I gemelli del destino

Marco A. Munno
Crampi Sportivi
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3 min readJun 30, 2017

Nel segno del destino, fan due bimbi capolino

L’inizio degli anni ’90 portò nella società il modem a 56k, la costituzione dell’Unione Europea, le cose divertenti che potevi fare con Crystal Ball, i Power Rangers e i natali a talento sportivo cristallino a tinte tricolori.

Le origini familiari del portento sono particolari rispetto alla media; non è questa caratteristica a forzarne il riconoscimento, ma le stellari potenzialità sono quelle che ne hanno determinato l’inevitabile etichetta affibbiata di predestinato.

D’altro canto, il campo conferma le attese già durante il percorso giovanile: a conclusione di questo, quando i ragazzini sono ai primi contatti con l’approdo in prima squadra, qui l’ingresso coi grandi è speciale, direttamente col tappeto rosso adatto alle superbe capacità già pronte a misurarsi alla pari con quelle dei grandi.

Questi splendidi bebé han davanti a sé un difficile cammino

Anche l’intero contesto per le esibizioni è quello più cool: Milano, la città dell’alta moda e dei grandi affari, in pratica il miglior luogo per mostrare la propria stoffa e quante fortune possa generare per una squadra un golden boy di questa portata.

Non c’è Juventus che resista.

La platea è abituata ad alti standard e, quando passa un campione in erba, non resta certo indifferente. Con la fame di trionfi mai soddisfatta fino in fondo, i primi successi ottenuti con le giocate del nuovo campioncino lo trasformano in novello Messia per il pubblico meneghino vorace di successi nella lega nazionale e nella ricerca del Santo Graal del dominio continentale, memoria ormai sopita nel tempo per lo sport milanese.

…e anche nell’intero continente è difficile opporsi.

Un ambiente di questo tipo ne ha viste tante e quando alle giocate sopraffine e agli sprazzi decisivi di classe si affiancano atteggiamenti non eccellenti, l’atteggiamento generale cambia. Quella faccia un po’ così quando arriva una sostituzione, quella giocata personale preferita a una rinuncia per favorire un altro compagno; quel sacrificio non fatto quando al fioretto del talento va affiancata la sciabola dell’abnegazione possono trasformare per quel pubblico il predestinato in ragazzino bisbetico, il campione vero in una montatura, l’uomo in più in un peso.

Più si va giù, più si ritorna su

La portata del talento comunque è tale da essere un fattore ben oltre la dimensione di club, ma anche in ottica nazionale: l’idea è quella di farne il fulcro su cui costruire la rappresentativa azzurra dei prossimi tre lustri, ma con quelle doti dal contributo decisivo sin da subito.

Le giocate decisive…

Visibilità più ampia rispetto alla vetrina cittadina porta a lodi maggiori e anche critiche più pesanti: essere fondamenti di un intero movimento implica pesi maggiori in tutte le valutazioni, quelle positive e quelle negative.

…e le forzature egoiste.

Com’è lunga questa strada, dove porterà?

È in questo climax di eventi che il rapporto col club si logora, che l’imponderabile separazione diventa invece una concreta risoluzione: se l’atleta ha un gran peso in campo, quando la situazione precipita il botto è fragoroso. E trovare una situazione in cui ci sia spazio confortevole per un total package così abbondante non è cosa semplice: avere le capacità da numero uno impone la produzione di un rendimento da numero uno, essere solo un comprimario non è possibile.

Impossibile essere un semplice comprimario

Il tempo tutto intorno però non si cristallizza, continua a scorrere e quello è un avversario che non si batte, qualsiasi sia il talento di cui si disponga. Il bimbo diventa giovane, il potenziale diventa una ricerca di continuità, la promessa è al crocevia per mutare in fallimento o esplosione definitiva. In sintesi possiamo riassumere con un “niente è perduto”, ma a questa definizione della situazione attuale si lega indissolubile la precisazione “ancora per poco”.

Sfruttamento o spreco del proprio talento?

Di chi si parla: Mario Balotelli o Alessandro Gentile?

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Marco A. Munno
Crampi Sportivi

Pensa troppo e allora scrive. Soprattutto di pallacanestro.