Human after all

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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2 min readFeb 11, 2015

Se nella musica leggera odierna si potesse adottare una sintesi tra riproposizione di vecchi canoni — a loro volta portatori, un tempo, di modernità -, innovazione, talento e successo planetario, i Daft Punk sarebbero di sicuro uno degli esempi più calzanti di questo mix.

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Se invece accettassimo la vulgata che vuole Lionel Messi in grado di fare tutto — o quasi, personalmente non mi sbilancerei tanto — quello che faceva Maradona, allora ritroveremmo un po’ di quella riproposizione di vecchi canoni rinnovati di cui sopra, esibiti davanti a una platea altrettanto vasta e di gran lunga più commerciale di quella dei suoi predecessori, data la familiarità del talento argentino con media e sponsor.

Eppure le espressioni del viso di Leo sono agli antipodi di quelle di Diego, la sua personalità è assai meno fiammeggiante, non lascia filtrare affatto il carisma del personaggio attraverso l’impressionante valanga di gol e le magie.

Messi è un piccolo androide che fa cose sovrumane a ritmi tecnologici, mantenendo un basso profilo personale su tutti quegli aspetti del calcio che non riguardano gol e giocate. Un po’ come i Daft Punk, che si esibiscono a volto coperto con maschere da robot.

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Certo qualcuno potrebbe obiettare che Leo Messi sia per il calcio molto più importante di quanto il duo francese lo sia per la musica, ma se prendessimo il loro album del 2005, troveremmo altre analogie con i contenuti narrativi del fenomeno Messi.

‘Human after all’ è più sobrio, minimale e meno vintage dei lavori precedenti, ha dunque in comune col numero 10 blaugrana di non avere fronzoli particolari, bensì di proporre danze post-moderne dal baricentro basso, fatte di tocchi essenziali a tutta velocità e sostenute da un talento che di umano ha solo il titolo.

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