del dirigente si rivela estrema: egli decide infatti che il tanking diventa sistematico e che le stagioni deludenti si susseguiranno in nome della ricerca di tante scelte da cui pescare i fenomeni del futuro; percorso da ripetere finchè non si allineino i pianeti e in maglia 76ers non si ritrovi un gruppo d’assi pronto a dominare la NBA per anni.

Per una visione sportiva che tende al massimo raggiungibile, così come diceva Archimede, la prima parte prevede però una profonda discesa: sconfitte in serie, rapida ridefinizione come barzelletta della Lega per la franchigia di Philadelphia.
La quale intanto acquisisce prima dal draft 2013 Nerlens Noel, da infortunato (che sará mai l’attesa di un anno di convalescenza nell’arco temporale del processo?), poi Carter-Williams (per poi scaricarlo, in cambio di nuove scelte, accorgendosi di quanto fossero fatui i fuochi dell’anno d’esordio), oltre al prospetto croato Dario Saric e a KJ McDaniels (anche quest’ultimo già mandato via in cambio di una ulteriore scelta futura) in quello 2014 con scelte minori.

Nell’anno 2014 però l’occasione è grande; il draft è ricco, è quello pieno di stelle, con tre giocatori che sembrano essere campioni dal futuro assicurato: la guardia Andrew Wiggins, l’ala Jabari Parker, il centro Joel Embiid.

Le speculazioni su quale sia il migliore dei 3 vedono alternarsi il favorito alla prima chiamata assoluta, finchè le carte non vengono mescolate dall’infortunio accaduto al terzo, il quale fa piombare l’incertezza sulle condizioni future del ragazzo.

Arriva la serata del draft; ovviamente Philadelphia ha una scelta alta, seleziona alla numero 3.
Andrew Wiggins viene selezionato come primo in assoluto, Jabari Parker come secondo.

Al suo turno, Sam Hinkie non ci pensa due volte, seleziona Embiid con tutto il fardello delle perplessità sulle condizioni fisiche… tanto come per Noel, con il Process non c’è fretta, no?

D’altro canto, la fretta non c’è mai stata per il ragazzone proveniente dal Camerun; all’inizio Joel giocava a calcio e pallavolo, e solo la partecipazione al camp organizzato nella sua nazione nativa da Luc Mbah a Moute, già professionista in NBA di livello mediocre, nel novembre 2011, ha portato alla luce le sue qualità.
Sempre accompagnato dal suo mentore il ragazzo è quindi sbarcato negli USA, giocando nella medesima high school del suo scopritore, per poi passare all’università due stagioni dopo e rendersi eleggibile al draft del 2014. Al quale, giova ricordare, senza particolare rapidità, reagisce in questo modo:

Però stavolta, nonostante l’ingaggio da parte dei 76ers a sua ulteriore protezione dello stesso Mbah a Moute, il ragazzo è lento. Il recupero dall’infortunio non è facile, Philadelphia posticipa il suo esordio durante la stagione fino a che questa finisce, naturalmente, infarcita di sconfitte e l’appuntamento con il campo di Joel viene rinviato alla stagione successiva.

In compenso, Embiid si diverte tanto fuori dal campo sui social: l’account Twitter di cui dispone è un’autentica bomba a mano, sono tanto rade le notizie sui progressi sulle sue condizioni quanto copiosi i cinguettii del ragazzo.

L’inizio è emblematico: l’estate 2014 è quella in cui a ritrovarsi con il contratto scaduto è il Re Lebron James. E’ chiaro come tutti i team NBA sarebbero disposti a far carte false per averlo in squadra; la proposta dal nostro Joel di approdare nella peggiore franchigia della Lega arriva… via twitter.

Ovviamente nessuna risposta da parte di Lebron, e lì Embiid:

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Con l’amara riflessione finale:

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E qualche risentimento nei confronti del team scelto da Lebron James, i Cleveland Cavs:

https://twitter.com/JoelEmbiid/status/487657277323620352

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è il turno di Rihanna, che non dimentica di citare (e fotomontaggiare) per una liason mai accaduta nella realtà ma solo sul suo feed, comprensiva di hashtag della coppia #Johanna:

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[embed]https://twitter.com/JoelEmbiid/status/492791391265644544[/embed]

(citazione per la hit “Started from the bottom” firmata da Drake, sempre presente in prima fila per le gare NBA di suoi Toronto Raptors)

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Mentre l’altra passione è quella dei videogiochi:

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(Cavaliers sempre malvisti per lo sgarro Lebron)

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(Rihanna sempre presente)

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Non si disdegnano infine gli altri sport:

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E neanche la cultura:

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Chissà se sul parquet dimostrerà la metà del talento… con un anno sportivo di ritardo lo si vedrà finalmente all’opera, di fianco tra l’altro al recuperato Nerlens Noel per il primo assaggio dello sviluppo tanto paventato dai 76ers!

