Già pronto?

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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6 min readDec 4, 2015

Il 26 giugno 2015 Kristaps Porzingis (Kristaps Porziņģis per i pignoli) viene selezionato come quarta scelta assoluta al Draft NBA 2015 dai New York Knicks. Lo svolgimento dello stesso draft nella città di New York sposta ogni volta l’attenzione sulla scelta dei Knicks essendo praticamente l’unica ad avere un feedback diretto da parte dei tifosi. Al momento della scelta del lettone, la platea Knickebokers ha sonoramente giudicato la scelta (guardare il video sotto). Questo non solo ha creato una strana aurea intorno al personaggio Porzingis, ma ha anche scatenato le bocche da fuoco dei social network riguardo la reazione dei tifosi dei Knicks stessi o, più precisamente, delle mascotte dei Knicks.

A 0:38 c’è un bambino che piange. PIANGE.

È utile chiedersi il perché di tutta questa attenzione generata attorno ad una fetta di follower NBA, utile a vendere cappellini e magliette, ma probabilmente avulsa da un contesto di giudizio obbiettivo di fronte al classico “oggetto non identificato”. E però una certa perplessità era più che normale da tutta quella parte del tifo Knicks (me compreso) non addetta ai lavori e quindi propensa a giudicare negativamente una scelta lontana dai canoni NBA (o che altre volte non ha pagato), ma più che per un’arroganza, imprudenza e ignoranza latente e per un comunissimo spirito di scaramanzia verso la propria squadra.

Subito dopo il Draft ho commesso il classico peccato del tifoso di cercare dei video di Porzingis su Youtube, ma l’ho fatto consapevole del fatto che volendo avrei trovato qualcosa di oltremodo interessante anche su Marquis Daniels. In ogni caso, la prima impressione è stata quella di un giocatore fisicamente inadatto alla NBA, tecnicamente rivedibile, eppure sono stato molto contento; nella frazione della sua carriera fruibile su internet si nota una facilità nel leggere il gioco davvero notevole e fuori dal comune, ed è questo — insieme ad un numero di centimetri addosso che non guasta mai — a dare la misura delle sue potenzialità al tifoso schiavo di youtube. In una lega in cui i miglioramenti fisici e tecnici sono il pane, visione di gioco e centimetri sono una benedizione. A dirla tutta in me aleggiava lo spettro dell’eventuale delusione di Porzingis nell’anno da rookie, il predominio dell’impazienza, lo scambio e le fortune di un’altra franchigia. Ma questi sono soltanto miei deliri.

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Un modo per farsi un idea del Porzingis pre NBA.

Impattare

Il gioco di Kristaps Porzingis, ribattezzato “Zinger” (e non solo), parte a livello psicologico, il lettone odia riposare perché non accetta che mentre lo fa, qualcuno altrove si stia allenando (questa è chiamata anche malattia di Kobe Bryant); ci tiene a dimostrare che la sua provenienza europea non risulti un aggravante nell’impatto al gioco statunitense ma, allo stesso tempo, mantiene una concentrazione, in campo e fuori, che può tradire la sua età. Durante i suoi anni a Siviglia non è riuscito ad accettare l’idea che di domenica non si potesse accedere a pratiche d’allenamento e che nessuno fosse interessato a rimanere più del dovuto sul campo d’allenamento. È esaltato dall’idea di poter usufruire della palestra e del campo da gioco a qualsiasi ora, dove in Europa questa possibilità non è pervenuta appunto.

A 20 anni è un lavoratore incredibile e per quanto tale caratteristica in verità non dovrebbe essere un’eccezione da esaltare, in NBA sappiamo quanto questo fattore sia tutt’altro che scontato e che, nello specifico del lettone, tale impegno può risultare ancor più difficile da portare a compimento a causa dell’ambiente generato nei New York Knicks nelle ultime due stagioni, nel quale all’interno dello spogliatoio pesa l’assenza di una figura di riferimento con una certa esperienza alle spalle.

Il nostro per adesso è secondo tra i rookie per fattore Plus/minus e secondo per Player Efficiency, l’unico a stargli sopra in questa classifica è anche l’unico giocatore che, proiettando ciò che abbiamo visto finora in 82 partite, potrebbe soffiargli il titolo di matricola dell’anno: ovviamente si parla di Karl Anthony-Towns; ed è all’interno di tale analisi che risulta doveroso sottolineare la differenza della situazione nel quale i due rookie si sono trovati all’approccio in questa lega: l’ex Kentucky condivide lo spogliatoio con una delle più grandi figure della NBA in fatto di personalità ed esperienza degli ultimi anni, giocatore che oltretutto è stato un magistrale interprete dello stesso ruolo di Anthony-Towns.

