Gol e gesti notevoli, partite che non esistono, lezioni dai tedeschi e una nuova rubrica su Giovinco — CS S02 E26

Crampi Sportivi
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8 min readMar 2, 2015

Chievo vs Milan, la partita che non esiste

Lo spazio intorno al ChievoVerona che affronta il Milan — al Bentegodi, un sabato sera d’inverno — esiste solo in un libro di Gianni Celati: il freddo, la provincia veneta, Menez indolente dietro le punte, Birsa sulla fascia, tutto questo non esiste nella realtà.
Chievo Milan è una nonpartita, un qualcosa che definisce se stessa nell’assenza. Se provo a cercare i momenti salienti su youtube, ad esempio, succede questo:

La faccina triste è Chievo Milan

Anche internet nega l’esistenza di questa partita, semplicemente perché non c’è stata. Una partita dove la linea di passaggio principe è “Alex to Bocchetti” è fuori dalle coordinate della realtà che possiamo accettare, quella consolatoria dove se anche il sabato sera sei a casa solo e depresso puoi guardarti Chievo Milan per tirarti su.

Non fatevi ingannare dai 22 tiri, anche quelli non esistono

Volete una conferma di quello che sto dicendo? Riporto una conversazione tra me e i protagonisti di Matrix che guardavamo la partita in un bar:

“Inzaghi ha colpito la palla di tacco, benissimo”.
“Quanto bene, Bene bene?”, la ragazza non vuole sbagliarsi, cerca proprio la conferma al sospetto, che le è balenato nella mente. Ora tutti guardano Neo e attendono la sua risposta.
“Forse, non sono sicuro”.
“Switch, Eboc!” grida agitato Morpheus.
“Che succede?” chiede Neo, vedendo la preoccupazione crescere sul volto dei compagni.
“Un dejà vu” gli risponde Trinity “È un’imperfezione di Matrix, capita quando cambiano qualcosa”.
“Oh, mio Dio!” esclama dall’altro lato della linea Tank, che vede scorrere sul monitor le nuove serie di files.
“Di corsa!” urla Morpheus ai compagni, spingendoli su per le scale, mentre dal basso arriva il rumore cadenzato di parecchi uomini, che salgono di furia.
“Hanno interrotto la linea, è una trappola, uscite!” avverte Tank dall’auricolare, ma non fa in tempo a terminare la frase che una scarica di pallottole si abbatte mortalmente su uno di loro. Oh, noo, no!”

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Non ho mai saputo che Inzaghi “got it” da questo punto di vista.

Giocatori notevoli

Restiamo hardcore come Kamil Glik

Kamil Glik durante la trasferta a Bilbao, elegante come uno dei suoi tackle.

“Fanculo i radical chic, restiamo hardcore come Kamil Glik”, cantava Willie Peyote un anno e mezzo fa. Il buon Kamil-che-non-molla-mai non era ancora diventato il miglior difensore goleador d’Europa, ma occupava già un posto speciale nella già speciale mitologia del Torino Football Club. Il polacco, pochi mesi prima, aveva battuto un record che non c’entra con le marcature ma che vale molto di più: primo giocatore nella storia della Serie A ad essere espulso in un derby sia all’andata che al ritorno (una sua entrata su Giaccherini fece intimidire finanche Pasquale Bruno). Quest’anno ha deciso che lo status di leggenda gli sta strettino, e allora ha iniziato fare gol a calci d’angolo alterni, al punto che la tv polacca sta registrando un documentario su di lui. Per i tifosi della Maratona cambia poco, perché Kamil Kamil Glik Glik è già da tempo uno dei pochissimi cori destinati ad un giocatore singolo. Ma tant’è. Nella settimana più importante degli ultimi vent’anni della storia del Toro, il capitano è arrivato a quota 6, avvicinandosi — da difensore — ai livelli di efficacia offensiva di Materazzi (12 gol nel Perugia 2000–01) e Mihajlovic (8 nella Lazio 1998–99), che però calciavano anche i piazzati. Chissà quanti gol avrebbe potuto segnare Kamil nel Chelsea di quest’anno, i cui difensori hanno portato a casa finora la bellezza di 16 gol realizzati e 13 assist serviti. Il dubbio resta, ma in fondo poi perché mai uno nella vita dovrebbe separarsi da mister Ventura? Per un’opinione al riguardo, citofonare Cerci.

