Tifare Girona è un continuo lunedì mattina

Gianmarco Lotti
Crampi Sportivi
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8 min readJun 6, 2017
L’immagine di copertina del Girona FC su Facebook. Il template della maglia si trova anche all’outlet

Due italiani su tre conoscono Girona perché credono di essere a Barcellona. Comprano i biglietti dell’aereo per viaggi a Lloret de Mar o a Barcellona stessa e si ritrovano in questo aeroporto in mezzo a uno svincolo autostradale e in una zona dove non sembra esserci niente. Poi ovviamente si accorgono che Barcellona è da un’altra parte e, magari, se è notte fonda, decidono di pernottare a Girona. Non si sa se l’amministrazione comunale di Girona abbia mai devoluto parte del ricavato delle strutture ricettive a Ryanair, ma nemmeno ci interessa.

Il punto è che Girona — questo è il nome catalano, sovente viene chiamata Gerona, in castigliano — viene visto come un punto di passaggio, scartata a priori da turisti che pensano ai locali sulle ramblas o sul litorale catalano, che pullula di pisani, napoletani e torinesi, ma di catalano ha ben poco. Se non fosse che al mondo d’oggi tutto è sottovalutato, si potrebbe dire che Girona è sottovalutata. Perché Girona è una bellissima città, così come i suoi dintorni, aeroporti esclusi. Le case sull’Onyar sono a metà tra Comacchio e il Ponte Vecchio, il centro storico ha rimandi arabi e romani, nonché certi edifici liberty che rendono Girona una delle mete più belle della Catalogna. Tuttavia, i gironines sono destinati a essere ricordati come scalo, purtroppo per loro. Una minimizzazione dolorosa che si ripercuote in quasi nessun aspetto della vita quotidiana di Girona, se non in uno: il calcio.

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Tifare il Girona Futbol Club è uno degli atti d’amore più difficili che un appassionato di calcio possa mai mettere in pratica. Prima di tutto, il Girona FC non è mai salito in Primera Division. Seconda cosa, così come la città anche la squadra viene vista sempre con indifferenza e costantemente sottostimata. Infine, il Girona FC è senza ombra di dubbio la squadra che ha subito le batoste più clamorose del calcio europeo negli ultimi anni. Però, nel farlo, è sempre stato accompagnato da una sorta di paternalismo, quasi di pena da parte degli altri appassionati. Forse perché si sono affacciati al grande calcio relativamente da poco, forse perché essere sottovalutati è insito nella storia di Girona.

L’auto-commiserazione nel calcio è sovrana. Spesso i tifosi della Roma si lamentano perché non vedono vincere da anni un trofeo alla propria squadra. Quelli del Tottenham, salvo poche eccezioni, fanno altrettanto. I tifosi dell’Arsenal, esigenti come non mai, ucciderebbero Wenger pur di un nuovo titolo in Premier. Dello Schalke 04 e del Bayer Leverkusen meglio non parlare. Addirittura il Bayern Monaco ha avuto una pessima fama a causa delle finali di Champions League perse o sfumate in malo modo. E questo è niente in confronto al Girona: un fallimento sventato, due finali di playoff perse, una promozione buttata via all’ultimo minuto dell’ultima di campionato, una rimonta in semifinale playoff al cui confronto Barcellona-PSG è un bug di Football Manager. Tutto ciò in cinque anni.

Capirete anche voi perché fino a domenica, a due giornate dalla fine della Segunda Division 2016–17, di fronte al Girona secondo in classifica a più cinque sul Getafe terzo, aleggiasse ancora un po’ di scetticismo al Municipal de Montilivi. Nelle tre domeniche precedenti il Girona ha avuto tre match-ball, tutti e tre falliti. Poi è arrivato il Saragozza, l’odiato Saragozza, il nemico Saragozza, ed è bastato un pareggio a reti bianche. Se anche questa metafora non fosse stata martoriata dai social network, si potrebbe affermare che tifare Girona è come vivere in un continuo lunedì mattina: alle spalle i fasti di un weekend divertentissimo, davanti invece la sveglia alle 6.30 e il ritorno a lavoro. O almeno, tutto questo fino alla giornata di ieri. Ma andiamo per gradi.

