Italia-Uruguay, analisi tattica

Crampi Sportivi
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7 min readJun 26, 2014
Balo_Suarez

Articolo già pubblicato su Sistema WM

Illustrazione di Fabio Pistoia per il progetto #OneMatchADay

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3-5-2 Italia - 3-5-2 Uruguay

3–5–2 Italia — 3–5–2 Uruguay[/caption]

Italia ed Uruguay scendono in campo nella terza ed ultima sfida del girone D per giocarsi il posto rimanente agli ottavi, oltre a quello già conquistato dalla Costa Rica qualificata addirittura in due sfide dopo averle battute entrambe.

Per l’Italia il modulo e’ quello tanto pubblicizzato nei giorni scorsi, il 3–5–2. Dopo il 4–1–4–1 (o 4–5–1) della prima sfida ed il 4–2–3–1 visto nella seconda, ecco quindi il terzo modulo diverso in tre partite, stavolta con cambiamenti radicali. Il blocco dietro e’ totalmente juventino (Buffon, Chiellini, Bonucci e Barzagli), a centrocampo giocano Marchisio, Pirlo (portando a sei il numero di bianconeri) e Verratti, a supporto della doppia punta Balotelli e Immobile. Avendo l’Italia a disposizione due risultati su tre (gli basta non perdere), il piano tattico italiano e’ molto semplice, e buono nelle intenzioni: mi affido ad un modulo che mi garantisce copertura, facendolo interpretare da giocatori che lo applicano da tre anni con ottimi risultati (tre scudetti e per tre anni miglior difesa, quella juventina), in attacco affianco finalmente una punta a Balo per non lasciarlo isolato e tenere la loro linea bassa, e a centrocampo ho giocatori con la qualità per innescare le punte. Puntare sul “modulo Juve” ha però delle controindicazioni, come la mancanza di Vidal e Lichsteiner o Asamoah, ad esempio, ma anche di Tevez (ovvero una punta non statica ma che scende incontro alla palla), ed il non averlo mai veramente utilizzato prima. Il discorso sarebbe più ampio, in realtà, visto il ‘problema tattico’ dell’Italia (evidenziato in presentazione di girone e nelle precedenti analisi), parzialmente risolto dall’assenza di De Rossi, squalificato, e della non perfetta condizione fisica evidenziata da Candreva nell’ultima uscita, permettendo a Prandelli di poter modificare la squadra.

Si dispone a specchio l’Uruguay (un po’ a sorpresa in realtà), preferendo un 3–5–2 coperto ad un 4–3–3 o 4–4–2 più offensivo. Difesa folta, centrocampo di rottura più che di costruzione, e attacco con una delle coppie più temibili del Mondiale, Cavani e Suarez. Manca per la seconda di fila il capitano Lugano, costretto da problemi fisici, il cui posto da ‘caudillo’ viene preso da Godìn.

Non c’e’ molto da dire, sul match. Il primo tempo e’ giocato a ritmi bassi, anche per colpa del caldo, nessuna delle due squadre si espone troppo e neanche l’Uruguay, che deve per forza vincere, non solo non sembra alzare i ritmi ma non tenta proprio neanche di costruire gioco, mantenendo un atteggiamento passivo.

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L’Uruguay in fase di non possesso. 5 difensori, 4 centrocampisti a rombo (la punta è Cavani), Suarez unico alto

L’Uruguay in fase di non possesso. 5 difensori, 4 centrocampisti a rombo (la punta è Cavani), Suarez unico alto[/caption]

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L’Italia in fase di non possesso. Densità centrale e Uruguay basso, senza idee

L’Italia in fase di non possesso. Densità centrale e Uruguay basso, senza idee[/caption]

I terzini italiani hanno la possibilità di alzarsi (di più De Sciglio sulla sinistra, meno Darmian a destra ben controllato da Pereira) alti in fascia, ma lo fanno a fasi alterne e soprattutto non vengono molto sfruttati (FIG. 1 e FIG. 2). Peccato, perché la difesa uruguagia è disposta molto stretta coi centrali e lascia dei buchi nella zona dei terzini, che spesso non rientrano coi giusti tempi per mettersi a cinque.
Il gioco è nei piedi di Pirlo, controllato a vista da Cavani che lo tiene ovunque nel campo (FIG. 3), che riesce in un paio di occasioni a trovare il lancio lungo per le punte. E qui si evidenziano due grossi problemi: l‘attacco alto e la mancanza di personalità.
Sul primo punto poco da dire, è chiarissimo che le due punte non partecipano per niente alla fase di non possesso ma restano alte, in linea tra di loro, e non riescono mai ad essere coinvolte nell’azione vista la scarsità di palloni profondi. Sulla personalità invece il riferimento è a Bonucci, che nella Juve funge da regista basso e che invece in Nazionale non tenta mai la verticalizzazione, nonostante il grande spazio lasciato in fase di impostazione (il solo Suarez deve svariare su tutto il fronte e non riesce a tenere a bada tre difensori), lasciando tutti i compiti quindi a Pirlo e Verratti: la mancanza è grave, vista anche l’assenza di De Rossi, che nelle prime due gare era stato il giocatore con più passaggi tentati (212) e riusciti (195) di tutto il Mondiale, facendo venir meno il famoso possesso palla che si era rivelato un’arma di forza per l’Italia.

