Indagine sui marcatori al di sopra di ogni sospetto

Crampi Sportivi
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8 min readMay 1, 2017

Facciamo un gioco. I giocatori devono essere vivi (niente Puskas), in attività (niente Van Basten), con carriere di almeno un decennio (niente Belotti). Poniamo un limite, tipo i mille gol di Romario o di quell’altro brasiliano che tutti ci scordiamo sempre, Arthur Friedenreich, che però vai a vedere se li ha fatti veramente. Anzi, facciamo gli onesti e togliamo le amichevoli, perché anche a 761 miseri centri Pelè non si discute (primo e inarrivabile Bican, a quota 805). Dopo un po’ di spippolamento, scegliamo un parametro per fissare un minimo sindacale: io, per esempio, mi sono appena flashato sul fatto che Mandzukic-il-sacrificato (#comeeto’o; #naturalbornkillers), a 31 anni ha comunque segnato 202 volte in 475 match ufficiali. Aggiungiamo, per ravvivare il tutto, un qualche parametro con la punta arrotondata: nel mio caso ho scelto di concentrarmi, ma solo nei casi rilevanti, sulle annate da almeno 20 reti con i club (ancora più ganzo se consecutive), per notare come il medesimo Mandzukic abbia fatto il fuoco in campionato solo tra 2007 e 2009, alla Dinamo Zagabria, con due stagioni da 20 e 24, e nel triennio 2012–2015 (22–26–20).

Non so dire a quali grandi conclusioni ci porterà tutto questo (il tempo passa? i record sono fatti per essere battuti? teoria delle marcature comparate? i miti greci?); in ogni caso, ormai è troppo tardi perché la colla vinilica non faccia effetto. Ah, la media-gol a partita a volte conta, a volte no. So soltanto che valgono gli anni da pro nei club e per le nazionali il conteggio inizia dalle Under-15, le prime di livello. Marcature nella massima serie, ma anche nelle serie minori. Mescoliamo il tutto con un po’ di nozionismo spicciolo, per non perdere mai di vista l’obiettivo: Baggio è fermo a 321 centri in carriera, Piola (con numeri preoccupantemente “baggeschi” a sua volta) a 315.

L’Olimpo: quattrocento e cinquecento (con una divagazione sugli africani)

Cristiano e Messi a memoria, tutti insieme: circa 520 per il primo, 510 e due anni in meno per il secondo. Soprattutto stanno segnando proprio adesso, mentre leggete, e quando andrete in bagno la versione inglese di Wikipedia avrà riaggiornato la pagina e i vostri preziosi calcoli saranno andati a puttane. Icone, eroi enciclopedizzati live della stessa risma di Federer, Lebron, Valentino, Hamilton, Serena e Bolt, ma il gioco così è troppo facile e un po’ ci si annoia. Ovvio che il terzo, in questa speciale classifica, sia Zlatanone nostro, che, fresco di infortunio stronca-carriera nel momento in cui vi scriviamo, è a una decina di timbri dai cinquecento, in diciannove stagioni: sarà orribile vederlo raggiungere la cifra tonda negli USA e non nel Malmö. In realtà bisogna scovarle, le chicche.

Tipo che se esiste un giocatore rappresentativo della quota-20, questi è senza dubbio Samuel Eto’o. 401, di cui 57 con il Camerun (pure olimpico) e 344 con i club, impreziositi dal fatto di essere stati segnati tutti in Europa. A trentasei anni, ha superato quota 400 gol in 20 annate e queste righe, alla fine, sono un po’ un coming out: pensavo a una punta mostruosa a caso e mi è venuto in mente lui. Giusto per non generalizzare sulle provenienze, noto che è impari la lotta con Drogba, il cui trasferimento a Phoenix è stato letto, da Bologna, come una reazione all’essere stato fin troppo troppo bullizzato da Mancosu. Il fu-magnificamente è a 356, con l’aggravante di aver giocato una stagione in più rispetto a Eto’o e aver collezionato solo due annate in fila ad almeno 20 (2002–2004: tra Guingamp e Marsiglia), da tenere ben distinte dagli apici di 33 e 37 in maglia Chelsea.

