I Leões Imortais che lo Sporting avrebbe avuto se…

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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12 min readNov 19, 2016

Dieci dei quattordici calciatori portoghesi presenti sul campo della finale di Euro 2016 contro la Francia hanno vestito o vestono la maglia verde-branco dei Leões dello Sporting Lisbona. Non si può che partire da questo assunto e risultato se si vuole anche solo cercare di delineare un vademecum dell’apporto che il club portoghese dà al calcio europeo e mondiale in termini di risorse umane: talenti, promesse e qualche bidoncino (fisiologico per un club che da sempre investe nella ricerca di giovani talenti).

Tre settimane fa, il CIES (International Centre for Sport studies), nel suo 163° rapporto settimanale, ha stilato una classifica — per meglio dire, due — con l’intenzione di stabilire quali siano i migliori settori giovanili nel panorama calcistico mondiale. Nel primo ‘classificone’ vengono elencati i club sulla base dei giocatori, di età compresa tra i 15 e i 21 anni, cresciuti nei loro settori giovanili per almeno tre stagioni e che attualmente militano nei primi cinque campionati europei. Nel secondo, invece, vi sono tutti i club più produttivi in termini di “giovani promesse”.

Va da sé che il comune divisore delle squadre prese in esame nella seconda classifica sia la qualità e la tradizione dei propri vivai, caratteristiche necessarie per poter lanciare nel panorama calcistico “talenti” più o meno conosciuti, più o meno effettivi, con il proprio marchio di fabbrica. E quindi, nelle prime dieci posizioni, troviamo una miriade di società dell’Europa dell’Est, da sempre ottime fucine di talenti; le solite grandi ispaniche; l’Ajax, che non potrebbe assolutamente mancare.

In quarta posizione, però, c’è lo Sporting Lisbona.

Bisogna avere una visione

Per costruire società del genere, è assolutamente necessario partire dalle fondamenta del club, dalla storia e dalla filosofia di un modello proiettato al domani. L’obiettivo non è per forza quello di creare una squadra vincente nel breve periodo (è il grosso iceberg contro cui i buoni, ma fragili progetti di molte squadre vanno a schiantarsi), ma piuttosto quello di avere al proprio interno un vero e proprio cantiere aperto in cui investire tantissime risorse, che prima o poi pagherà tanto e bene.

La realtà dei fatti è che lo Sporting non vince la Primeira Liga dalla stagione 2001/02 (capocannoniere un certo Mario Jardel, altri nomi incredibili in rosa). Per non parlare delle competizioni europee, dove non porta a casa un trofeo dalla Coppa delle Coppe del 1964 contro il MTK Hungaria. Molte volte, però, i fatti non danno il vero punto della situazione, che invece — per quanto concerne il “modello Sporting” e più in generale il “modello portoghese” — è un altro.

In Portogallo, lo Sporting non vince essenzialmente perché a vincere molto spesso è un altro club con una mentalità molto simile. In Europa, squadre come Porto e Siviglia (anche loro con un settore giovanile all’avanguardia) hanno conquistato traguardi importanti; se poi si aggiunge l’Europeo vinto recentemente e i 175 milioni incassati dal club grazie alle cessioni di calciatori del vivaio negli ultimi anni, non si può che prendere atto che tale modello sia una realtà vincente e gratificante.

Futuri dal passato distopico

Qui a Crampi, però, sapete che da alcune settimane siamo coinvolti in un’incredibile e sanguinosa faida interna su quale squadra europea avrebbe tratto maggior vantaggio sul campo dai diversi players (per dirla alla Ranieri) di cui si è dovuta/voluta privare per i motivi più disparati. Lo Sporting non può in alcun modo esimersi dal prendere parte alla competizione.

Come il foglietto illustrativo dei farmaci, vorrei quindi avvisare il lettore che le prossime righe saranno pregne del gusto soggettivo di chi scrive nel preferire questo o quell’interprete. Come accade per la classifica dei “500 migliori brani musicali secondo Rolling Stone”, saranno gusti diversi dai vostri. Soprattutto nel caso in cui inserireste al terzo posto “What’s going on” di Marvin Gaye piuttosto che “The passenger” di Iggy Pop.