Tornato in Segunda Division nel 2008 dopo 49 anni di assenza, il Girona ha da subito mostrato una situazione finanziaria poco invidiabile. I tifosi, sulle ali dell’entusiasmo, sognavano la prima promozione in Liga nella loro storia, ma la realtà li riportò a terra. Josep Rofes non ce la faceva a mantenere il club e quindi fu costretto a una cessione nel 2010, il compratore fu il signor Josep Delgado assieme a Ramon Vilaró e a Joaquim Boadas. Sotto la loro guida, i biancorossi sfiorarono la promozione in due occasioni, finendo in ambedue i casi l’avventura ai playoff. Economicamente non andò bene: aumenti di capitale continui facevano da contraltare a bilanci terrificanti, che portarono nel 2013 a una situazione di concordato preventivo. Nel 2015, la luce: Delgado vende al gruppo TVSE Futbol e inizia una nuova era. Il bilancio sembra a posto e il pericolo fallimento è ormai lontano, ma nessuno dimentica le difficoltà tra il 2013 e il 2015. Qualcuno sembra aver dimenticato però un particolare del nuovo presidente, un presagio volontariamente sottaciuto. Il nuovo numero uno è Delfí Geli, ex giocatore di Girona e Atletico Madrid. E anche dell’Alaves, con cui sfiorò l’impresa in una finale di Coppa UEFA col Liverpool persa ai tempi supplementari per via del golden gol. Il punto del definitivo 5–4 lo mise a segno proprio Geli, con un’inzuccata nella propria porta.

A livello di campo, non sono stati anni brutti. Di sicuro non si possono definire indimenticabili, dato che, retorica a parte, ogni sconfitta è una cicatrice sulla pelle di un tifoso. E, di sconfitte, ne sono arrivate troppe negli ultimi tempi. La prima è la più dolce, c’è chi la ricorda come se fosse una ex fidanzata con cui si è divertito, ma che non ha davvero amato. Il Girona nel 2012–13 è sull’orlo del fallimento e parte con l’intenzione di salvarsi. Alla fine della stagione regolare si trova miracolosamente quarto, il 32enne tecnico Rubi passa da carneade a fenomeno: solo un 2–4 con lo Xerez a poche giornate dal termine priva la squadra di un sensazionale secondo posto. Ai playoff il Girona fa fuori l’Alcorcon e in finale trova il più quotato Almeria. Rubi e i suoi ci provano ma gli andalusi sono più forti: 0–1 a Montivili con gol di Dias, 0–3 in trasferta con doppio Dias e Aleix Vidal. Pazienza, è stato bello.

Pablo Machin è l’uomo giusto per tornare in Primera Division. Lo pensano i dirigenti del Girona, lo pensa la tifoseria tutta. A fine inverno 2014 prende il club dalla zona retrocessione e lo salva sia dalla Segunda B sia dall’imminente fallimento, perché una retrocessione avrebbe messo fine a tutte le velleità di sopravvivenza. La piazza è in estasi e il 2014–15 parte sotto i migliori auspici. Nel girone di andata Machin porta al primo posto il Girona, che ha un calo ma si riprende ad aprile quando supera lo Sporting Gijon e va in zona promozione.

“momenti belli che restano così, impressi nella mente

A 90' dalla fine del campionato, il Girona deve vincere contro il Lugo già salvo o comunque fare un risultato migliore o uguale al Gijon, impegnato a Siviglia col Betis già in Liga. Al Villamarin gli asturiani passeggiano 3–0, al Montivili a un minuto dalla fine il Girona sta vincendo uno a zero. Sugli spalti è tutto pronto per la festa, Plaza de Cataluña è già addobbata per la prima storica promozione in Liga. Sulla corsia di destra Aday perde un contrasto col terzino del Lugo che crossa e trova la testa di Caballero. Gol. Lo stadio si zittisce di colpo, i giocatori piangono. Nessuno sembra crederci, anche se manca un minuto. Il Girona si ributta avanti e segna, incredibilmente. Lejeune di testa fa 2–1, ma è fuorigioco, giusto. Il francese si contorce a terra, sono scene strazianti. Quando il portiere batte la punizione, il Montivili è svuotato, nessuno ha più voglia di niente.

