Giovanni Parisi, un calabrese a Seoul

Crampi Sportivi
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3 min readJul 19, 2016

La leggenda di Giovanni Parisi nasce quasi per caso a Seoul nel 1988. Il giovane pugile calabrese non sarebbe dovuto partire per quella spedizione olimpica, la sua chiamata arriva a seguito del forfait di un altro atleta azzurro. L’allenatore sceglie di farlo gareggiare nei pesi piuma nonostante Parisi sia naturalmente un peso leggero e debba fare enormi sacrifici per rientrare nel peso. Quasi per tutti la sua convocazione è utile solo a fare numero, perfino il suo allenatore sull’aereo che li porta in Corea gli chiede di cambiare posto per lasciare il sedile accanto al suo al più quotato Nardiello. Tutti lo danno per spacciato, ma Giovanni ha idee ben diverse.

Se la convocazione all’ultimo minuto e il repentino cambio di peso non bastassero, la dea bendata si gira ancora una volta dall’altra parte e al secondo incontro para davanti all’allora ventenne Parisi il campione europeo Kazarian, potente pugile russo dato da tutti come favorito per la competizione.

Giovanni non mostra alcun timore sul quadrato, a dispetto dei pronostici tiene il ring in maniera sorprendente senza mai concedere il centro. Atterra per ben due volte Kazarian con due ganci destri che potremmo definire senza ritorno. Quello che stupisce è proprio questo: Parisi ha piena fiducia nei propri mezzi, i colpi che porta sono a botta sicura, non prevedono altra fine se non il knock down dell’avversario, non c’è strategia difensiva, non c’è piano b.

La finale olimpica contro Dimitrescu è l’apoteosi della favola di Parisi. Il rumeno l’aveva battuto un anno e mezzo prima ma Giovanni non fa una piega e il pugno invisibile con cui atterra Dimitrescu è il manifesto di quello che sarà il proseguio della sua carriera. Il gancio sinistro che conclude il match è veloce, potente e dal pubblico soltanto supposto, nemmeno numerosi replay riusciranno a dare giustizia a quel colpo. Un flash che illumina la mattina coreana e consegna Giovanni alla leggenda.

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Parisi rappresenta il perfetto esempio di cosa le Olimpiadi significhino per il pugilato, una vetrina dove giovani dilettanti possono combattere, non tanto per i soldi quanto per mettersi in mostra davanti al mondo e per la gloria di quella medaglia ambita da molti ma indossata da pochi. Proprio così Giovanni si riscattò da una gioventù di sofferenze vissuta prima a Vibo Valentia e poi a Voghera, senza un padre e con la madre, Carmela, come unico faro nella buia notte della provincia italiana fino alla sua dipartita poco prima dell’avventura coreana.

Il suo stile di combattimento gli varrà il soprannome di Flash e una brillante carriera anche nei professionisti. I titoli di campione italiano lo affermano a livello nazionale ma Parisi non si fermerà lì, arriva a conquistare un primo titolo mondiale nei pesi leggeri. Dopo la gloria in patria il giovane talento italiano troverà fortuna anche negli Stati Uniti, cosa non comune per i pugili nostrani, fino alla sconfitta con la leggenda della boxe messicana, Julio Cesar Chavez. Giovanni però non è tipo da perdersi d’animo e dopo la delusione a stelle e strisce vincerà un altro titolo mondiale in un’altra categoria di peso, come solo il mitico Nino Benvenuti era riuscito a fare prima di lui.

Parisi non è mai stato un ragazzo qualunque, la vita gli ha messo di fronte ogni sorta di difficoltà, ma non ha mai smesso di credere nelle sue potenzialità e con sacrificio e tanto tanto lavoro è arrivato dove nessuno credeva potesse arrivare. Giovanni ha segnato un’epoca nella boxe, ha combattuto negli Stati Uniti contro i grandi dell’epoca e ha fatto tutto questo con la stessa semplice caparbietà che lo portò sul gradino più alto del podio di Seoul.

La fiamma di Giovanni Parisi purtroppo si è spenta troppo presto, a soli 38 anni è incorso in un incidente fatale mentre tornava dalla palestra di Voghera. La sua morte ha lasciato piena di tristezza tutta la comunità pugilistica italiana e, grazie alla medaglia di Seoul, anche quella mondiale.

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Lorenzo Ucchino — Dopo aver provato una miriade di sport capisce che è più bravo a guardarli che a praticarli. Adesso prova a scriverne sul suo blog cercando fortuna nell’editoria online.

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