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De Sciglio molto alto in fascia sinistra, come Darmian dalla parte opposta. La difesa uruguagia è strettissima

De Sciglio molto alto in fascia sinistra, come Darmian dalla parte opposta. La difesa uruguagia è strettissima[/caption]

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Ancora De Sciglio alto e Darmian che accompagna l’azione sull’altra fascia

Ancora De Sciglio alto e Darmian che accompagna l’azione sull’altra fascia[/caption]

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Pirlo cambia posizione con Verratti allargandosi all’esterno, ma Cavani continua a stargli francobollato

Pirlo cambia posizione con Verratti allargandosi all’esterno, ma Cavani continua a stargli francobollato[/caption]

In generale l’Uruguay non costruisce (è palese la differenza di qualità dei due centrocampi, ad esempio quando alla mezzora Verratti comincia uno show di dribbling e tunnel e Pirlo risponde con un tacco smarcante), ed è evidente come Tabarez punti alle ripartenze o alle azioni veloci di Suarez o dalla fascia destra (FIG. 4 e FIG. 5) più che alla manovra centrale (Buffon è comunque insuperabile, rimediando alle disattenzioni difensive dei suoi). A palla persa la squadra rinuncia al pressing e scappa subito verso la propria difesa, puntando a far uscire gli altri e poterli colpire in transizione (FIG. 6).

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Azione veloce sulla fascia destra

Azione veloce sulla fascia destra[/caption]

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Bella azione sulla destra, la difesa sonnecchia ma Buffon vigila

Bella azione sulla destra, la difesa sonnecchia ma Buffon vigila[/caption]

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A palla persa, i giocatori sudamericani scappano tutti all’indietro verso la propria metà campo

A palla persa, i giocatori sudamericani scappano tutti all’indietro verso la propria metà campo[/caption]

La stabilità del primo tempo si modifica di netto nel secondo, per due fattori. Prandelli toglie Balotelli (deludente e, soprattutto, ammonito in maniera stupida) per Parolo, quindi un centrocampista, alzando leggermente Verratti e passando al 5–4–1. Questo permette alla difesa uruguagia di godere di più libertà e alla squadra di alzare nettamente il baricentro (passeranno anche al 4–3–3 con Stuani al posto di Pereyra), spostando di molto gli equilibri.
Il secondo motivo è, al minuto ’58, l’espulsione di Marchisio per un intervento — considerato personalmente eccessivo (c’è contatto ma non c’è cattiveria, bastava il giallo), ma per principio nel nostro blog non si parla di arbitri — su Arevalo, che costringe l’Italia in 10 per l’ultima mezzora.

Con la spinta forte dei sudamericani e l’uomo in meno l’Italia smette praticamente di giocare (tranne Pirlo, migliore in campo con Buffon). Non facilita le cose Prandelli, che toglie l’unica punta rimasta (Immobile) per una mezza punta (Cassano), abbassando ancora di più il baricentro (perché non mettere Cerci o Candreva, molto più veloci del barese?), e che poco dopo cambia anche Verratti (problemi muscolari) per un Thiago Motta (ancora, niente Candreva piuttosto?) che appare decisamente fuori dalla mentalità del Mondiale.

Col 5–3–1 (5–3–1–0, azzarderei, Cassano è veramente bassissimo) e quella pressione l’Italia non può durare molto, e sul finale di partita arriva da calcio d’angolo il vantaggio decisivo di Godin, miglior saltatore di testa (otto gol in stagione, tra cui uno in finale di Champions e uno all’ultima di campionato), lasciato colpevolmente solo di staccare da una marcatura sbagliata di Bonucci.

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Lo stacco di Godin, con Bonucci in ritardo estremo

Lo stacco di Godin, con Bonucci in ritardo estremo[/caption]

Finisce con la vittoria per 1–0 della Celeste, che accede agli ottavi, e alle dimissioni di Prandelli ed Abete, con la solita dose di chiacchiere e polemiche, dalle quali ci teniamo ben a distanza.

Articolo a cura di Sistema WM

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