Non scherziamo, dai.

Tecnico e modulo

Un nome su tutti: Paulo Bento. Meglio, Paulo Jorge Gomes Bento.

Ideologicamente parlando non si può prescindere dall’ex mediano, perché Bento incarna perfettamente l’anima dello Sporting e il modello giovani di cui sopra (consideriamo gli anni al Benfica come errori di gioventù). È l’allenatore-simbolo: dopo il suo ritiro da calciatore nel 2004, comincia subito con l’Academia Sporting.

Inoltre, è lo stesso allenatore che sponsorizza la crescita e l’impiego di quelli che saranno poi João Moutinho e Nani, per citarne due su tutti. Regala allo Sporting diverse soddisfazioni, soprattutto molte Taça e Supertaça, che gli valgono l’appellativo (gradito) di Papa-Taças. Grande sostenitore del 4–3–3, del contropiede e della costanza con cui impiega i suoi fedelissimi undici, queste scelte peseranno sull’indecorosa uscita di scena del Portogallo dall’ultimo Mondiale brasiliano.

Portiere — Peter Schmeichel

Altra scelta obbligata, data dall’attuale militanza di Rui Patricio tra le fila dello Sporting, è quella del portierone nordico.

Due stagioni (dal ’99 al 2001) per il “grande danese” tra i Leões, in cui vinse anche un campionato. Inutile tentare di descriverlo: arrivò a Lisbona all’apice della sua carriera, anche perché l’anno prima, nonostante alcuni alterchi con Sir Alex, aveva conquistato un meraviglioso triplete con lo United.

Terzino destro — Cesar Prates

Anche se il nome vi riporterà alla mente la Gialappa’s e la sua proverbiale coordinazione durante uno Juventus-Livorno del 2005, a Lisbona ha il suo bacino di estimatori. Cesar Prates arrivò allo Sporting direttamente da una delle note sessioni di “ricerca del talento” che le squadre lusitane sono solite fare in Brasile, fa parte anch’egli di quel meraviglioso biennio verde-bianco dei primi anni duemila. Esterno destro rapido ed esplosivo, con velleità offensive, e così resterà perché le petrol-lire del Galatasaray non arrivarono mai e il trasferimento andò in fumo.

La coordinazione fa parte del repertorio calcistico del ragazzo che ci crediate o meno.

Centrale destro — Beto

Nel 2011 lo Sporting, attraverso il proprio sito, diede vita ad un sondaggio per eleggere il miglior undici in assoluto della storia della squadra. Secondo i 74.066 votanti, uno dei posti di centrale di difesa appartiene imprescindibilmente a Roberto de Luis Gaspar de Deus Severo, meglio conosciuto come Beto.

Bisogna precisare che lo Sporting Lisbona e soprattutto la difesa dei primissimi anni del 2000 era incredibilmente virtuosa nella stagione che consacrò quella squadra sul territorio nazionale (subirono appena 22 reti, l’anno successivo 25). Beto è cresciuto nell’Academia sportinguista ed è arrivato in prima squadra nella stagione 1996/97: vi è rimasto fino al 2006 per poi tentare l’avventura francese al Bordeaux.

Centrale sinistro — Marcos Rojo

Marcos Rojo, il centrale difensivo argentino che non ti aspetti. A Lisbona è rimasto due stagioni, prelevato dallo Spartak Mosca per 5 milioni e mezzo (48 presenze e 5 reti). I 20 milioni spesi dallo United nel 2014 per portarlo a Manchester (più Nani) sembrano tanti, ma ciò che ha fatto vedere durante l’ultima edizione del Mondiale come terzino sinistro (richiama paragoni con il noto nome di una marca di salse che sarebbe incauto fare in questa sede) e intravedere durante la prima stagione in Premier depone a suo favore.