E Adebayor? Da Istanbul ha detto 214, che comunque dài. Solo una volta, però, sopra i 20: ne mise addirittura 30 nell’Arsenal del 2008, in un momento in cui essere wengeriani era un po’ più in voga e Henry (450 in carriera) si cominciava ad ambientare nella Liga. Comunque, per tornare a chi i quattrocento li ha superati, non possiamo dimenticarci di David Villa, altro espatriato che si è condannato troppo presto ad un esilio volontario. Sta legittimando con una permanenza prolungata e una fascia da capitano il passaggio a New York (ma quanto stona, quella parentesi a Melbourne!): il suo bottino, allo stato attuale, recita 418, con buone probabilità di arrotondare. Già ampiamente nella storia per il fatto di essere il recordman di reti in nazionale, con cui ha vinto tutto, ha sfiorato l’antologia quando per colpa di un Sergio Ramos non ha vinto un’altra Champions. Il tutto, considerando che El Guaje è oggetto di culto anche tra Saragozza e (soprattutto) Valencia, dove preferiscono citarlo come “Villa Maravilla”.

La zona-trecento: Argentina, Barcellona e vari outsiders

Mi concentro sul blocco degli argentini, tanto per. Higuain, a trent’anni e tredici stagioni compiute, è a 289 (sto scrivendo dopo Atalanta-Juventus); Tevez, a trentatré e diciassette stagioni, è a 301; Aguero, ormai ventinovenne, è già all’emblematica quota di 333 e sembra destinato a staccare gli altri connazionali (101 all’Atletico). E gli altri supereroi del tridente catalano? Neymar, unica eccezione al regolamento in virtù di sole otto stagioni all’attivo, è a 306 in venticinque anni di età: facili, in prospettiva, i 500. Stratosferico è Suarez a 378: di fronte a questo dato, che nulla ha a che fare con la condotta del coniglio e con le simpatie personali, possiamo solo inchinarci; al Barcellona ha già superato i 111 realizzati con l’Ajax. E mi sono un po’ commosso, lo ammetto, notando che Rooney ha quasi trentadue anni e ne ha messi quasi 330: questo perché, come tutte le leggende, ha esordito quando era in età da riformatorio e suo zio aveva assoluto bisogno di diventare milionario grazie alle scommesse sul di lui futuro. Wayne avrà anche cambiato ruolo più volte e si sarà impiantato dei capelli extra, ma siamo al cospetto di numeri che ne fanno un attaccante da leggenda.

Partendo dalla mattonella di Aguero, il drappello di inseguitori è nutrito. Cavani è a 328, e sarebbe stranissimo non vederlo superare di molto i 400. Mostruoso è Lewandowski, che a 330 e spiccioli ha ancora almeno cinque anni per fare sfracelli (è un 1988). Tra loro due, fermo a 329, si situa Mario Gomez, che avrà pure perso tempo a Firenze ma, per il resto, ha svolto il suo sporco lavoro da grande professionista. A seguire, god only knows quanto valgano i 330 di Claudio Pizarro: i 20 in nazionale sono un punto fermo (ma poi, si è mai ritirato davvero dal Perù?), mentre l’altra cifra tonda dice che con i club siamo a 310 (126 al Bayern e 144 al Werder). Va annoverato in questo gruppo anche Berbatov (323), ad oggi senza squadra ma, pare, intenzionato a rientrare quanto prima. Per lo stesso motivo dobbiamo nominare Forlan, ancora formalmente “attivo” e fermo a 304.

