Ha vinto Uran
20ª tappa — 22 luglio
Marsiglia > Marsiglia (crono individuale) 23 km
Vincitore: Macej Bodnar
Leader: Chris Froome
Maglia, Tour, gloria.
Froome, sempre lui, ancora lui, per la quarta volta, la terza consecutiva. Non avrà fatto il marziano, ma alla fine ha vinto lui. Con buona pace di Landa, che potrà anche diventare FreeLanda, ma dovrà sempre e comunque fare i conti con il suo quasi-amico Chris.
Froome a parte, Sky a parte (due tra i primi tre nella tappa di oggi, due nei primi quattro nella generale, e Landa quarto per solo un misero secondo), il mio personale vincitore di questo Tour de France è Rigoberto Uran.
Io, io mi sono letteralmente innamorato di lui. Per cinque motivi:
1. Il nome, Rigoberto. Non c’è niente da fare, lo sento e mi viene da ridere, ha un suo senso dell’epica, diciamo. Se esistesse l’epica dei cartoons.
2. A 14 anni gli hanno ucciso il padre e lui ha comunque quella faccia lì, quella di uno a cui affideresti tuo figlio, pur non conoscendolo, talmente ha la faccia buona.
3. Nonostante sia uno dei migliori, nessuno ci crede mai davvero che possa vincere un grande giro. Eppure, senza quell’errorino di oggi a una delle ultime curve, non dico che avrebbe soffiato la maglia Gialla a Froome, ma il suo distacco dal leader britannico sarebbe stato ancora più contenuto, a dimostrazione che è forte. Per davvero.
4. Perché non aveva la squadra, come si dice in gergo, eppure è arrivato secondo a pochissimo dal cannibale. Ma per lui non lo si è sottolineato quasi mai, almeno non tanto quanto per Fabio Aru (che pure ha fatto un Tour pazzesco, che mi ha fatto sognare e che ho tifato anche oggi). E chissà, a parti invertite (Uran in Sky e Froome alla Cannondale-Drapac) come sarebbe finita.
5. È Mick Jagger tornato indietro con la macchina del tempo per tentare una nuova carriera.
Serve altro?
Quanto vorrei essere così bravo in bici, in salita, da poter dire “I’ve got the moves like Uran”.