Certo, allo Sporting… sarebbe stata un’altra cosa.

https://www.youtube.com/watch?v=Q-ZyNjm-_CU

Terzino sinistro — Emiliano Insúa

A sinistra, per meriti personali, bisogna premiare il talento palesato nelle giovanili del Liverpool e con l’U-20 argentina di Emiliano Insúa, che ha passato un biennio (2011–13) in Portogallo. I 4,5 milioni di euro versati nelle casse dello Sporting dall’Atlético Madrid hanno posto fine alla sua esperienza portoghese.

La specialità di Emiliano è quella di essere un ottimo colpitore di testa rasoterra.

Regista — João Moutinho

Quasi 260 partite giocate con lo Sporting, 27 gol, 26 assist, ma soprattutto una visione di gioco incredibile e dei piedi educatissimi ne fanno uno dei talenti cristallini lanciati dallo Sporting nel panorama internazionale. Il passaggio al Porto avviene solo in seguito e per una cifra non così esorbitante (11 milioni).

Ha anche una discreta capacità nel calciare le punizioni.

Mezzala destra — Krasimir Balakov

Il trittico di interni di centrocampo è ben fornito da queste parti. Non solo, perché il Portogallo ha una scuola secolare di centrocampisti che sembrano avere molte caratteristiche comuni: fisicità, poca propensione alla velocità di movimento, ma un’ottima visione di gioco.

Il primo è un calciatore da Pro Evolution Soccer, quel Krasimir Balakov che faceva parte della meravigliosa Bulgaria di Stoičkov al Mondiale ’94. È davvero determinante, una leggenda della squadra portoghese: negli anni in cui allo Sporting gioca gente del calibro di Figo e Paulo Sosa, il bulgaro riesce comunque a lasciare il segno.

Lo Sporting lo scova nell’Eitar e un anno dopo quel mondiale andrà allo Stoccarda per una cifra intorno ai 2,1 milioni di euro attuali. Purtroppo anche per lui la storia si ripete, perché Balakov non riesce a ripetersi lontano dalla capitale lusitana: gli viene cambiata posizione e gioca trequartista, ma il rendimento resta altalenante.

Mezzala sinistra — João Mario

Non mi sento di escludere l’altro João, Mario, per ciò che ha fatto vedere fin’ora all’Inter. Cioè, nulla. Sono assolutamente convinto che non sia all’altezza di quei 40 milioni a cui l’hype mediatico estivo ne ha paragonato le qualità in termini di mercato.

Tuttavia, il valore di João è insindacabile e solo qualche sprovveduto può rifarsi all’Europeo della scorsa estate come argomentazione: duttile come pochi altri centrocampisti, è stato inquadrato tutta l’estate come “regista”, ma ha sempre giocato da trequartista oppure come centrale, ma senza quella qualifica. L’ultima stagione allo Sporting, con la nuova posizione ritagliatagli da Jesus ovvero quella di mezzala, è stata quella della sua consacrazione. Pazientate.

https://www.youtube.com/watch?v=iBRVZs1kY8c

Ala destra — Luis Figo

Per un feticista delle ali old school, la Primeira Liga ha anche in questo caso offerto degli ottimi spunti, nonché prodotti di prima scelta per il resto d’Europa. Esiste un Luis Figo, antecedente al glorioso Paso Doble che abbiamo conosciuto prima al Barcellona, poi al Real Madrid e infine all’Inter. C’è un prequel, degno di essere menzionato e rivisto, che si intitola Craque Imortal.

Luis Figo è un prodotto dello Sporting Lisbona ed è imprescindibile tanto quanto l’altra ala di questa formazione. Dagli albori della sua carriera è già un giocatore eccellente, maturo, con un’ottima propensione al dribbling, all’assist e alla giocata travolgente che solo il fuoriclasse può regalare, lasciandoti allibito più volte nella stessa stagione. Dopo la gestione Robson dello Sporting, passerà al Barcellona di Crujiff che gli cucirà addosso quel ruolo di ala destra che manterrà per tutta la sua carriera.

https://www.youtube.com/watch?v=fI7G5WhXtG8

Video di commiato che sciorina, una per volta, le migliori giocate di Figo negli anni dello Sporting

Ala sinistra — Cristiano Ronaldo

Il difficile, quando si scrive di Cristiano Ronaldo, è proprio scrivere di Cristiano Ronaldo. Perciò lascerei parlare qualche GIF in grado di soddisfare la nostra fame audiovisiva di giocate, rabone, tiri, rincorse della nostra ala sinistra (se posso consigliare una soundtrack per questa mini-gallery, provate con Loud Pipes dei Ratatat).

