Guida a DeMarcus Cousins

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
8 min readDec 23, 2014

Illustrazione di Lugi Coari.

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Who you lookin’ for
What was his name
You can probably find him
At the football game
It’s a small town
You know what I mean
It’s a small town, son
And we all support the team

Prologo, Mobile, Alabama 2003.

Il caldo è insopportabile per tutti, tranne per quattro ragazzini assatanati che si battono sul parquet di asfalto e sudore di una domenica di metà maggio. Son le quattro del pomeriggio, la partita è ferma su un salomonico 19–19. Il ragazzo nero più grosso gioca con un bianco di qualche anno più grande di origine danese: gli altri due son poco più che comparse, due attori su un palcoscenico non voluto. Ultima palla e poi tutti a vedere il Senior Ball, apice della stagione del college Football. Il ragazzo nero ha 13 anni e la maglia di Shaq, quella vintage, di un Orlando che dista chilometri e anni. Prende posizione in post e scula, ma l’altro ha braccia chilometriche, e il raddoppio su di lui sembra efficace. Baby Shaq disegna un arco, e dalla faretra fa partire un passaggio che l’originale non avrebbe mai fatto. Il Danese si arresta e mette solo nylon. Gioco, partita, incontro.
Ma ora veloci, che il kick-off è a momenti.

Ora.
Demarcus Cousins nasce a Mobile, Alabama, il 13 Agosto 1990 e probabilmente con il bianco di sopra, che di nome fa Alain Voskuil, potrebbe aver giocato mille volte o mai. Il basket non è d’altronde la perogrativa da queste parti.
Mobile è la patria del football o al massimo di Hank Aaron, il “Martello” dei Milwalkee Brewers. Città che avrebbe fatto la gioia di Lewis Mumford e che si contraddistingue per una fenomenale espansione urbanistica e per avere poco altro da offrire — oltre a energumeni che corrono e placcano ogni domenica.
Il football sembrerebbe anche nel destino di Demarcus, cresciuto da mamma Monique con un’etica scolastica che poco lascia alla eterodossia (il padre biologico è uccel di bosco, come per molti ragazzi suoi coetanei).
Gioca dai sette ai quattordici, ma il ragazzo non si trova a suo agio, anche perché nel contempo cresce a dismisura. A 14 anni misura sei piedi e sei ( che per noi vetusti europei corrispondono a due metri e due). Il parquet inizia a essere il suo habitat naturale. Birmingham lo recluta senza averlo mai visto giocare e lui va, con mamma annessa. Dura poco: lo trovano a una festa dove c’è una sparatoria e un ferito grave, lui non c’entra, ma la società lo sospende per un anno.
Ritorna a casa e si aprono le porte di LeFlore Highschool.
Ad attenderlo c’è coach Hughley, che ha fama di sergente di ferro e di eccellente demiurgo, visto che prima del 2007 ben 11 dei suoi ragazzi hanno firmato per squadre di Division I, il massimo del college basketball.
Per motivi burocratici legati al suo breve passato a Birmingham deve saltare le prime 9 partite.
Poi si allaccia le scarpe, e per il livello non c’è storia alcuna.

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A una certo punto del video parte come un Tir concludendo come avrebbe fatto John Stockton.

Sono 24.1 punti, 13 rimbalzi, 4.6 assist di media. Le Final Four dello Stato però bocciano i suoi, che crollano in semifinale contro Hillcrest per 63–59. Le finali saranno poi vinte da Bledsoe e dalla sua Junior Parker Highschool.
Nel 2013 LeFlore ritirerà la sua 15 arancione in segno di rispetto e stima

“Ero proprio come questi ragazzi, se c’è l’ho fatta io c’è la possono fare anche loro”.

Ed è proprio Bledsoe che insieme a John Wall l’anno successivo, Cousins ritrova a Lexington, Kentucky. La prima scelta sarebbe dovuta essere Memphis, ma incide molto la decisione di John Calipari di muoversi dal Tennessee.

Personalmente nella storia della Ncaa ho visto Tre Violini molto più scarsi.

