Full Metal Jack

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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4 min readJan 8, 2016

«Se si chiamasse Giaccherinho sarebbe molto più considerato»; questo ebbe modo di dire Antonio Conte quando annoverava tra i suoi giocatori alla Juventus Emanuele Giaccherini. Nato a Talla, nella provincia aretina, e oramai trentenne, il “Messi di Talla” come anche è stato soprannominato, sembra essersi preso sulle spalle il peso di una squadra che con lui (e con il nuovo allenatore Donadoni) è rinata. È sempre giusto ricordare che dalla fine di ottobre, cioè dall’insediamento di Donadoni, il Bologna ha perso solo due partite vincendo o pareggiando tutte le altre, svettando su tutte la vittoria contro il Napoli e il funambolico pareggio con la Roma.

C’è da dire che è tutto il tridente del Bologna a funzionare, con un Destro, di cui abbiamo già parlato, tornato in forma smagliante e deciso a conquistarsi un posto per l’Europeo, un Mounier che riesce sempre più a muovere le acque durante le partite e appunto Giaccherini che lavora molto come sempre ma che, a differenza che con la Juventus per dire, arriva frequentemente alla conclusione e soprattutto segna gol pesanti e sforna assist preziosi. Un giocatore modesto, a cui sta a cuore per prima cosa il bene della squadra, come ha sottolineato ieri ai microfoni di Sky: «Dal punto di vista realizzativo stanno andando molto bene le cose per me: ho una buona media realizzativa. La cosa più importante non sono i gol, però; quello che voglio è dare il massimo contributo alla squadra e ai miei compagni».

Non arrivava assecondato dai migliori auspici il centrocampista jolly aretino: dopo l’importante esperienza bianconera, su cui torneremo tra poco, con la maglia del Sunderland non era mai riuscito a fare la differenza ed entrare nella giusta maniera all’interno dei meccanismi dei Black Cats. Nell’arco dei due anni trascorsi a Sunderland, non è mai riuscito a trovare la continuità di cui un giocatore come lui necessita come il pane. O almeno ci è in parte riuscito nella prima stagione dove il Sunderland anche grazie alle sue prestazioni è riuscito a salvarsi, ma non nella seconda, complice anche un fastidioso infortunio alla caviglia che lo ha tenuto lontano dal campo quasi per tutta la stagione. Eppure il colpo messo a segno quest’estate dal Bologna è stato uno di quelli che ha subito avuto il favore dei tifosi.

Si tratta di un giocatore che, per quanto comprimario ai tempi della Juve, aveva sempre mostrato il suo impegno e la sua grinta; di un giocatore nel giro della Nazionale e che davvero può essere utilizzato in molte posizioni. Quella della carriera di Giaccherini potrebbe essere veramente una di quelle favole che contribuiscono a rendere affascinante il mondo del calcio anche per un cinico: partito dalla provincia casentina di Bibbiena, è stato protagonista del Cesena in serie B, della sua gloriosa promozione e della prima stagione nella massima serie; celebre la partita Cesena — Milan, vero highlight di una stagione, luogo di nascita di quel soprannome, Giaccherinho, proprio in contrasto con l’altro -inho, quello del Milan:

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Poi la Juve, la grande sposa che sancisce spesso il successo, anche per uno come lui, sempre a lavorare, sempre modesto, senza mai sbandierare nulla se non mostrare il frutto del lavoro sul campo. E sarà anche per questo che Conte lo ha sempre ammirato e se lo è sempre tenuto stretto, il fiero Full Metal Jack, soldato di prim’ordine sotto il sergente maggiore Hartman di Lecce. Poi è arrivato il trasferimento in Inghilterra, come detto, e il ritorno a Bologna, anche per conquistarsi più da vicino una maglia per l’Europeo e convincere Conte ad inserirlo nella agognata lista.

Ieri contro il Milan è stata una di quelle partite che magari non sono la convinzione definitiva, ma che comunque aiutano a convincere. Partita giocata a tutto campo dal Giak, sempre pronto in copertura e nelle ripartenze, con l’unica pecca forse in un’occasione malgestita davanti a Donnarumma dove, complice non solo il sano egoismo da realizzatore, ma anche la stanchezza, ha calciato alto anziché aprire per Destro che si sarebbe trovato in perfetta posizione. Ma si trattava di una di quelle partite in cui sai che qualcosa accadrà e che non finirà 0 a 0. E infatti, dopo una azione molto ben costruita e passata tra i piedi di tutti i centrocampisti rossoblù, è l’altro folletto Mounier a disegnare una cross perfetto sul secondo palo che Giaccherini, con grande tecnica e freddezza, addomestica e al volo conclude sotto le gambe dell’incolpevole Donnarumma:

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Il gol partita, quello che lancia il Bologna ad una media punti da Champions League e che punisce un Milan forse troppo sprecone, ma comunque insicuro e spaesato in campo. Nel dopo-partita gli è stato chiesto proprio della Nazionale ma Giaccherinho, quasi schernendosi, ha detto: «Il mio pensiero è rivolto ora al Bologna. Mister Conte mi ha allenato due anni alla Juve ed è a conoscenza di cosa posso dare alla squadra. Io penso solo a dare il massimo ogni domenica, poi decide il CT chi convocare». Deciderà il CT, ma c’è da essere sicuri che al momento il suo nome frulli continuamente nella testa di Conte.

Matteo Moca

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