Jankto (anche se sono stonato)

Gianmarco Lotti
Crampi Sportivi
Published in
5 min readMar 20, 2017
Il numero di maglia di Jankto dovrebbe già essere una garanzia

Quando al liceo si imparano le figure retoriche non c’è professore che tenga, tutti spiegano l’ossimoro utilizzando il medesimo esempio: ghiaccio bollente. È diventato il titolo di una canzone di Tony Dallara, è il nome di un programma televisivo piuttosto famoso, è il principio cardine su cui si basano alcuni capitoli di certi sussidiari di letteratura, è ormai una locuzione abusata, anche se rende benissimo l’idea. Ghiaccio bollente. Mettere accanto due termini che esprimono concetti opposti ma che, assieme, trasformano un’antitesi in un’immagine di senso compiuto. Jakub Jankto è ghiaccio bollente.

Senza scomodare Lombroso, Jakub Jankto morfologicamente non è il tipo di giocatore che dimostra di essere sul campo. A una prima occhiata non sembra un giocatore di Serie A, più che un centrocampista dell’Udinese pare il vicino di casa cresciuto troppo in fretta e senza che nessuno se ne rendesse conto. Ha una faccia da ragazzo di periferia, ma mantiene un’espressione imperturbabile che sfocerebbe nell’assenza di sentimento se non fosse per qualche sorriso. Freddo solo all’apparenza, forse timido, verrebbe da dire est-europeo ma poi sembrerebbe uno stereotipo.

Un chiarissimo esempio di stereotipo, per fugare ogni dubbio

Diventa bollente quando entra in campo. Attacca la spina al primo minuto e la stacca solo quando esce. Riesce a dare un contributo eccellente in quanto a corsa e qualità, ma soprattutto è esplosivo. Sembra un bravo ragazzo, ma quando il difendente si aspetta che gli suoni il campanello per chiedergli un po’ di farina, Jakub Jankto varia il tema dello spartito. Cambia il ritmo come fa Bohemian Rapsody — ed è inutile tradurre e spiegare il titolo di quella canzone, per quanto è calzante. L’Udinese con Jankto ha trovato un fenomeno, con un potenziale ancora da limare e questo è certo, ma si tratta pur sempre di un fresco 21enne che alla prima stagione in Serie A ha già impallinato Juventus e Inter.

C’è chi lo ha paragonato a Pavel Nedved e non solo per la provenienza — la Repubblica Ceca, se non si fosse capito — ma anche e soprattutto per il modo di interpretare il ruolo. E qui sorge una fatidica domanda, qual è il ruolo di Jankto? Cresce nello Slavia Praga come attaccante esterno, sfrutta la sua propensione a offendere e soprattutto il suo fisico scattante e longilineo per entrare tra le maglie avversarie e andare al cross o a rete. Nella sua prima stagione da professionista ad Ascoli ha addirittura fatto la seconda punta — segnando, a Perugia e Avellino — ma spesso Mangia lo ha utilizzato come esterno a sinistra. E proprio per quello a molti ha ricordato Nedved: glaciale e bollente al tempo stesso.

Incredibile il legame tra Jankto e Udine, ma anche tra Jankto e Ascoli: si fa amare ovunque

A dire il vero l’esperienza italiana di Jankto, che ancora deve raggiungere le sessanta partite in carriera, è già circolare. Arrivato in prestito ad Ascoli, fino all’ultimo istante non ha saputo se avrebbe giocato in Lega Pro o Serie B. Il suo allenatore Mario Petrone lo ha schierato inizialmente più come mezzala che come esterno, mettendolo a destra anche se è un mancino naturale. E anche qui arriva il paragone con Nedved: la capacità di essere duttile, di riuscire a sfruttare l’occasione per calciare con entrambi i piedi. Come mezzala ha disputato una buona parte di stagione nel 4–3–1–2 di Petrone ma è Mangia a cambiarlo in tutto e per tutto. Si passa al 3–5–2 e Jankto fa sempre l’esterno, tolta qualche sporadica apparizione in attacco o come trequartista.

