Il re è ancora affamato

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
4 min readJul 29, 2016

“Se mi sdraio […] posso visualizzare a piacimento la gara perfetta da disputare. Sono in grado di vedere la partenza, le bracciate, i muri, le virate, il tratto finale, la strategia…tutto. L’immagine è così vivida che riesco a percepire perfettamente ogni dettaglio, persino la scia alle mie spalle”.

Una dichiarazione che può sembrare esagerata, quasi paranoica, ma se a raccontarlo è qualcuno chiamato Michael Phelps la musica cambia, e di molto.

Che il Kid di Baltimora, com’è chiamato in patria, fosse destinato a grandi cose lo si era già visto ai Mondiali del 2007 a Melbourne, dove in una sola settimana di gara stabilì cinque record del mondo. Il paragone con Spitz divenne inevitabile: Michael a Pechino avrebbe gareggiato otto volte tra gare individuali e staffette e il record del suo predecessore era a portata di mano. Bastava vincerle, tutte.

A chi gli chiese, tempo dopo, se quello era l’obiettivo rispondeva che in realtà “era un mezzo in vista di uno scopo. E per me lo scopo non è mai stato rincorrere la fama, la fortuna o la celebrità. Se avessi vinto otto ori […] quelle medaglie avrebbero fatto ciò che nient’altro era in grado di fare. Avrebbero contribuito a realizzare il mio sogno più grande: accrescere l’importanza del nuoto nel programma sportivo degli USA […]”. Che sia la verità o meno, cambia poco: gli otto ori sono arrivati e il nuoto ha trovato il suo nuovo Re, anche e forse soprattutto in America.

https://www.youtube.com/watch?v=2a8LoDfjg1k

Il terzo successo arrivò senza particolari problemi: nei 200 stile libero non ebbe rivali e chiuse in 1’42’’96, migliorando il già suo record di 90 centesimi. Il 13 agosto era il giorno della gara per eccellenza, la sua: i 200 misti. La distanza che preferiva e che nuotava ad occhi chiusi. E questa volta lo fece letteralmente: dopo la partenza, gli occhialini gli si riempirono d’acqua. Disputò l’intera gara quasi alla ceca, ma la preparazione mentale del Cannibale gli permise di vincere lo stesso. Anzi, di stravincere battendo un certo Laszlo Cseh e abbassando il world record di 6 centesimi.

È passata un’ora dalla quarta medaglia d’oro e Phelps scende di nuovo in acqua per la 4x200 stile libero. Una staffetta memorabile, quella americana: il Kid partì di nuovo come primo frazionista fermando il cronometro sull’1’43’31, secondo miglior crono nella storia. Alla fine, grazie anche a una frazione strabiliante di Ryan Locthe (1’44’’28), gli statunitensi si aggiudicarono l’oro e il primato del mondo, staccando la Russia di oltre 5 secondi e abbattendo per la prima volta la barriera dei 7 minuti (6’58’’55). Sui 200 misti Phelps ripete la sfida dei 400 con Lochte e Cseh e il risultato fu lo stesso: sesto oro e sesto record del mondo.

Il traguardo degli otto ori distava solo più due lunghezze, ma Michael rischiò di vedersi scombinare i piani nella gara dei 100 delfino. Nei giorni precedenti aveva già disputato 15 gare tra batterie e finali, la stanchezza cominciava a farsi sentire e di fronte aveva il serbo Milorad Čavić. Al passaggio dei 50 metri il serbo era in testa, nove centesimi sotto il record de mondo, mentre Phelps virò in settima posizione.

La rimonta fu implacabile, a dimostrazione di quanto Phelps sia in grado di vincere le gare prima ancora di disputarle: una condizione mentale spaventosa che gli fruttò il settimo oro, questa volta senza primato mondiale ma con una scia di polemiche che ancora oggi, probabilmente, resta aperta. Phelps e Čavić arrivarono sul traguardo appaiati ma l’americano, probabilmente grazie a un arrivo più deciso e soprattutto più preciso, risultò ancora primo di un centesimo (50’’58). Il record di Spitz era raggiunto, nonostante il tentativo di ricorso, respinto, del comitato serbo.

E proprio l’ex primatista a stelle strisce dichiarò: “Questo risultato dimostra che questo ragazzo non è solo il più grande nuotatore di tutti i tempi alle Olimpiadi, ma forse è il più grande atleta in assoluto”. Non poteva di certo immaginare che di lì a pochi anni la storia gli avrebbe dato ragione.

https://youtu.be/0KLy-NnTD2o?t=2m53s

Il 17 agosto, cala il sipario sulle Olimpiadi di Phelps con la 4x100 mista, staffetta che l’America, con la sola eccezione di Mosca 1980, ha sempre vinto ai Giochi. E anche questa volta non si smentisce. Phelps disputa la frazione a delfino chiudendo in 50’’15, miglior frazione lanciata di sempre, dando un vantaggio notevole all’ultimo staffettista: Nathan Adrian chiude la staffetta in 3’29’’35 davanti ad Australia e Giappone. Phelps era definitivamente nella storia: otto ori, record di Spitz disintegrato e una leggenda riscritta dopo ben 36 anni da Monaco 1972.

E oggi? Oggi ha 31 anni, è marito e soprattutto padre. Tuttavia, tanto per non perdere le vecchie e buone abitudini, si è qualificato per Rio 2016 con i 200 farfalla: la sua gara, da sempre.

https://youtu.be/K-mEz10aPKs?t=2m8s

La sua quinta Olimpiade, che vive in maniera più serena e soprattutto più matura è finalmente realtà:

Giulia Abbate — Torinese di nascita e granata da sempre, ha passato più tempo nelle piscine che sulla terra ferma. Sogna uno ritorno in vasca e intanto collabora con diverse testate sportive.

--

--