La locura

L’arrivo di Ronaldo alla Juventus non è mai stato un sogno per i tifosi, perché troppo grande per essere immaginato. Eppure è ormai fatta.

Pietro Galimberti
Crampi Sportivi
5 min readJul 6, 2018

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“The more you dream, the farther you get”. (Più sogni, prima raggiungi i tuoi obbiettivi). Parola di Michael Phelps, ventitrè ori olimpici.

Ci sono sogni possibili, anche se molto remoti, e situazioni che non sogniamo nemmeno perché sono in teoria irrealizzabili. Innanzitutto perché a quelle condizioni non ci siamo mai nemmeno andati lontanamente vicino da averle assaporate; in secondo luogo perché ci sono diversi parametri che le rendono più lontane che vicine.

L’approdo di Ronaldo alla Juventus è una di queste: in primo luogo per l’aspetto economico, in secondo luogo per il giocatore in sé. Perché un calciatore che ha già vinto tutto quello che poteva vincere e che si sta avviando verso la fase finale della sua carriera (anche se a 33 anni può ancora giocare diverse stagioni meglio di ogni altra persona che appoggia i tacchetti su un pallone che rotola) può iniziare, inevitabilmente, a pensare meno a ciò che vuole ancora vincere e un po’ di più a quanto potrebbe guadagnare.

Se parliamo poi di un personaggio con oltre 100 milioni di followers su Instagram (naturalmente, lo sportivo più seguito al mondo) — l’unico insieme a LeBron James ad avere un contratto a vita con la Nike, che possiede due alberghi, un brand di intimo, profumi e jeans venduti con il suo marchio — è facile comprendere come l’aspetto economico sia parte integrante (e non secondaria rispetto al lato sportivo) della sua vita.

Da questo punto di vista, per una società come la Juventus che negli ultimi anni ha sempre attraversato sessioni di mercato equilibrate — spendendo sì diversi milioni (90 milioni per Higuain) ma solo a seguito di cessioni e plusvalenze (su tutte, Pogba preso a zero e rivenduto a 120 milioni) — , era fuori portata un investimento di tale importanza.

Se considerassimo anche che in Cina gli stipendi dei calciatori sono lievitati a dismisura (la stessa cifra che la Juventus offrirebbe a Ronaldo viene offerta a Balotelli per giocare in Oriente), molti di essi hanno rifiutato offerte in campionati europei dove i top club non possono (e per un principio di razionalità, non vogliono) offrire quelle cifre ai giocatori. Ed è proprio la razionalità che contraddistingue le operazioni della famiglia Agnelli: famiglia che ha sempre avuto maggiori disponibilità economiche rispetto a quelle mostrate nel mercato, ma che ha la volontà di portare avanti un progetto che possa essere sostenuto economicamente negli anni a venire.

E l’acquisto di Ronaldo risulta, contro ogni istintiva considerazione, un acquisto razionale: i 40 milioni di ingaggio verranno in parte pagati dalla società stessa, mentre in gran parte essi verranno coperti dalle sponsorizzazioni delle aziende del gruppo della famiglia Agnelli, su tutte il marchio Ferrari. A tutto ciò vanno aggiunti i ricavi del merchandasing (vendita stimata delle magliette aumentata di 10 volte rispetto all’anno scorso), i ricavi dello stadio (gli abbonamenti hanno subito un rincaro che verrebbe giustificato dal’acquisto di un top player) e l’aumento del valore del brand.

Gli effetti dell’arrivo di Ronaldo sono già evidenti sul titolo in borsa della Juventus, che in 3 giorni ha guadagnato 70 milioni di valutazione (in pratica, gran parte del prezzo del cartellino sarebbe già stato ripagato).

L’“effetto Ronaldo” sul titolo in Borsa

L’aspetto economico viene però considerato, in ordine temporale, solo dopo una possibile volontà del giocatore di vestire quella maglia. Dopo le parole inequivocabili pronunciate dal giocatore nel post-partita della finale di Kiev, in molti si sono interrogati su quale potesse essere la volontà del fuoriclasse portoghese.

si, lo ha fatto davvero

La standing ovation ricevuta dai tifosi bianconeri dopo il gol allo Stadium nei quarti di finale sarà forse vista a posteriori non come una risposta a quella che fu per Del Piero al Bernabeu, bensì come i primi applausi per il fuoriclasse di Funchal.

Con la costruzione dello stadio di proprietà la Juventus ha compiuto il primo passo per avvicinarsi ai top club europei (in particolare quelli di Premier League), costruendo un progetto che la ha portata ad essere l’unica italiana tra le prime 10 d’Europa per fatturato.

Il numero 7 ha già giocato e vinto in Inghilterra e Spagna: tra i migliori quattro campionati europei, l’unico che gli mancava era la Serie A. Inoltre nell’ultimo lustro, dopo il Real Madrid, la Juventus è — insieme all’Atletico Madrid, che va però escluso dalle papabili destinazioni di Ronaldo — la squadra che ha giocato più finali di Champions League. È vero che questa competizione per la Juventus è sempre stato un punto debole, ma è altrettanto vero che per un giocatore che la ha già vinta cinque volte la sfida stessa di provare a vincerla con una squadra diversa può dargli nuovi stimoli.

Dal punto di vista sportivo, la Juventus può offrire a Cristiano la possibilità di superare traguardi che completerebbero la sua bacheca e gli permetteranno di dimostrare in futuro un ulteriore prova di forza, con la capacità di vincere con squadre diverse che non per forza partono come favorite, come è accaduto negli ultimi anni a Madrid.

Quello che non è nemmeno mai stato un sogno potrebbe realizzarsi, e ci sono tutte le carte in regola affinché ciò avvenga. Un trasferimento non alla portata di tutti, ma che porterebbe la Juventus a dimostrare come si può arrivare al top senza nemmeno vincere la Champions che, almeno per questa operazione, passerebbe in secondo piano. Perché se hai già vinto tutto, è bello intraprendere nuove sfide, rischiando anche di partire un po’ più indietro. Vedremo.

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