Per descrivere la semifinale playoff col Saragozza servirebbe Frengo: fenomenologia dell’assurdo. Alla Romareda, il Girona va sul velluto e vince 3–0 con una doppietta di Mata e pure Lejeune ci mette lo zampino; stavolta è regolare. Tutto sembra lanciare il Girona verso la finale, ma ecco il lunedì mattina, sotto le mentite spoglie di una domenica pomeriggio. Willian José, Willian José, Cabrera, Fernandez. Al 70', il Saragozza è avanti 4–0. A un quarto d’ora dalla fine Aday accorcia ma non basta perché contano i gol in trasferta, non il miglior piazzamento. La fine dell’incubo potrebbe arrivare al 92' ma l’esito è più surreale di un’opera di Dalì, che pure è originario di Figueres, non molto lontano da Girona. Pere Pons, mediano dal nome buffo, ha la porta vuota davanti a sé in un contropiede che trascende la tattica moderna ma, ricevuta palla a un metro dalla porta, ciabatta fuori. Pacca sulla spalla ai gironistas, sarà per l’anno prossimo.

Guardate se all’aeroporto tra i milioni di italiani che sbarcano vi arriva un giocatore buono, eh eh eh.

Girona 1–4 Saragozza con i suoi why e i corrispettivi because

L’attaccante buono sbarca e si chiama Samuele Longo, ma non è ancora la sua ora. Perché in mezzo c’è il cambio di proprietà del Girona e un’altra pacca sulla spalla ai biancorossi e a Pablo Machin, uno che potrebbe diventare simpaticamente l’erede di Hector Cuper in quanto a sfiga, ma di cui tutta Girona si fida ciecamente. Il tecnico ha una squadra logorata dall’incubo della stagione precedente e sfiancata da un’estate di trattative, alla fine del girone di andata è 16°. Alla fine del girone di ritorno, sulle ali dell’entusiasmo e con un gioco spumeggiante, arriva addirittura 4°. E stavolta a Girona pensano che sia l’anno buono, in cui la sorte non ha voltato le spalle a nessuno. Ne sono tutti ancor più sicuri dopo la semifinale playoff col Cordoba. Al Nuevo Arcangel gli andalusi vincono 2–1, al ritorno è 3–1 per il Girona e stavolta la rimonta è catalana: il 2–1 è di Aday all’81', il gol decisivo lo segna Herrera alla fine dei supplementari. Il lunedì e la pacca sulla spalla arrivano in finale, doppia sconfitta con l’Osasuna e siamo punto e a capo.

Due finali di playoff perse, una promozione svanita all’ultimo minuto dell’ultima giornata e la rimonta più pazza nella storia della Segunda Division. Il Girona non è propriamente la squadra più fortunata del mondo, a voler usare un eufemismo. Fino a domenica 4 giugno, il Girona era secondo e attualmente in rosa ha quel Samuele Longo che in Italia non ha goduto di troppa stima, soprattutto perché ha giocato in squadre che poi sono sempre retrocesse. Longo segna e spera di poter cambiare l’opinione che il pubblico ha sia del suo gioco sia di quello del Girona. Pablo Machin è sempre alla guida e ha rodato un 3–4–2–1 capace di rendersi ancor più offensivo e diventare un 3–4–3 o 3–4–1–2 in ogni evenienza. Il Girona segna tantissimo ed è una delle squadre più divertenti della Serie B spagnola. Però nelle ultime giornate ha perso punti e al Montivili c’è già chi si rassegna a un copione già visto. L’eterna sottovalutazione, la pacca sulla spalla. I turisti italiani che continuano ad atterrare all’Aeroporto di Girona-Costa Brava e ad affollare Lloret de Mar e Barcellona. In Placa del Vi quasi nessuno, qualche olandese o inglese ogni tanto.

Poi, il lampo. Il cambiamento improvviso. Domenica 4 giugno 2017: Girona 0–0 Saragozza. Il Getafe quarto prende a schiaffi l’Almeria e si porta a meno tre. Un occhio agli scontri diretti: due a zero Girona al Coliseum Alfonso Perez, cinque a uno Girona al Montivili. Finalmente Plaza de Cataluña si ripopola, la festa bianca e rossa invade una città lasciata troppo spesso da parte e che il prossimo anno giocherà contro i campioni d’Europa. Lì magari ci sarà da soffrire, da pensare a quanto era meglio fare la voce grossa con Cadice e Numancia invece di prendere schiaffi da Barcellona e Real. Le famose pacche sulle spalle probabilmente abbonderanno. Come Girona è una meta di passaggio per molti avventori, forse la Liga sarà una meta di passaggio per il Girona. Ma almeno per una volta, una sola, il lunedì mattina non è suonata la sveglia.

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Gianmarco Lotti
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Nel 2010 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989 stilata da Don Balón - @calcionews24 @gonews_it