I primi 10 minuti di Space Jam 2

Crampi Sportivi
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6 min readAug 6, 2015

È l’8 luglio 2010, LeBron è nei camerini dell’ESPN a studiare l’imminente intervista. E’ nervoso, indossa una camicia a scacchi bianca e viola distensiva. Si guarda nello specchio, si tocca la linea della fronte, poi la barba, l’ha accorciata troppo, la sua vita sta per cambiare, indossa le scarpe marroni scamosciate con la gomma bianca, poche persone al mondo sanno dove andrà a giocare la stagione successiva, spegne il cellulare e liscia lo schermo nero con il pollice, lasciando una striscia che si dirada immediatamente. Qualcuno bussa alla porta e si affaccia dentro, è ora. Esce dalla stanza e attraversa i corridoi pieni di tecnici, giornalisti, operatori, sente l’adrenalina e la pressione, un grumo di paura e di eccitazione gli prende lo stomaco, come prima di una Gara 7. Entra nell’ampio studio, c’è un piccolo palco nero, con due sedie, due tavolini, due bicchieri. Dieci minuti dopo è in onda. Jim Gray conduce l’intervista, le domande vanno a stringersi come una morsa per 5 minuti fino ad arrivare al punto: The answer to the question everybody wants to know: LeBron, what’s your decision?

Una foto rubata dal set.

LeBron aspetta un secondo, deglutisce e inizia: in this fall, poi si blocca, ricomincia, in this fall…

Un rombo fa vibrare lo studio dell’ESPN, Jim Gray si tocca istintivamente l’auricolare e si guarda intorno, LeBron dissimula la tensione con una risata. Gray prontamente torna all’intervista con un sorriso e una battuta, LeBron riprende il filo e risponde: in this fall I’m going to take my talents toBBBRBRRAAAAAMMMM KRRAAAAAKKK KKGGHHSBRROOOOOOOOMMMM!!!!!! Il tetto dello studio televisivo viene scoperchiato, Jim Gray è a terra circondato da fogli svolazzanti, la platea urla e si accalca tra le sedie rivoltate, tecnici e operatori corrono ovunque, sferzati dal vento gelido che è entrato dalla volta spaccata degli studi televisivi. LeBron è in piedi e guarda in alto, illuminato dalle luci bianche dello studio, la camicia aperta e svolazzante. Il rombo ora è assordante, il cielo è oscurato da una forma gigantesca che cala lentamente. In America e nel mondo sono tutti in piedi, incollati allo schermo, increduli, accalcati nel centri commerciali, nei locali. Su Twitter e Facebook il momento della spaccatura dello studio viene condiviso e riguardato milioni di volte. Intanto nello studio un fascio di luce ha investito LeBron e il piccolo palco dell’intervista. Jim Gray è strisciato via ed è stato soccorso dalla polizia che ha ormai occupato gli studi ed è tutta intorno con le armi puntate. LeBron non ha ancora detto nulla, guarda in alto e ha le mani aperte verso le forze dell’ordine, come per calmarli, invitandoli a non fare mosse sconsiderate. Ora la diretta della trasmissione divide in due parti lo schermo, mostrando sulla sinistra LBJ e sulla destra la ripresa del palazzo da un elicottero. Si vede chiaramente una gigantesca astronave che si è appoggiata sull’edificio della ESPN. La cittadina di Greenwich, Connecticut, è totalmente paralizzata, invasa dalle forze dell’ordine e dalla stampa. Sciami di elicotteri della polizia circondano l’enorme astronave nera.

La diretta torna a schermo intero su LeBron. Il silenzio nello studio è irreale, si mischia al brusio sommesso degli auricolari e alle corse e alle telefonate nelle quinte e in tutto l’edificio. Poi c’è un unico sibilo, indescrivibile e metallico, dell’astronave. Il mondo è in sospeso, ormai la diretta è su ogni canale. Lebron dice una frase, con tono fermo ma prudente, con il volto fisso verso il cielo: “Non vi muovete, sta scendendo qualcuno”.

Improvvisamente uno SWAT irrompe sul piccolo palco e si avvicina a LeBron per afferrarlo, automaticamente il fascio di luce si tinge di rosso e il sibilo metallico dell’astronave vira ad una frequenza assordante che fa piegare l’intera città in ginocchio, con le mani sulle orecchie, LeBron stordito spinge via l’agente speciale, facendo tornare tutto come prima. Si volta verso gli agenti spaventato e contrariato poi guarda in alto e in quel momento emerge dall’oscurità del cielo una figura, che cala nella luce e va a sedersi sullo sgabello di Jim Gray di fronte a LeBron. E’ un ragazzo di vent’anni, biondo, occhi azzurri vispi, 1 metro e 80, sbarbato, i capelli ben pettinati, pantaloni blu di seta, camicia azzurra, sereno, innoquo, quasi timido.

“Siedi LeBron, per favore”.

LeBron si siede, fissandolo.

Il silenzio intorno è assoluto.