Perché circolare? La risposta è presto detta: perché inizia da mezzala e attualmente gioca proprio in quel ruolo nell’Udinese. Per fortuna Jankto non è finito in quel gorgo di misunderstanding tattici e, come Federico Bernardeschi, ha trovato la sua realtà al momento propizio. Se Giuseppe Iachini lo ha visto poco, Luigi Delneri si è pure snaturato pur di farlo giocare titolare (quindici volte in ventuno partite): niente più dogmatico 4–4–2 ma un 4–3–3 morbido con le mezzali in grado di allargarsi e fare male. E proprio da mezzala destra Jankto ha trovato la sua dimensione.

Pornografia per gli amanti delle sovrapposizioni

La circolarità della finora breve carriera di Jankto ha un perno che si chiama Pescara. Lì si è consacrato con l’Ascoli nelle prime giornate del 2015–16, contro gli abruzzesi ha poi iniziato il suo rilancio in Serie A alla prima di Delneri, sempre all’Adriatico domenica scorsa ha giocato la sua miglior gara tra i professionisti. A prescindere dalla tenuta difensiva del Delfino, il ceco ha mostrato tutte le sue caratteristiche. Il primo gol di Zapata nasce da un suo cross col contagiri, come direbbero a Tutto il calcio minuto per minuto. Il tre a zero di Thereau vede Jankto ancora una volta protagonista: il ceco omaggia il connazionale Emil Zatopek con un’accelerazione mentre la difesa pescarese rimane a guardare. Sovrapposizione e cross in mezzo, Thereau ringrazia mettendola dentro.

In mezzo però c’è altro. Un tiro al volo — alla Nedved? — su un cross di Hallfredsson, ma soprattutto il gol del momentaneo due a zero. Su punizione dell’islandese, Jankto parte dietro la barriera ma sprinta all’indietro per poi ripartire a elastico, grande schema con grande tiro chirurgico all’angolino e gol. Una rete che è la summa del modo di giocare dell’ex Slavia Praga, sempre pronto a beffare gli avversari con uno strapotere immenso in velocità a cui combina non solo una tecnica degna di un giocatore da coppe europee (lo diventerà presto) ma anche un’intelligenza e una capacità di vedere i compagni che lo rendono una mezzala perfetta.

C’è chi svenderebbe la propria figlia pur di far fare una figura così a Buffon

Forse è questa la caratteristica che ha convinto Delneri a spostarlo più in mezzo al campo, anche se Jankto ha la capacità di offendere e di allargarsi ogni volta che si trova in un’azione di “palla scoperta”. Bene non fraintendere, perché anche con un difendente davanti, il ragazzo dal nome etabetiano sa il fatto suo. Chiedere a Mario Mandzukic per conferma: all’ottava giornata Jankto lo punta e lo salta, calcia un bolide di sinistro e segna il suo primo gol in Serie A nello stadio più difficile e contro l’avversario più complicato d’Italia. A Buffon, per non farsi mancare nulla. Oppure chiedere al Lanciano, contro cui mise a segno un assolo degno di John Coltrane.

Scadendo nelle banalità si potrebbe affermare che un elemento del genere in Premier League varrebbe già milioni e milioni. Ci sono alcune cose da limare, soprattutto nella tenuta di rendimento nel corso dei novanta minuti. Nonostante l’aspetto quasi bionico, Jankto va in difficoltà se attaccato e in alcune partite è parso sottotono proprio in contenimento. Se riuscirà ad aggiustare queste note stonate, allora potrà portare Bohemian Rapsody in tour in tutta Europa. Ma siccome l’abnegazione è un’altra delle sue doti, stiamo pur certi che lo vedremo cantare su palcoscenici blasonati. Ma ora basta con le figure retoriche.

Brilla nell’aria | e per li campi esulta

--

--

Gianmarco Lotti
Crampi Sportivi

Nel 2010 è stato inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989 stilata da Don Balón - @calcionews24 @gonews_it