Primo stop e dribbling con la maglia dello Sporting.

Prima gara di salto in alto con la maglia del Real.

https://www.youtube.com/watch?v=izbvJJFtfyw

Centravanti — Islam Slimani

La mancanza di un centravanti di spessore, capace di fare la differenza, è uno dei nodi con cui la nazionale portoghese deve confrontarsi da diversi anni. Su Eder, il mattatore della finale contro la Francia, si potrebbe spendere qualche parola sul futuro, ipotizzando che alla soglia dei 30 anni diventi ciò di cui il Portogallo abbia bisogno, ma per il momento rimango vittima dello scetticismo generale. Il successore di Fernando Peyroteo ed Eusébio ancora non si è fatto vedere.

Premetto che non sceglierò Jardel come punta centrale della squadra per una semplice questione di coerenza: così come Moutinho è un prodotto dello Sporting, le fortune di Jardel in Primeira Liga cominciano nel Porto, dove resterà per quattro stagioni, segnò 130 gol in 125 partite superando la media del gol ogni 90 minuti.

Non sceglierò nemmeno Simão: pur essendo made in Sporting Academy, è coinvolto in un processo alla memoria per infiltrazioni Benfiquiste durante la propria carriera. Sulla falsa riga di Jardel con il Porto, segnò molto di più con le Aguias del Benfica e rimase a lungo all’Atletico Madrid.

E nonostante una delle scelte migliori sia Liédson (Liedshow per gli amici), sento di dover fare un’eccezione al buon senso e dare un premio alla contemporaneità e al gusto personale per il gioco di Islam Slimani. L’ho già definito devastante almeno in un’altra occasione.

L’algerino viene prelevato dal Belouizdad e si è fatto una fama durante il Mondiale brasiliano: grazie a un gol contro la Russia, Slimani porta l’Algeria agli ottavi, raggiungendo questo storico traguardo per la prima volta nella sua storia.

La sua ultima stagione allo Sporting è la migliore: timbra per 31 volte il cartellino in 47 partite. Poca tecnica, molta forza fisica, nel colpo di testa trova la quintessenza della punta centrale. È estremamente mobile e dotato di una certa aggressività. Al Leicester da quest’anno, è riuscito nella prima impresa di guadagnarsi un posto da titolare al fianco di Vardy.

Se ci spostassimo verso la panchina, la scelta sarebbe ampia e vasta.

Beto

Carriera calcistica emblematica del fado e dello spirito portoghese, per lui, prodotto del vivaio sportinguista (tanto per cambiare) non esordisce mai con lo Sporting ed inizia un lento e malinconico bolero in Spagna al Siviglia (dove vince un’Europa League, indovinate contro chi), poi al Porto, da quest’anno di nuovo nella capitale portoghese proprio allo Sporting, ma qui facciamo riferimento al Beto pellegrino.

José Fonte

Tanto quanto Soares, infatti, i due hanno un enorme potenziale e potrebbero seriamente continuare a fare le fortune della nazionale portoghese.

Cédric Soares

Guadagna un posto in panchina nonostante il più che onesto europeo giocato, la carriera in ascesa e la clausola da 30 milioni inserita nel contratto (una classica misura anti-Benfica, Porto e Braga).

Hugo Viana

Menzione d’onore e giocatore del cuore, visto che a 18 anni vince il premio di Miglior calciatore giovane dell’anno e scompare dai radar dopo il passaggio al Newcastle. Hugo ci pone di fronte alla sempiterna domanda della meteora di talento che drammaticamente si polverizza. Di lui non si hanno notizie dopo il gol in semifinale di Europa League segnato con il Braga contro il Benfica.