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A New York, invece, negli ultimi due anni si è creato un fattore oblio che ha ingoiato sia giocatori la cui crescita tecnica era pressoché consolidata a scanso di un approccio mentale rivedibile (No, J.R., non sto parlando certo di te) sia giocatori indisciplinati in applicazione sul campo e tatticamente acerbi, come Tim Hardaway Jr., le cui potenzialità sono state messe in discussione forse troppe volte. Porzingis, ovviamente, non è affatto un giocatore completo, da nessun punto di vista, il suo punto forte, tuttavia, è sicuramente il cercare motivazione solo e soltanto in se stesso: senza rancori, senza paragoni, senza muso duro e con grandissima tranquillità; tranquillità che ai Knicks manca da circa 3 stagioni.

“Bazzecole”, si potrebbe pensare, se ci si sofferma nel ricordare che Zinger per ambientarsi in Spagna ha dovuto superare grosse difficoltà di lingua (oggi invece il suo inglese non risente di troppi difetti), di clima e soprattutto l’anemia che gli fu diagnosticata, sconfitta grazie ad un nutrizionista. Invece l’impressione è che tale giocatore stia, molto gradatamente, cambiando l’approccio al gioco di un’intera squadra esercitando il comune fattore del “migliora chi ha affianco”.

Come Kristaps, solo Kristaps

A vederlo Porzingis non sembra un giocatore spettacolare: è smilzo, non di bell’aspetto, non ha tatuaggi e le sue esultanze non lasciano trasparire il classico culto coreografico di molti giocatori, inoltre il suo rilascio è piuttosto lento ed i suoi canestri non sono quasi mai particolarmente “belli”; tuttavia, ad un’analisi un po’ più approfondita, è facile capire come abbia un’abilità nel capire ciò che sta avvenendo attorno a sé sui due lati del campo (specialmente sul lato debole offensivamente e senza palla tra le mani) che è fuori dal comune per una matricola e che rappresenta un’eccezione all’interno dello stesso roster dei New York Knicks. Squadra che nelle ultime stagioni ha patito l’assenza di un giocatore che coniugasse così bene la lettura dei movimenti offensivi con quella tecnica e quei mezzi atletici, così come hanno patito, nella scorsa stagione, l’assenza di un giocatore che avesse quel giusto tempismo a rimbalzo e quella giusta lettura del tempo negli interventi difensivi, dalla partenza di Tyson Chandler verso la ridente Dallas. Al di là di questi mezzi, il n°6 dei Knicks non ha mai paura sul campo da gioco, a testimonianza di questo basti vedere il finale della prima partita giocata contro gli Charlotte Hornets.

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Perché questo canestro vale lo stesso, il risultato è solo un accidente.

Ecco un esempio del QI cestistico di Porzingis:

Qui taglia precisamente alle spalle di Cody Zeller, riceve un passaggio nel pitturato difficile da gestire e dimostrando una ricezione ed un controllo ottimali riesce a segnare.
Ciò che stupisce di Kristaps Porzingis, dunque, è la tendenza ad assecondare sempre in modo corretto la percezione di cosa egli debba fare in un istante infinitamente preciso dell’azione. Porzingis è già un ottimo giocatore di basket non solo e non tanto per quello che mette in mostra ma per i margini di miglioramento che si riescono a denotare guardandolo giocare; assodato che fisicamente non ha avuto problemi a reggere l’urto della NBA, l’ultimo tassello da inserire è la pressione mediatica: a differenza di molti sportivi di giovane età, il lettone sembra trovarsi a suo agio — per quanto i suoi limiti lo permettano — nelle situazioni più intricate da risolvere, sia per quanto concerne il campo, sia per quanto concerne la “gestione” di tifosi e mass media; è questo che fa di lui un giocatore estremamente più “pronto” (perché non c’è aggettivo migliore) di quanto chiunque, salvo probabilmente un certo signore canuto e occhialuto, avesse mai potuto immaginare.

https://www.youtube.com/watch?v=Q2cZG3TgSJY

Questo, invece, è ciò che si dovrebbe comprendere: Zinger è stato accostato ad un moltitudine pressoché infinita di giocatori, riprendere dallo stipo e spolverare la frase “Uno così non si è mai visto” può soddisfare i palati più pretenziosi e sofisti ma è altrettanto sbagliato agevolare l’accrescimento della voglia di incasellare a tutti i costi un giocatore con meno di 20 partite NBA alle spalle in qualcosa-che-conosciamo. Molto semplicemente, il trucco per apprezzare Kristaps Porzingis è aspettare e vedere cos’altro riuscirà a dimostrarci nel tempo, poiché uno così magari è stato visto, ma oggi, in questo momento, come Porzingis, c’è soltanto Porzingis.

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