Anzi… no. Altra operazione causa recupero imperfetto, e già a luglio 2015 arriva l’annuncio gelante di Hinkie: Embiid salterà interamente anche la stagione 2015/2016.

Solo qualche giorno prima, a fine giugno, con un’altra scelta numero 3 assoluta i 76ers avevano scelto a sorpresa un altro lungo, Jahlil Okafor, aumentando lo scetticismo su Embiid vista la parità di ruolo.
E a proposito, proprio Joel non riesce a esimersi dal commentarla.

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La squadra comunque è un totale work in progress, avviata ad inanellare sconfitte in serie per continuare a scegliere in alto nel draft 2016: pare ci sia un nuovo meraviglioso prospetto, l’australiano Ben Simmons, da accaparrarsi assolutamente con la prima scelta assoluta.

Tuttavia, non sarà più Sam Hinkie ad essere responsabile di questa scelta: l’NBA affianca al visionario general manager i componenti di una famiglia di fiducia, la Colangelo tanto cara all’establishment, affinchè possano formalmente “dare una mano” alla franchigia e che finiscono invece per dare un calcio al machiavellico Sam fuori dalla porta del front office della società.

Intanto, così come nel romanzo di Beckett, una landa disperata resta in perpetua e sempre piú disillusa attesa dell’arrivo pure in campo di Joel, ormai semidimenticato in proiezione dell’arrivo dell’oceanico, puntualmente giunto l’estate dopo un’altra annata di lacrime e sangue sportive (e già infortunato).

All’inizio della stagione comunque Joel viene finalmente dichiarato abile al gioco e in un video di un breve allenamento diffuso, a cui danno peso in pochi, sembra anche essere forse non malissimo.

Le genialate in compenso sono già un marchio di fabbrica.
Ricordate l’intervento per cercare l’ingaggio del free agent Lebron James? Ecco, ora in scadenza c’è Kevin Durant:

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Mentre tutto il mondo resta convinto che Lebron ai 76ers non ha pensato neanche un pò, per Joel si aggiunge ora l’autoironia sulla sua discesa in campo:

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Il 26 ottobre 2016 comunque Joel è all’esordio, nel quale assume autonomamente il soprannome di “The Process”, non stupendo neanche per questa uscita.

Ecco, finalmente Godot si palesa.
E, sotto minutaggi limitati, con buona parte della squadra ancora carente, esordio da 20 punti, 7 rimbalzi e 2 stoppate.

Philadelphia nel match con Atlanta può assistere allo showoff del camerunense: capacitá di partire frontalmente palla in mano mostrata nel repertorio, sempre meno comune per un ragazzo di quella stazza.

Beh, Joel è bravo.

Per non parlare di questo movimento, un celeberrimo Dream Shake:

Accident, Joel è bravissimo.

Il pubblico della Città dell’Amore Fraterno manifesta i primi segnali d’innamoramento nella terza, contro Orlando: addirittura nel Wells Fargo Center dopo anni riecheggia un coro “MVP — MVP”. Pure il raggio di tiro del ragazzo effettivamente sembra bello esteso.

Se resta integro fisicamente, Joel è un fenomeno.

Allora, la prestazione coi campioni in carica: Philadelphia perde di un punto (per i miracoli ancora non si è attrezzati), ma il ragazzo, mostrando le doti da intimidatore difensivo, si fa notare addirittura sul Re della Lega, King Lebron James (la stoppata sarebbe irregolare per il tocco del tabellone, ma…):

Caspita, ci sbilanciamo: Joel potrebbe addirittura lasciare un segno indelebile nella Lega.

Certo, incontrare buone franchigie non aiuta i 76ers nel collezionare risultati, ma il gioco di piedi del ragazzo, è una poesia per la sua fluidità:

Insomma, Joel — in una linea temporale futura in cui tutto fila liscio — potrebbe anche rivelarsi la reincarnazione del centro africano per eccellenza, l’immenso Hakeem Olajuwon (studiato su Youtube nelle nottate fuori dal campo delle scorse stagioni).

Per questa e per le prossime stagioni cestistiche, in una lega che ha appena salutato il trittico di leggende Tim Duncan, Kobe Bryant e Kevin Garnett (senza contare il definitivo ritiro di Ray Allen), scegliete voi gli idoli da seguire; per quanto mi riguarda, so dove riporre le speranze di vedere altre giocate funamboliche ed altri momenti emozionanti… #TrustTheProcess.

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