Il governo tecnico-tattico che vorremmo alla guida del Paese

Crampi Sportivi
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7 min readDec 7, 2016

Quando il Paese chiama, il pallone risponde. D’altronde sarebbe anche ora di restituire un po’ della dedizione ricevuta in tutti questi anni, signor pallone. Ecco le nostre proposte per un governo tecnico-tattico in grado di traghettare la Nazione alle prossime elezioni (e magari di occuparsi di riforme condivise, nel frattempo).

1. Ministro della Difesa — Joseph Dayo Oshadogan

Perché sì, potremmo scegliere Cannavaro, Nesta o Baresi, ma quanto sarebbe scontato? E soprattutto, quando servirebbe al Paese una rottura dello status quo nei ruoli chiave? Quanto sarebbe utile spezzare la continuità con un certo establishment? Probabilmente quanto spezzare tibia e perone a un potenziale offender o quanto una rottura del crociato a chiunque pensi di poter minacciare la sovranità nazionale. E allora chi meglio di Joseph Dayo Oshadogan, che picchia forte, picchia duro, picchia per tutti quelli nati su questo suolo.

2. Ministro della Sanità — Alexandre Pato

Per ripensare una sanità volta ai segmenti più fragili della società ci vogliono delle giunture fragili, in grado di solidarizzare. Voglio dire, chi conosce meglio di Pato il reale valore di una degenza ospedaliera?

3. Ministro degli Esteri — Gianfranco Zola, the Magic Box

L’unico in grado di conquistare qualsiasi cuore batta fuori dai confini nazionali. Chiedere a Rio Ferdinand, chiedere a chiunque.

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4. Ministro delle Politiche Agricole e forestali — Mirko Valdifiori

Nomen omen. Poco altro da aggiungere.

5. Ministro dell’Ambiente — Andrea Barzagli

Animo sensibile, atteggiamento protettivo verso ogni tipo di forma di vita, senziente e non, generosità nello sforzo,piglio da stopper indefesso e dinamico. Andrea Barzagli unico nome possibile per l’ambiente.

6. Ministro dell’Istruzione — Maurizio Sarri

Insegnare calcio, recuperare Insigne ossigenato e indisciplinato e sbagliare con Mancini perché per insegnare è sempre meglio non smettere mai di imparare, e mettersi in discussione. E soprattutto avere una voce baritonale.

7. Ministro della Giustizia — Guglielmo Stendardo

Uno dei pochi che abbiamo trovato ad avere i titoli giusti. Dico, lo vogliamo valorizzare uno dei pochi calciatori laureato in giurisprudenza?

8. Ministri dell’Interno — Triumvirato Sergio Pellissier-Dario Dainelli-Alessandro Gamberini (con il resto del Chievo al sottosegretariato)

Chi meglio del Senato del Chievo può gestire gli Affari Interni, ottimizzando l’esperienza e la concretezza delle risorse interne al Paese, per una mobilità amministrativa e burocratica che per secoli è sembrata destinata alla B e invece, toh, sta sempre là?

9. Ministro delle Belle Arti — Andrea Pirlo

‘nuff said.

10. Ministro per le Politiche Sociali — Damiano Tommasi

Oh, io starei più che tranquillo. Finalmente.

11. Ministro delle Pari Opportunità — Andres Guglielminpietro

Il nome suona benissimo, e comunque un plauso a chi dà una chance a entrambe le sponde di una città incidendo il giusto. Ove per ‘giusto’ ci mettete quello che preferite, quello che più vi aggrada.

12. Ministri della Semplificazione e delle Infrastrutture — Jorginho Frello e Diego Perotti

Da una parte il 97% di passaggi completati, dall’altra tecnica, classe, assist e controllo sopraffino. Il massimo per gestire al meglio le risorse tra gli spazi lasciati liberi dagli altri Ministeri.

13. Ministro dell’Economia — Simone Padoin

Non che abbia capacità o competenze, eh, però per non stranire Bruxelles che si era finalmente abituata a Padoan, che peraltro manteneva una certa continuità rispetto a Padoa-Schioppa, tanto vale giocare su lettere e assonanza e portargli Padoin. Magari non se ne accorgono, e se ci dicono qualcosa gli rispondiamo che il nome era scritto anche prima così ed erano loro a non essersene accorti. Tanto più che al Bilancio abbiamo il nome perfetto per non lasciare Pado da solo.

