Hockey, mon amour

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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3 min readJan 19, 2018

Tra una storica distensione dei rapporti tra le due Coree, l’esclusione degli atleti russi per l’affaire doping e la mancata concessione da parte della NHL di concedere i suoi giocatori per affrontare la manifestazione, si alza il sipario sulla 24° edizione dei Giochi Olimpici invernali, la 23° per l’hockey su ghiaccio da quando, ad Anversa 1920, la disciplina fu accolta, con 16 anni di ritardo rispetto alla versione su pista.

Allo stesso tempo, quella in Corea del Sud si tratterà della nona edizione aperta a giocatori professionisti, presenti per la prima volta a Calgary ‘88. Per l’hockey femminile è invece la quinta partecipazione dopo l’ok concesso a Nagano ‘98. Con il primo disco che rotolerà nell’arena di Gangdong il prossimo 13 febbraio (quello “rosa” inaugurerà la manifestazione tre giorni prima e avrà come epicentro il palazzetto di Kwandong), riparte dunque la corsa delle pretendenti a caccia del Canada: superpotenza di questa disciplina, nonché nazionale pigliatutto della manifestazione a cinque cerchi.

In cima al medagliere sia per quanto riguarda il gradino più alto del podio che le medaglie vinte, quella del pese della foglia d’acero è una vera e propria egemonia. Gli ori assicurati dalla team nordamericano sono infatti 13 (per rendere l’idea: l’accoppiata Unione Sovietica-Russia, seconda forza olimpica, ne ha vinte sei in meno), mentre quelle infilate al collo degli atleti sono state venti. Con il 3–0 rifilato alla Svezia nell’ultima finalissima di Sochi 2014, la Nazionale guidata da Willie Desjardins ha bissato la vittoria di quattro anni prima quando, nei Giochi organizzati in casa a Vancouver, il 3–2 finale dopo l’overtime ha riportato il Canada sul gradino più alto del podio dopo la breve abdicazione al trono del 2006.

Detto questo, non è difficile immaginare chi — con tre ori assicurati nelle ultime quattro edizioni — sarà la squadra favorita numero uno per la vittoria finale, anche se il golpe organizzato dalla National Hockey League, la lega professionistica più competitiva del mondo, riguarderà da vicino anche i canadesi per ovvi motivi. Qualificati di diritto come prima potenza del ranking IIHF (per i 12 posti totali, hanno guadagnato il pass diretto per Pyeongchang le migliori otto Nazioni al mondo), capitan Sidney Crosby e compagni sono stati inseriti nel girone A, in compagnia di Repubblica Ceca, Svizzera e del paese ospitante Corea del Sud, alle prese intanto con la discussa possibilità di formare una squadra unica con il Nord. Per quanto riguarda il torneo femminile — il quale medagliere, tanto per cambiare, è anche qui dettato dall’egemonia del Canada, al primo posto con cinque ori su cinque — , la nazionale della foglia d’acero se la vedrà in un gruppo A composto dalle maggiori potenze di questo sport: Stati Uniti, Finlandia e la selezione composta da atleti russi, la cui squalifica ha compreso anche l’hockey su ghiaccio nonostante nessun atleta di questa disciplina sia risultato positivo nello scandalo con la WADA.

Con gli States privati dei talenti migliori e in corsa con giovani speranze, senza dimenticare una selezione russa ferita nell’orgoglio (all’inizio la KHL, lega locale, aveva proibito ai suoi atleti di prendere parte, ma alla fine ha concesso il via libera), chi si candida a diventare l’anti-Canada? Le previsioni della vigilia confidano nel trio scandinavo Svezia-Norvegia-Finlandia la possibile forza in grado di rompere il dominio delle ultime edizioni. La Svezia, danneggiata anch’essa per forza di cose dall’anti-diplomazia americana, è stata tra l’altro l’ultima squadra capace di rompere il monopolio canadese, grazie al successo di Torino 2006, quando i gialloblù sconfissero in finale la Finlandia, guadagnandosi così la seconda medaglia d’oro della loro storia.

Inserite curiosamente tutte tre nello stesso girone insieme alla Germania, intanto scivolata inaspettatamente fino al 14° posto del ranking, il posizionamento nel girone sarà fondamentale per gli accoppiamenti della fase a eliminazione diretta, disciplinata da un play-off allargato alle 12 migliori squadre, proseguendo poi con quarti, semifinale e finale. Tolte la solite Slovecchia e Slovenia, tanti confidano però che possa essere l’anno buono della Svizzera: la corsa al gradino più alto del podio è appena iniziata.

Il Canada campione a Sochi 2014.

Articolo a cura di Andrea Dimasi

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