Ho visto Zidane a Trapani

Crampi Sportivi
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4 min readMay 3, 2017

Ore 15, qualche secondo dopo. L’arbitro ha già fischiato, le squadre iniziano a disporre gli uomini nelle zone di influenza, gira la palla da un piede all’altro, cerca i primi corridoi liberi in cui rotolare e spingersi in avanti. È quello il momento in cui una telecamera curiosa, sotto il sole alto di un aprile isolano, inizia a indugiare verso gli spalti quasi vuoti, indaga la tribunetta appena dietro le panchine, quella delle autorità, non fossimo in uno stadio di quelli in cui l’autorità non è più che quella di un cittadino più illustre di altri: al Polisportivo Provinciale i trapanesi non hanno dato neanche un nome di fantasia, come non lo meritasse questo impianto che pure sostiene una squadra nella selva inospitale della Serie B, dove un anno sei cacciatore carnefice e l’anno dopo preda sacrificale. Ma in questo andirivieni la seconda divisione italiana diventa un ambiente sperimentale di spessore, toccando vette fino a quel giorno impensabili.

Proprio nel momento in cui la telecamera passa in rassegna un volto dietro l’altro, sugli spalti accaldati della Sicilia più occidentale, si sofferma un minuto di più su un uomo distinto, senza capelli, sulla quarantina o poco più. È davvero una sorpresa trovare sulle seggiole di plastica, nella tribuna di un fintamente anonimo Trapani-Entella, la figura seminascosta di Zinedine Zidane? Cosa ci fa l’ex Pallone d’Oro e allenatore del Real Madrid, in lizza per un’altra Champions League e in vista di conquistare la Liga, a vedere una partita buona per evitare, forse, i playout per la Lega Pro? Ma andiamo con ordine. Andiamo per la precisione a qualche ora prima.

Ore 10 del mattino. Aeroporto Adolfo Suárez di Madrid. È in piedi, impaziente, l’ex fantasista di Juventus e Real vorrebbe fumare, ma non c’è modo di farlo nello spazio chiuso della sala d’attesa di fronte al gate: l’aereo sembra in ritardo, diminuiscono le possibilità di arrivare in tempo per il fischio d’inizio, in campo avrebbe visto giocatori anonimi, ma non era lì il punto, non era quello che lo interessava. Carriere. Certe volte si vince. Certe volte si perde. Altre, può venire a piovere. E non smettere più. Basta un pomeriggio torrenziale di metà maggio per unire ciò che sembrava distante, per lasciare il segno del gesto di uno nella vita di un altro. Sulla panchina del Trapani da dicembre siede Alessandro Calori; dopo aver cacciato Serse Cosmi che aveva raccolto 11 punti in 16 partite, ecco l’ex difensore centrale di Brescia e Udinese a far cambiare sorprendentemente marcia e realizzare 30 punti in 21 gare, portando così appena fuori dalla zona retrocessione una squadra che sembrava spacciata.

Sabato 29 maggio, al Provinciale, arriva l’Entella. E c’è il sole. Quel giorno di maggio di 17 anni fa al Renato Curi Alessandro Calori guidava la difesa di un innocuo Perugia, contro la corazzata Juventus lì per festeggiare un altro scudetto. Eppure, le cose andarono in modo diverso. In quell’ultima giornata la pioggia si prese la città, il Perugia si prese il campo, Calori si prese la soddisfazione di fare gol alla capolista, la Lazio si prese la vetta della classifica vincendo il più insperato dei campionati. Con la maglia numero 21, dall’altra parte del campo, zuppo come un novellino nel caffellatte (non l’allenatore, il biscotto), il fantasista della nazionale francese vide l’urlo di un calciatore quasi anonimo per il suo blasone, incunearsi in area di rigore e battere a rete un tiro sporco e velenoso, imparabile, imperdonabile. Era l’ultima di campionato, il Perugia salvo a metà classifica e senza più niente da chiedere stende la corazzata Juventus. Ma perché?

Se lo chiede da mezza vita Zidane, che di quel difensore non aveva più sentito parlare in questi anni. Eppure pian piano in terra iberica, nei mesi scorsi arrivavano notizie di un Trapani record che stava scalando la classifica grazie alla grinta del proprio allenatore. Allenatore, la sua stessa carriera. E di altri in campo in quella medesima partita: uno in panchina, Carlo Ancelotti, l’altro al suo fianco in maglia bianconera, Antonio Conte; insomma i tre allenatori sulle più prestigiose panchine di oggi. E tra di loro, spuntato a sorpresa, Alessandro Calori. Perché il Real ha appena visto riavvicinarsi il Barcellona alle spalle di una fine Liga infuocata, giocherà l’ultima di campionato contro le maglie rosse di un Malaga tranquillo, a metà classifica. Chissà a che ora riparte, il diretto Trapani-Madrid.

A cura di Simone Nebbia

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