14. Sottosegretario al Bilancio — Giampaolo Pozzo

Ok, la sua Udinese non è più quella di un tempo, ma chi è che per tanti anni è riuscito a valorizzare risorse del territorio e a importarne dall’estero, facendo coincidere il tutto con un’oculata gestione del patrimonio e con un insospettabile e meritato approdo in Europa? Tanto più che, appunto, se l’Udinese non regala più certe gioie, tanto vale trovare nuovi stimoli per il Patron friulano.

15. Candidato Premier — Paolo Maldini

Cioè, quantomeno ci piacerebbe. Avrebbe il profilo giusto. Non è mai stato uno yes man pur essendo stato un grande Capitano, sa reggere le critiche, ha grinta, carattere e profilo internazionale, è comunque il calciatore più importante e forte (nel rapporto tra ruolo e carriera) che l’Italia abbia mai avuto, Paolo Maldini è il perfetto Presidente del Consiglio. L’unico problema è che rifiuterebbe perché non troverebbe il progetto convincente. E allora, avendo pensato a tutto, ci tuffiamo su una seconda scelta che poi definire seconda scelta è anche ingiusto.

16. Presidente del Consiglio dei Ministri — Alessandro Del Piero

Perfetto, dai. L’altra sera dopo il derby era ospite in studio su Sky e ha dichiarato una cosa perfetta, equidistante, per la prima volta l’ho sentito parlare dei “problemi della Roma”, cioè di una delle sue opposizioni storiche che però raramente ha avuto ambizioni di concreta vittoria elettorale. “Ora la squadra deve decidere cosa fare, se adagiarsi sugli allori di questa vittoria come spesso accaduto, oppure farne un primo passo per un traguardo più grande”. Come un Premier qualunque, che si mescola a cose di cui non si è mai occupato, il presidente di tutti (tornato dall’estero poi, esperienze sia in Paesi ricchi come l’Australia che più poveri come l’India). Il candidato che non ti aspetti, uscito dal suo partito tra l’altro prima ancora che lo trombassero. Un’occasione più che concreta di realizzare il compromesso storico, dopo quasi quarant’anni.

17. Senatore a vita — Javier Zanetti

Finalmente in un contesto societario dove il suo voto e il suo carisma, oltre a spargersi come luce su una landa desolata, può anche fare la differenza.

18. Custode di Montecitorio — Marco Ballotta

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“L’entrata è da quella parteeeeeee”[/caption]

Il giusto premio alla carriera.

19. I nuovi padri costituenti

Gigi Simoni, Fabio Capello, Giovanni Trapattoni, Carlo Ancelotti, Arrigo Sacchi, Nedo Sonetti, Edy Reja, Marcello Lippi, Claudio Ranieri, Zdenek Zeman, commissione presieduta da Gigi Riva.

Perché sarebbe necessario ripartire dall’ultima cosa che è andata storta, e rimettere insieme tutte le filosofie fondanti di questo Paese, anche quelle opposte, in una carta concreta e aggiornata ai tempi moderni. D’altronde abbiamo messo apposta Gigi Riva come presidente di commissione, perché sarebbe l’unico in grado col carisma e il senso delle istituzioni necessari a far rigare tutti dritto.

20. Presidente della Repubblica — Carletto Mazzone

Come avete notato non abbiamo inserito Carletto Mazzone tra i padri riformatori-costituenti, e la ragione è che non c’è nessuno più adatto di lui al Colle. Innanzitutto perché a Roma è di casa, essendo trasteverino, e soprattutto perché a capo delle forze armate meglio avere uno che preferisce risolvere le cose correndo a piedi e a mani nude incontro all’avversario.

Special guest — Addetto al Ponte sullo stretto — Ingegner Shunsuke Nakamura

Ingegnere giapponese di chiara fama, verrà incaricato di costruirlo, ‘sto benedetto ponte sullo stretto. Si metterà in pizzo in pizzo sul lungomare di Scilla e piazzerà i mattoni col sinistro da calcio piazzato, a uno a uno, fino a Messina. Così vediamo. Poi, oh, quando finisce finisce.

Da un’idea di Francesco Saverio Balducci, con il contributo di Simone Vacatello, Simone Nebbia, Claudio Balboni, Massimiliano Chirico, Armando Fico, Simone Pierotti, Alessandro Fabi, Matteo Serra, William Valentini, Sebastiano Bucci, Luigi Di Maso, Mattia Pianezzi, Gabriele Anello.

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