Passare un Bueno quarto d’ora

Non si può certo dire che Alberto Bueno non abbia sfruttato il suo quarto d’ora di celebrità. Ha segnato quattro gol (due di destro, uno di sinistro e uno di testa, giusto per completezza) in poco più di 15 minuti, nella vittoria del suo Rayo Vallecano sul Levante. L’ex-promessa del Real Madrid, ventisette anni, spera che le sue prestazioni vengano premiate adesso anche dal ct Del Bosque. Salvezza con il proprio club e convocazione in nazionale: cos’altro può chiedere da una singola stagione un attaccante di provincia? Beh, ci sarebbe il titolo di pichichi, capocannoniere. Se non fosse che in Spagna c’è un tizio che nel tempo libero colleziona palloni d’oro e che quest’anno ha segnato 30 (trenta) gol in 22 partite di campionato. Tutto questo mentre siamo ancora in inverno, e la primavera tarda ad arrivare.

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Bas Dost

Chiamiamolo Re Mida: ciò che tocca viene trasformato in gol. È un periodo magico per Bas Dost, che anche ieri ha timbrato con una doppietta nel 5–3 del Wolfsburg a Brema. Se i Lupi verdi volano in classifica, l’olandese continua a stupire. In poco meno di due mesi ha segnato il doppio dei gol realizzati nell’intera stagione scorsa. E le presenze sono state più o meno le stesse. Il Wolfsburg si ritrova una pepita senza neanche aspettarselo. Non che Dost non avesse mai segnato un gol in vita sua: il numero 12 del VfL ha segnato 38 gol in 39 partite con la maglia dell’Heerenveen nel 2011–12. Tuttavia, l’olandese sembrava aver perso l’istinto del gol. Poi la doppietta al Bayern, poker al Bayer Leverkusen, doppietta a Hertha e allo Sporting in Europa League e altre due reti al Weser Stadium. Siamo a 13 negli ultimi due mesi. Curiosità finale: quest’estate nella gerarchia degli attaccanti del Wolfsburg, Dost era dietro a Olic e Bendtner. Sì, quel Bendtner.

Non so se ci sia da lodare la forma dell’olandese o la bravura dei suoi compagni, visto che Dost non sa che fare fuori dai 16 metri avversari.

@poldi_official vs. @mosalah22

L’Inter ha tenuto più la palla (60% a 40%), ha tirato di più (12 a 8), ha battuto più calci d’angolo (5 a 1), ha completato più passaggi (472 a 307); la Fiorentina ha vinto (1 a 0). Ma, più che una nuova puntata dell’appassionante serie “Calcio e statistica non vanno tantissimo d’accordo”, la partita di ieri è stata un mirabile tutorial dal titolo “Cose da fare e da non fare durante il mercato di riparazione”. Quello qui sotto è Lukas Podolski, acquisto di spicco del mercato nerazzurro. Il suo bilancio finora? 559 minuti, 0 gol, 0 assist, 83 nuove foto su Instagram.

Quest’altro invece è Mohamed Salah, arrivato alla Fiorentina come parziale — parzialissima — contropartita nell’affare-Cuadrado. Per lui, finora, soltanto 6 nuove foto su Instagram (e pure bruttine). Per il resto, si contano 178 minuti, 3 gol e 1 assist in A.

Coutinho can’t shoot

Due anni fa, sempre gennaio. L’Inter, ancora lei, cedeva al Liverpool Philippe Coutinho Correia. Ieri Coutinho ha segnato questo gol al City:

Qui il piccolo brasiliano mentre viene sorpreso nel rivedere la sua stessa prodezza balistica:

Secondo la moglie di Steve Jobs, suo marito e Jonathan Ive (il più importante designer Apple) andavano avanti per ore a discutere solo di angoli. Di come ricercarne l’ampiezza migliore, e di quanto fosse importante arrotondarli. Felipe Anderson, a Sassuolo, ha voluto dire la sua sul tema, in un paio di secondi scarsi: il suo destro da fuori area è la trasposizione calcistica dell’estetica immaginata dai visionari di Cupertino. Ben angolato, rotondo, morbido, avvolgente. Soprattutto, vincente.

Jackson Martinez à la Ibrahimovic

Il Porto continua la sua rincorsa al Benfica in Primeira Liga, due i protagonisti. Se il principale sembrerebbe essere Cristian Tello, classe ’91 arrivato quest’estate dal Barcellona in prestito ( lo spagnolo ha segnato una tripletta e ha ricordato a tutti perché lui poteva starci nella realtà blaugrana), l’altro protagonista è Jackson Martinez. Per l’1–0 di Tello, il colombiano ha scomodato Zlatan Ibrahimovic: assist di tacco senza guardare e spagnolo lanciato in porta per il vantaggio dei biancoblu. Visto che non era contento, ha messo pure l’assist per il 2–0. Quest’estate è probabile che parta: fortunato il club che se lo potrà permettere.

Momento per quelli che, comunque, il lunedì mattina ad un tratto si chiedono come vadano le cose a Sebastian Giovinco.

