Hello Goodbye, Mario!

Crampi Sportivi
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4 min readAug 25, 2014

Bye bye, Mario! Via, via dal Milan: solo 30 gol in 56 partite nell’era di Constant, Poli e Robinho. Indegno!

Best wishes, e speriamo di non vederti in Nazionale: rovina di una squadra illuminata di Cerci, Immobile e Insigne.

With kind regards, o anche no: pure Bobo Vieri, uno che ha scritto la storia del Milan, dice che Galliani ha fatto il colpaccio.

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Balotelli saluta il Milan tra profezie di “fallimento” del “talento sprecato”, ora all’“ultima spiaggia” sulle rive della Mersey.

Tempo di bilanci per i 19 mesi in rossonero. Niente agiografie, anzi. Pur con numeri mica infami, l’esperienza è stata deludente. Balotelli non è stato leader; non ha fatto il salto di qualità professionale; è stato spesso anonimo quando non assente per stupide squalifiche. Anzi, i numeri a suo favore lasciano l’amaro in bocca: se questo ragazzo potesse dare “di più”, che razza di giocatore sarebbe?

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Tempo di bilanci, dicevamo. Con la musica dei Beatles, leggende della città che ora lo accoglie. L’inzio fu un colpo di fulmine, un rock alla “She loves you”. Mario e la squadra del cuore innamorati l’un dell’altra, lei ancora balbettante nel dopo-Ibra, lui veemente goleador. 12 gol in 13 match, terzo posto conquistato (quasi) da solo (e nel quasi c’è il signor Bergonzi a Siena, mica un compagno o il mister). Ob-La-Di, Ob-La-Da: Mario segna a ripetizione, e pazienza per la squalifica con la Fiorentina. All’inizio della nuova stagione, però, la colonna sonora del Milan è di colpo Eleanor Rigby. Squadra svuotata, piena di “lonely people”: Matri, Emanuelson, Birsa…Mario non emerge, anzi affonda tra rigori parati e altre squalifiche. Allegri se ne va e arriva Seedorf: Help! L’inizio è promettente, il gol al Verona con dedica, poi però le lacrime di Napoli e la dura contestazione dei tifosi dopo la sconfitta casalinga col Parma.

Termina un annus horribilis (ma con 18 centri in 41 partite…), il Mondiale è il suo Ticket to ride. L’Inghilterra (destino?) un largo sorriso, poi il disastro. Ne abbiamo parlato qui. L’estate silenziosa, gli scherzi a El Shaarawy, poi, a ciel sereno, il rosso (d’altronde la “mela marcia” del Presidente non poteva che finire ai…comunisti!). Niente più derby di Milano, dove Balotelli sembrava pervaso dalla tensione metallica di Helter Skelter. Ora Mario aleggia tra due riff. L’esperienza al Liverpool sarà il piano di Imagine (sì, è solo John Lennon, i puristi dei Fab4 perdoneranno) o la chitarra languida di Yesterday? Imagine Mario: puoi ancora prenderti il mondo. Non sprecare altro tempo, però: o Yesterday sarà solo un sogno sommerso.

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Un bilancio

Balotelli è anarchia. Non è una prima punta, non un 10, non un’ala. Bisogna lasciarlo libero. Se Inzaghi non lo vedeva nel suo progetto, bene ha fatto a lasciarlo partire. Ingabbiarlo in moduli e schemi è controproducente. Ma il Milan, senza un sostituto pronto, si dimostra la squadra allo sbando degli ultimi anni.

Balotelli è indefinibile. È contraddittorio. Lo è lui in prima persona, quando dice che paragonarlo a Ibra è un complimento…per Ibra; e poi con Marocchi e Boban (litigata epica, e molto poco “stile Milan”) fa la parte del bravo bimbo che vuol essere come tutti. Lasciamolo in pace, schiera di giornalisti e saccenti. Basta «miniera in esaurimento», basta «adesso o mai più». Ricordiamo sempre due cose: che non si giudicano i giocatori come singoli ma nel sistema in cui sono inseriti; e che i bilanci si tracciano alla fine. A 27 anni tale Michael Jeffrey Jordan aveva in bacheca zero titoli. E fidatevi, c’erano pure dei matti che gli davano del loser.

Mino Raiola è uno dei mali di Balotelli. Non a caso, anche lui ha usato la figura dell’“ultima spiaggia”. Certo, forse per te che non riceverai più succose percentuali dai suoi cambi di casacca, canaglia di un Mino.

Raiola però è anche di un’intelligenza rivoltante. E ha detto una cosa vera: che Mario doveva essere il leader del Milan disagiato, e non è stato all’altezza; mentre a Liverpool c’è papà Gerrard. Coraggio Steve, vola con Mario e festeggia il titolo che meriti sotto la Kop.

Di tutte le cose dette su Balotelli, è interessante un commento post Mondiale del nuovo signore di Istanbul: «Balotelli vive in un suo mondo virtuale». Molto acuto. Tra un fucile su Instagram e un tweet al veleno, Mario si brucia la carriera. Finora è stato l’uno contro tutti, il “Why always me”, l’uomo che cammina da solo. Arriva nella patria dell’“You’ll never walk alone”. Pensa se la Kop se lo prende sotto braccio e gli sussurra «Mario, All you need is love. Il nostro amore».

Gioele Anni, da piccolo sognava di fare il calciatore per andare ai Mondiali. Ora sogna di fare il giornalista per andare ai Mondiali. Quasi milanese e tutto milanista, mancino incompiuto attualmente in trasferta a Roma: l’unico giallorosso è quello dell’Amatori Hockey di Lodi. @gioeleanni

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