Il rapporto tra i due è quello tra un padre marine e un figlio disobbediente, tanto che spesso è la stessa moglie di Calipari a dire al marito di essere meno duro.

“Questo è il punto di Cal — dirà anni dopo Cousins — non importa per quanto tempo hai giocato per lui, lui è sempre pronto a sopportare i suoi ragazzi. Siamo come una grande famiglia”.
È una stagione che porta parecchi record. Si inizia con un 19–0 stratosferico e Calipari diviene il primo allenatore a farlo dai tempi di Adolph Rupp ( che si era fermato a 11 in un epoca in cui ancora non esisteva la linea da tre punti).

Il 21 di Dicembre contro Drexel arriva la vittoria numero 2000 in Ncaa, la prima squadra a farlo in tutta la storia del college basketball.

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Saranno 35 le vittorie, al fronte di due sole sconfitte in tutta la regular season. “ Boogie” è la superstar, quello per cui altri collegiali fanno la fila al campo solo per farsi autografare il pallone.
Ma fino a che non si arriva a Marzo è tutto una serie di preliminari.
Per i due-tre che non lo sapessero, la “March Madness” è un’orgia pantagruelica dai ritmi forsennati tra le migliori sessantaquattro squadre della nazione. Botta secca su tabellone tennistico. O vinci, o ci riprovi l’anno dopo.
Kentucky parte forte e East Tennessee State, Wake Forest, e Cornell vengono spazzate via con una media di 28 punti di scarto.

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Cousins tiene i suoi in partita segnando i primi 6 punti sui 16 in totale. Dal video si evidenzia lo strapotere fisico contro i poveri ragazzotti di Cornell, abituati ai ritmi più blandi della Ivy League.

Ma il sogno di Kentucky si infrange su West Virginia; i Mountaneirs fanno fede al loro soprannome, si dimostrano rocciosi e duri a morire e, complice l’esperienza, passano. Top scorer con 19 è il carneade Joe Mazzula mentre Cousins soffre la marcatura asfissiante in post, dove viene spesso triplicato, chiudendo con 15 e 8 rimbalzi e 6/11 dal campo la sua ultima partita in Ncaa. Lascia dopo solo un anno, lo aspetta il palcoscenico più grande del mondo.

La Nba, esplosione e limiti

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Il lavoro di Calipari paga dividendi altissimi. Cinque dei suoi ragazzi vanno via al primo giro, e mentre la prima scelta è, in maniera abbastanza ovvia, John Wall, il miglior Freshman della SEC (15 punti e 10 rimbalzi di media, si ma in 22 minuti) finisce a Sacramento con la quinta chiamata assoluta. È un sette piedi esplosivo, e con mani sopraffine, ma viene subito bollato come acerbo mentalmente e non pronto per reggere l’impatto di una franchigia Nba.
Il bifrontismo di Cousins è una parentesi che lasciamo aperta e su cui però sarà necessario ritornare: intanto i Kings, reduci da parecchie stagioni consecutive con più di 50 sconfitte, gli danno tempo per crescere, non essendoci nell’immediato la possibilità di creare una squadra competiva. Però è gestirlo da subito a risultare complicato: innanzitutto perché Cousins rimane in difesa molto attaccabile dal lato debole e fatica. Quando invece la circolazione di palla rimane stantia è un eccellente difensore, e questo lo dimostra da subito. Se noti il trattamento riservato a Dwight Howard (e questo è l’ultimo Howard di Orlando, quando ancora i problemi alla schiena non lo avevano tormentato in via cronica).

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Boogie è un unno, dove passa difficilmente cresce l’erba: Westphal prova a contenerlo e isolarlo, col risultato di essere cacciato. Le sue statistiche alla voce falli sono esasperanti.

Personal Fouls
2010–11 NBA 332 (1)
2011–12 NBA 257 (1)
2012–13 NBA 269 (4)
2013–14 NBA 270 (3)
2014–15 NBA 70 (1)

In cinque stagioni ha collezionato quasi un migliaio di falli. E poi c’è la questione tecnici. 59 in 5 stagioni.
Tanto che oramai visto che la cosa è diventata virale anche lui ha iniziato a scherzarci su.