Responso del 02/03/2015: Abbastanza Bene

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Tedesche do it better

Bayern Monaco

Chi ha detto che Pep Guardiola ha finito di stupirci? Ok, il Bayern Monaco domina come al solito la Bundesliga, ma ciò che fa spavento è la naturalezza con cui ormai i bavaresi fanno carne da macello di ogni avversario che hanno davanti. Dopo la sconfitta a gennaio per 4–1 con il Wolfsburg e il pareggio faticoso con lo Schalke 04, qualcuno sperava che il campionato fosse riaperto. Niente paura, ci ha pensato il buon Pep a deluderci tutti. Il Bayern viene da quattro vittorie consecutive, ma fa spavento per ciò che ha regalato dopo San Valentino. Questi i risultati: 8–0 in casa all’Amburgo, trasferta da 6–0 al Paderborn e un normalissimo 4–1 al Colonia venerdì scorso. In totale sono nove punti in classifica, ma queste tre gare portano anche un bilancio da 18 gol segnati e uno subito. Una media di sei reti a partita. Fossi nello Shakhtar Donetsk (che deve affrontare il Bayern nel ritorno degli ottavi di Champions dopo lo 0–0 dell’andata), sarei leggermente preoccupato. E il bello è che il Bayern — difensivamente parlando — è la squadra migliore d’Europa.

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Wolfsburg

Se il Bayern Monaco è talmente forte che balla sul limite della noia, il Wolfsburg tenta in tutti i modi di tener vivo il campionato. Nonostante abbia dietro i soldi della Wolkswagen, il club non ha mai sfruttato benissimo questo potenziale. Nel 2009 è valso una Bundesliga vinta con Felix Magath, ma per il resto ci sono stati tanti rimpianti. Con Dieter Hecking tutto è cambiato. Definibile come il Mazzarri tedesco (somiglianza fisica, perché il suo gioco è altra roba), il tecnico ha cambiato la stagione del Wolfsburg, che adesso punta seriamente al secondo posto: vantaggio di 10 punti sul Borussia Mönchengladbach, +14 sul Bayer Leverkusen quarto, +22 Sul Borussia Dortmund. Numeri impressionanti, se si considera che l’anno scorso il VfL è arrivato appena quinto. Inoltre, la forma del Wolfsburg dopo la pausa invernale è impressionante: tra campionato ed Europa League, sei vittorie e due pareggi in otto gare, con 22 gol fatti. Una panchina lunga e praticamente due squadre a disposizione. In più, la dirigenza ha premiato Hecking nel mercato invernale con l’arrivo di uno che ne sa qualcosa sul giocare a pallone, ovvero André Schürrle, preso per 25 milioni di euro dal Chelsea. Insomma, non vorrei essere nei panni dell’Inter, che affronterà i tedeschi nei sedicesimi di Europa League.

Immagine densità campo

It’s Bundesliga, baby (anche se è Bayer Leverkusen-Friburgo).

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Rinascita Dortmund

Grande sabato in Bundesliga, dove il derby della Ruhr ha scaldato la giornata. Lo Schalke 04 si è presentato al Westfalen con 10 punti di vantaggio sui cugini del Dortmund, ma in questo momento i gialloneri sono inarrestabili. Il 3–0 finale rappresenta la quarta vittoria di fila per il BVB. Dopo 76’ è stato Pierre-Emerick Aubemeyang, arrivato a quota ? in Bundesliga, a tirar fuori il jolly per sbloccare la gara. E non solo quello.

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Qualcuno ci spiegherà perché uno del talento di Reus debba esser derubricato come Robin.

Da lì, la gara è stata in discesa per i gialloneri. I gol di Mkhitaryan e Reus hanno chiuso la contesa, confermando che il calcio difensivo di Di Matteo non porta da nessuna parte. Di certo non porterà lo Schalke in Champions.

Intanto Klopp ha festeggiato con il solito aplomb.

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Allenatori simpa

Fare i pazzarelli con Mou

Mourinho non passerà alla storia come un allenatore che ha rivoluzionato il calcio, non occuperà lo spazio di Guardiola, non lo ricorderemo neanche come un allenatore dedito ad un calcio particolarmente bello o propositivo, anzi. Ci ricorderemo di Mourinho perché è un vincente. E infatti anche ieri ha pensato bene di guidare il Chelsea alla vittoria della Capital One Cup, 2 a 0 al Tottenham e tutti a festeggiare.

Passerà alla storia anche perché non ho mai sentito un giocatore lamentarsi di lui. Io vorrei festeggiare le mie vittorie personali con Mou e voi?

Ciao a tutti

A cura di Leonardo Piccione, Gabriele Anello e Marco D’Ottavi

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