Io e te, tre metri sopra il Kurdistan

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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5 min readFeb 3, 2017

di Alessandro Colombini

Io giuro che mi sto sentendo come quella volta in spiaggia a Brighton, di notte, in compagnia di due ragazze spagnole: loro che ricambiano sguardi e sorrisi e io che penso bene di mettermi a parlare della Spagna, anzi di esaltare la mia passione per l’Euskal Herria. Loro mi dicono che fa cagare perché ci piove sempre, e là io impazzisco e litighiamo. Quando i miei amici tornano sono passati solo 5 minuti ma loro sono già incazzate nere e, in generale, sull’orlo della crisi diplomatica. E mi odiano. E mi odio pure io. Adesso mi sento sullo stesso identico ciglio del burrone perché sto per parlare di Turchia, Erdogan e geopolitica su Crampi Sportivi. Sì, poi c’entra pure Arda Turan, il suo matrimonio e la gestione degli alcolici da parte del suo servizio di catering, ma ci arriviamo, non c’è motivo di essere impazienti.

Dicevamo della situazione in Turchia: putacaso stessero leggendo le 3 persone al mondo che non hanno visto un telegiornale nell’ultimo anno, la Turchia è governata da Recep Tayyip Erdogan e dal suo partito, l’AKP, da ormai 14 anni. Nel 2014 Erdogan è passato dal ruolo di Primo Ministro a quello di Presidente e adesso, in seguito al colpo di Stato fallito nel 15 luglio 2016, vuole per sé poteri straordinari poiché si sente circondato da nemici. Quelli che lui considera nemici sono tanti, dall’ISIS ai curdi passando per i russi con i quali però sembra aver ricucito dopo qualche tensione iniziale. Questa concessione di poteri straordinari passerà per un referendum. Ora, la deriva autoritaria di Erdogan è preoccupante specie se la si associa: 1) al sospetto che la Turchia in realtà l’ISIS lo finanzi perché è un alleato molto utile nella lotta contro i curdi e 2) all’altrettanto popolare sospetto secondo cui il colpo di Stato di luglio non sia stato altro che una messinscena dello stesso Erdogan per giustificare un inasprimento della sua già aspra deriva autoritaria di cui sopra, togliendo di mezzo nel frattempo un cospicuo numeri di avversari “interni”, politici e religiosi.

Su questo scenario il calcio è intervenuto a gamba tesa in due occasioni: la prima, e quella che ci interessa meno, è con il procedimento a carico di Hakan Sukur, ex giocatore dell’Inter accusato da Erdogan di essere molto vicino a Gulen, ovvero il nemico politico numero uno del plenipotenziario presidente, nonché presunta mente dietro al colpo di Stato. Il leggendario ariete di Galatasaray e Inter (dove, va detto, fu assai meno leggendario), già ex deputato dell’AKP, si era dimesso dal Parlamento nel 2013 — all’epoca dello strappo tra Gülen e Erdogan stesso, ma in seguito all’accusa del presidente si è dovuto addirittura rifugiare con la famiglia in California.

Quando, in anticipo sulla tua proscrizione, verranno a chiederti del nostro amore

Quello che ha dato più scalpore negli ultimi giorni è invece la presa di posizione di Arda Turan, calciatore del Barcellona e punta di diamante del calcio turco tutto. Turan infatti, attraverso un artigianalissimo video-selfie girato con il telefonino, ha dichiarato il suo appoggio a Erdogan in vista del referendum chiedendo ai suoi tifosi di votare “sì” ai seggi “per una “Turchia forte”.

Da principio, data anche la reazione negativa di gran parte del web al suo endorsement, verrebbe da pensare all’errore di valutazione. In prima fila tra i sostenitori di questa ipotesi ci sono i suoi tifosi (magari adesso sempre tifosi ma con un po’ meno di verve) del Barcellona, ai quali Erdogan ricorda tristemente il fascista Franco, e d’altronde come dargli torto.

Tuttavia, la storia d’amore tra il barbuto centrocampista turco e il suo presidentissimo non è di certo iniziata con quel video. Erdogan infatti è stato anche protagonista di un curioso fatto al (non) matrimonio di Arda Turan. Mentre il calciatore e la sua promessa sposa Sinem Kobal organizzavano le nozze, nel bel mezzo della probabile scelta della torta alla frutta o della torta alla crema, gli si è parato davanti un altro, ancora più spinoso dilemma: Erdogan, che era un invitato di lusso allo sposalizio, è un musulmano integralista e di conseguenza l’alcol non lo vuole vedere neanche in foto. Lo stile del matrimonio, di conseguenza, andava rivisitato: venne deciso che finché l’allora Primo Ministro non se ne fosse andato non sarebbe stata stappata nemmeno una birretta. Erdogan probabilmente apprezzò il gesto, e trovò modo di manifestare la gratitudine verso Arda Turan all’epoca delle qualificazioni (mancate) della Turchia a Euro 2016.

Quando il capitano della Nazionale, appunto Arda Turan, venne fischiato dai suoi tifosi, il presidentissimo rilasciò una dichiarazione dove chiedeva ai tifosi di continuare a supportare la squadra e “consigliò” anche all’allenatore di non rinunciare alla sua maggiore star nel ciclo successivo. Insomma, that’s amore.

Alla base di questo rapporto, che concordando con l’analisi dell’Independent potremmo definire di mutuo vantaggio, probabilmente non c’è che un reciproco spalleggiamento tra due differenti tipi di establishment nazionali, uno sportivo e l’altro politico. Turan mette a disposizione del governo il suo status di calciatore più famoso del Paese, ricevendo in cambio da Erdogan una protezione che pesa, e che in una piazza come Barcellona, così giustamente sensibile a echi autoritari, potrebbe causare più di qualche imbarazzo.

In generale, c’è poco da stupirsi. Ogni regime ha i suoi megafoni da copertina, più o meno consapevoli, più o meno servili, in tutti i settori della società. Arda Turan è quello di Erdogan in un campo cruciale per la creazione del consenso come il calcio. Detto questo, sarà difficile scordarselo, la prossima volta che vedremo Arda Turan intento a dribblare qualcuno sul terreno di gioco.

*Ah, alla fine Arda e Sinem non si sposarono e poco dopo si lasciarono. Non tutte le storie hanno un lieto fine. Speriamo valga anche per l’imminente Referendum.

Articolo a cura di Alessandro Colombini

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