“Mi dispiace per l’irruzione, ma non abbiamo molto tempo”

“Chi sei” replica LeBron.

“Ho pochissimo tempo per spiegarti tutto, ma purtroppo il tuo destino è già segnato, dovrai seguirmi nello spazio”.

“Cosa?!” LeBron lo guarda sbigottito.

Dall’astronave comincia a crescere un rombo profondo.

“Ti faccio un mega riassunto della situazione in pochi secondi: alieni cattivi arrivano mio pianeta schiavizzano tutti uccidono terrorizzano poi creano mega giochi per divertirsi e chi perde muore e loro vincono sempre perché mega potenti indistruttibili allora io gli dico che c’è gioco super bello a cui loro possono perdere, loro rosicano mega e sbroccano e vogliono giocare e vincere, io gli dico di fare mega torneo tra tutti i pianeti che hanno schiavizzato e la squadra che vince ha un desiderio mega inequivocabile che bisogna avverare per forza (ovviamente il mio desiderio è di liberare tutti i pianeti perché sono buono), loro mi chiedono che gioco è e io gli rispondo CHE È NATURALMENTE IL BASKET, loro cominciano a studiarlo e a impararlo e già sono fortissimi e io già mi sto cagando sotto infatti, però gli ho detto che siccome stavano uccidendo troppa gente sul mio pianeta, per rendere il torneo interessante, io potevo scegliere la mia squadra da altri pianeti, ma loro che si sono bene informati mi hanno detto che potevo scegliere solo un umano e il resto della squadra non potevano essere umani (furbi bastardi) allora io a chi ho pensato?”

LeBron deglutisce: “Beh…”

Il ragazzo ricomincia “Ho pensato ovviamente a te e ho viaggito fortissimo nello spazio e nel tempo sottraendoti a questa decision, che tu non lo sai, ma ti avrebbe dato gioie ma anche tanti dolori, perché io tra l’altro vengo tipo dal futuro, ma non ti sto neanche a spiegare, infatti nel futuro io e te ci conosciamo, ma questa è un’altra storia, in ogni caso tra qualche secondo partiamo per il torneo che tu dovrai vincere per salvare l’universo, anche perché alieni cattivi arriveranno anche qui etc etc”.

LeBron: “Mah… e il resto del quintetto, chi sono? Sono forti?”

Ragazzo: “Beh… SONO SIMPATICISSIMI E NON VEDONO L’ORA DI CONOSCERTI”.

Il rombo dell’astronave ora è assordante, tutto intorno trema e i due sotto al fascio di luce cominciano a sollevarsi da terra come attratti da una forza invisibile. Il ragazzo ora sorride e abbraccia LeBron, mentre entrambi volano lentamente verso l’alto, sotto di loro la polizia cerca di intervenire inutilmente. Prima di sparire nell’oscurità dell’astronave LeBron si rivolge al biondino e la sua voce si sente ancora forte e chiara nelle dirette di tutto il mondo.

“Ma tu chi sei, almeno dimmi come ti chiami”

E il ragazzo: “Il mio nome è Delly e non ti libererai di me facilmente”.

Venuto dal futuro.

LeBron scompare nel ventre dell’astronave in mondo visione, subito dopo, al culmine del rombo assordante in una frazione di secondo l’enorme astronave diventa un punto infinitesimale nel cielo lasciandosi dietro una sottile striscia azzurra, nel silenzioso cielo stellato della costa est.

I giornalisti sono ancora accalcati intorno al palazzo, pietre e detriti sono rovinate in giro, polizia e ambulanze riempiono la notte con le loro luci intermittenti. Jim Gray è seduto sul retro di un’ambulanza, con una coperta sulle gambe e una tazza di caffè in mano. Un giornalista lo avvicina e lo saluta: “Tutto bene Jim?”

“Solo un graffio e un po’ di spavento”.

“Questa storia è pazzesca”.

Jim Gray rimane in silenzio guardando in nessun luogo preciso.

“Volevo chiederti una cosa Jim, sapevi in quale squadra sarebbe andato LeBron? A te lo aveva detto?”

“Credo che nessuno lo saprà per molto tempo, LeBron è partito per una grande avventura, un’avventura pericolosa. Che dio ce lo riporti tutto intero.”

Una foto del buio all’interno dell’astronave.

Buio.

Buio.

Suono di passi e voce di LeBron che bisbiglia “Non vedo niente”

Suono di sgranocchiamento.

Suono di qualcuno che sbatte sul metallo e conseguente grugnito di dolore di LeBron.

Suono di Sgranocchiamento.

Voce di coniglio: “Ehm… che succede, amico?”

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Cala la mega scritta “Space Jam 2” e inizia la canzone Amazing di Kanye West sulla quale scorrono i filmati di tutte le azioni più spettacolari della carriera di LeBron James (che poi scopriremo sarà un filmato che stanno vendendo i cattivi per studiarlo, ma non è che posso raccontarvi tutto il film).

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