Si dice che si sia adattato al clima degli Emirati Arabi e che ormai sverni lì, magari sperando in una convocazione di una nazionale locale.

Eric Dier

Nel caso in cui il talento di Viana subisse uno dei suoi proverbiali cali di tensione, o di infortunio di uno dei tre titolari, la linea mediana sarebbe ben supportata da Eric Dier, che a dirla tutta meriterebbe una maglia da titolare, ma le decisioni tattiche e gli uomini vengono scelti secondo inclinazioni personali (è così che si lascia Baggio a casa invece di portarlo ad un mondiale). Dier, farebbe la fortuna di molte squadre, in grado di ricoprire più ruoli (ha iniziato come terzino), giocatore ordinato e solido, perno della manovra offensiva della nazionale inglese.

Carlos Mané

Altro giovane di prospettiva, altro talento indiscusso, altro ’94. In prestito allo Stoccarda c’è Carlos Mané, ala destra, a volte anche sinistra, per gli amici seconda punta. E’ esattamente quello che vi aspettereste fosse. Un’ ottima ala, con il patrocinio di Luis Figo il suo avvenire sarebbe certo radioso.

Il giovane Carlos corre come se fosse in campo aperto contro l’Olanda U-21

(No, non ho inserito Nani)

Fredy Montero

La prima associazione mentale che mi sovviene quando si parla di questa seconda punta è quella (personalissima) di un grande spreco. Fino alla finestra di mercato invernale dello scorso campionato, Montero era uno dei migliori giocatori dello Sporting. Finché non sono arrivati i cinque milioni del Tianjin Teda, a cui il giocatore, sulla soglia dei 30 anni, non ha potuto/saputo dire di no.

Teófilo Gutiérrez

Per descrivere Teo Gutiérrez in poche righe, è necessario partire dalla doppia natura del soggetto: personaggio + calciatore. Spesso le due nature non coincidono, mentre altre volte sono complementari.

Il primo è uscito da una dimensione spazio temporale abitata dagli uomini dell’universo Scorsese-Ritchie, aprendosi un varco a suon di gomitate e provocazioni, prendendo le sembianze terrene e nazionalità colombiana. Il secondo, la seconda-prima punta, è un insieme di giocate, danze e invenzioni che sono uno spettacolo per gli estimatori del calcio sudamericano.

Teó ha trascorso una sola, più che discreta, stagione allo Sporting prima di essere mandato in prestito al Rosario Central. Speriamo di rivederlo presto.

https://www.youtube.com/watch?v=MddLMlKynLw

Decide di esultare con lo spray, perché non aveva dietro la pistola ad aria compressa dietro, ed esistono un numero infinito di altre storie sulla visione personale di giusto e sbagliato nel mondo del calcio di Teófilo Gutiérrez.

Liedson

Qualcuno, quest’estate, sull’Internet l’aveva dichiarato morto, ma “O Levezinho” è stato costretto al ritiro dalle ultime annate fallimentari al Porto e al Flamengo. Liedson ha fatto la storia recente dello Sporting: agile e rapido, abile anche nei colpi di testa nonostante i suoi 63 kg è il giocatore complementare ad una punta adatta al gioco fisico come Slimani.

Bonus Track — Luìs Boa Morte

Qui l’auto-referenzialità aumenta. Quanti di voi hanno avuto l’onore di scoprire e lanciare questo velocissimo centrocampista durante il Campionato Master di Pes 6? Un’ esplosività incredibile, con questo nome che da solo bastava per incutere un timore immotivato, atavico e ineluttabile nel subconscio dell’avversario di turno (spesso il NAC Breda).

Ecco, Luìs come molti altri, meno talentuosi di lui è stato lanciato dallo Sporting e proiettato nel mondo del calcio inglese contribuendo alla nascita del mito di Arsenal, Southampton, Fulham e West Ham, prima di dispensare conoscenze calcistiche in Sud Africa e Grecia. Lui lo porterei sempre, in ogni squadra.

https://www.youtube.com/watch?v=zGPG9YdKymg

Articolo a cura di Danilo De Sensi

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