Un capitolo a parte spetta a un altro blocco di illustri candidati. Fred è a 353 (ora al Mineiro); Karim Benzema è perennemente in crisi, ma i 306 sigilli fatti registrare finora parlano al suo posto: non sappiamo se avremo modo di vederlo in Italia né se resterà a Madrid; in ogni caso, la strada è ancora lunga. Di appena due lunghezze è staccato Fernando Torres, le cui medie realizzative hanno conosciuto un sensibile livellamento già da parecchi anni; d’altra parte, la sua attuale dimensione da figliol prodigo fa pensare che non dovrebbe riuscire a salire di molto. Quanto a Totti, lo “scusate se è poco” di ogni discorso statistico, ora siamo a 334 totali.

Chi punta ai trecento e chi ne è ben al di sotto

In prima fila, con la bava alla bocca, Dzeko a 270. Il suo miglior periodo coincide con gli anni al Wolfsburg: tra 2008 e 2010 ne ha infilati 65 (36+29) prima che il City lo blindasse per un po’. Curioso che prima della Germania il suo apice fossero le 13 reti al Teplice, notevole che in questa stagione sia già a 35: a lui il compito di eguagliarsi, se non di superarsi. Poi un nome a caso: il Gila, 264. Questo ultimo anno sembra un po’ come il periodo di Nicola Amoruso all’Atalanta, primo team in cui militò senza bollare: abbiamo quattro giornate — con la spietata concorrenza di Cerri — perché il buon Albert, sempre più icona degli stempiati, sblocchi la stagione e si decida a fare, al più presto, il Luca Toni della SPAL. Purtroppo dobbiamo segnalare una nota dolente: uno 0 è già in archivio, frutto dei quattro mesi ad Empoli. Falcao è a 261, anche se ha perso praticamente due anni, appena sopra Robinho (254, senza che nessuno ne avesse la percezione) e Soldado (253: il gemello di quest’ultimo, l’omologo Negredo, è a 223). La longevità ne ha regalati 247 a Keržakov e 238 a Podolski, autore di una recente cinquina turca, ma anche 237 a Bacca. Oscar Cardozo pizarreggia a sua volta, facendo registrare un ottimo 232. Abbiamo, è vero, snobbato la Premier. E allora pronti, perché è grossa. L’idolo assoluto è Jermain Defoe, che si trova a 295 (ma due sole volte in carriera sopra i 20 in campionato) e al Tottenham ne ha regalati circa la metà, più i dodici di Toronto. Darren Bent è arrivato a 214, ma al Derby sta andando malino e il declino è palpabile. Altri duecentisti: Giroud, fermo a 208, e Crouch, che non muore mai ed è a 217 (quest’anno 4 in campionato e 3 in coppa). Palacio di rabbia ha raggiunto i 206, pur non andando in doppia cifra da millenni.

Alti grandi nomi non hanno segnato “troppo”. Jackson Martinez, che mi è sempre piaciuto per il nome esotico e per l’esplosione tardiva, è solo a 198, senza che le scelte che ha compiuto gli rendano onore: nemmeno quotato un semestre al Milan entro i prossimi due anni. Un superbomber internazionale come Lucas Barrios, per capirci, è a 196, proprio mentre quel fattone di Gignac ne ha appena 186 (come un Germàn Denis qualunque) e Gomis dopo lo Swansea ha toccato i 187. Diego Tardelli a 196, Diego Costa piuttosto attardato a166: sono più o meno la metà dei gol del coetaneo Lewandowski, più anziano di due mesi. Dinnanzi ai 169 di Lukaku (altro off topic e mi scuso, ma sarà per sempre “quello che a quindici anni giocava titolare in Champions”), i 176 di Quagliarella acquistano il giusto valore, come i 167 dell’highlander Pellissier. Ibisevic solo a 172 e pensavo di più, honestly; Mertens è attualmente a 173 centri. Chiuderei riflettendo sul fatto che Cacia è a 153 (quasi come Cassano), Clint Dempsey a 198 e Aduriz, di cui mi dimentico sempre, è a 269, 13 dei quali nei Paesi Baschi. Tavano a 214, e ho detto tutto.

Articolo a cura di Alessandro Fabi

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