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Ma stiamo davvero parlando di un macellaio in cui particolare ossessione per il contatto fisico possa davvero limitare la sua ascesa a uno dei top centri della lega, un ruolo che sta subendo una evoluzione verso una pallacanestro meno dogmatica e fluida? Per analizzare, ora prendiamo il buono di Cousins e vediamo quanto buono possa essere.

Il dato sulla percentuale dei punti per 100 possessi ha ricevuto un incremento impressionante, ma ancora più spavento è il dato sul suo tiro dalla media. 112 canestri la passata stagione, con il 42 per cento abbondante.

Ricapitolando, se è in post mi massacra e dalla media non lo sfido, lo posso mandare in lunetta? Ancora una volta no in quanto anche qui egemonizza la classifica dei centri con 6 liberi a segno per gara nella stagione 2013–2014.

Quindi cosa frena in definitiva dall’esplosione questo gigantesco ragazzo che è il miglior passatore arrivato a Sacramento dai tempi di Jason Williams, che ha l’esplosività del Chris Webber di Michigan e i piedi da ballerino di Vlade Divac?

Quello che penso su Cousins e come probabilmente dominerà la Lega da qui a 15 anni.

Resta misterioso perché un giocatore così non abbia ancora varcato l’Olimpo degli Immortali e non abbia ancora ricevuto una convocazione per l’All Star Game, ne giocato una serie di playoff quando i duri come lui si prendono il palco e fanno monologhi guerreschi con trentelli e doppie doppie. La risposta è: è troppo fisico. E qui si potrebbero alzare le manine degli interlocutori dispettosi pronti a chiedermi e a domandarmi come non sia diventata la Lega più muscolare del pianeta costruita su atleti come cyborg. Cosa intenderesti per “fisico”?
Obiezione accolta vostro onore, e quindi intervengo come testimone della difesa: il linguaggio del corpo e il linguaggio di Cousins ti annientano prima della giocata. È come se si fosse costretti a fare una gara con Vettel, lui con una Ferrari, e te con una biga.
E una volta sconfitto lui alzasse il medio a deriderti.
Cousins prima annichilisce i suoi avversari, ci parla e parla, con tutti, arbitri, allenatori,avversari: ed è per questo che da fastidio. É un torrente verbale, senza nel contempo avere l’autorità, l’esperienza e il senno di altri, che possono conversare con gli arbitri per lo “Status Quo” raggiunto.
Ma visto che sono un inguaribile ottimista e credo al processo di maturazione di questo meraviglioso esemplare di giocatore allego due prove del fatto che secondo me una redenzione è possibile.

1)

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Qui Valanciunas commette una porcheria e un altro Cousins avrebbe dato seguito alla minaccia stendendolo con un pugno. Questo video però ci insegna che qualcosa sta cambiando: nella macchina è entrata la scintilla. Cousin pensa alle conseguenze, sa che in una semifinale mondiale dove la sua squadra sta dominando farsi espellere così gli pregiudicherebbe un oro sacrosanto frutto di tanti sacrifici e rinuncia. Coach K è pedagogo, ma sicuramente non è pirla, e gli fa fare un giro in panchina per premiarlo, calmarlo e preservarlo.

2)

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Partita chiusa, 18+10 e fallo onesto su Conley. Ci sta,ci sta scuotere la testa, ci sta dare il tecnico. Prende la palla, sbuffa come una teiera incandescente. Ma poi non si fa dare il secondo tecnico e preserva l’espulsione.

E quindi forse io saprò certamente dove è la Slovenia, ma ora so anche dove sia l’Alabama e magari passando da Mobile potrò dire tra qualche anno di essere stato a casa di quello che è stato uno dei più grandi centri della storia del gioco, il 15 arancione da LaFlore Highschool. Sperando che non siano tutti alla partita di football.

Di Sebastiano Bucci

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