Juventus — Olympiakos: Analisi tattica

Crampi Sportivi
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9 min readNov 6, 2014

Quarta giornata del gruppo A, allo Juventus Stadium va in scena Juventus contro Olympiakos. I padroni di casa sono chiamati a riscattare la prestazione e soprattutto il risultato della partita di andata, i greci sono un po’ la sorpresa del girone, hanno brillato in casa sconfiggendo L’Atletico Madrid e i torinesi, ma in trasferta hanno subito una pesante sconfitta dal Malmö.

Formazioni — I greci si schierano con un 4–4–1–1 analogo rispetto alla gara di andata, ma con una differenza negli interpreti: a fare l’esterno a sinistra c’è Afellay e non Kasami, castigatore della Juve nella partita di Atene. Per il resto davanti a Roberto ci sono Elabdellaoui terzino destro, Botìa e Abidal al centro e Masuaku a sinistra; Ndinga e Milivojevic al centro della mediana con il capitano Maniatis sulla destra; con “el Chori” Dominguez dietro la boa Mitroglu in attacco. Con Afellay per Kasami, le azioni dell’Olympiakos passano quasi tutte per i piedi dell’olandese, specialmente nel primo tempo, anche perché dall’altra parte Maniatis non è certo un’ala, ma un mediano adattato in fascia per limitare Pogba. Con l’accentramento di Afellay, che spesso si fa dare il pallone tra le linee, sulla sinistra si propone spesso una delle rivelazioni di questa Champions, il 20enne francese Arthur Masuaku, migliore in campo nella partita di andata. Mitroglu non è ancora quello della fase a gironi di Champions dello scorso anno, però fa a sportellate quanto può e cerca di tenere su qualche pallone, rimanendo spesso molto isolato.

Nella Juventus grosse novità: Allegri schiera, per la prima volta dall’inizio, la difesa a quattro, un po’ per esigenze date dai numerosissimi infortuni, un po’ perché forse dopo tre mesi era anche ora di mettere qualcosa di suo in questa squadra. Quindi Buffon in porta, Bonucci affianca Chiellini nella coppia centrale, Lichtsteiner torna a fare il terzino destro con Asamoah a sinistra; Pirlo play-maker, affiancato da Marchisio e Pogba; Vidal si mette tra le linee e Tevez affianca Morata in attacco. C’è un po’di timore per la reazione di Bonucci al cambio di setting difensivo, in quanto il 19, magistrale nel reparto a tre, dove fa valere la sua capacità di lettura nelle coperture, in una difesa a quattro rischia di subire l’uno-contro-uno, fondamentale in cui non eccelle. Asamoah non è un terzino, ma ha già interpretato quel ruolo in nazionale, con discreti risultati. Stesso discorso vale per Vidal, che con la Roja ha giocato il mondiale da trequartista alle spalle di Sanchez e Vargas. Quest’ultima mossa di Allegri di adottare un trequartista con caratteristiche non da regista offensivo classico, ma di quantità e tempi d’inserimento, non è una novità per il tecnico livornese, che già al Milan schierava Boateng, Poli o Montolivo in quella posizione.

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Primo tempo — L’inizio della partita vede un Olympiakos meno arrembante rispetto alla sfida dell’andata: il baricentro è molto più basso, non c’è il pressing asfissiante né la marcatura a uomo su Pirlo. Le intenzioni di Michel sono chiare: questa partita non vuole perderla e tanto gli basta.

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L’Olympiakos difende con otto uomini in area di rigore, Maniatis e Afellay fanno i difensori

Nonostante la poca pressione, la Juventus non si rende pericolosa nei primi venti minuti se non con tiri dalla distanza, con il pallone che arriva facilmente sulla trequarti, specie sulle corsie laterali con Asamoah e Lichtsteiner alti e propositivi, ma senza poi verticalizzazioni finali, vuoi per errori tecnici, vuoi per l’intasamento degli spazi. Vidal non interpreta benissimo il ruolo inizialmente: Allegri gli chiede di stare centrale senza chiudere le corsie agli esterni, e il cileno si appiattisce spesso con Morata e Tevez. L’Olympiakos si chiude e difende agevolmente, anche se spesso il primo pressing degli uomini di Allegri gli impedisce di imbastire le ripartenze, e sono tanti i palloni buttati in avanti alla cieca, preda dei difensori della Juve.

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I 49 passaggi lunghi dell’Olympiakos, spesso costretti a liberare la trequarti con lanci in avanti alla cieca

La partita cambia al ventesimo minuto: Vidal fa il trequartista difensivo, ovvero rincorre un pallone perso e lo strappa a un avversario con un intervento ai limiti del fallo, la palla arriva a Pogba che parte in progressione, salta due uomini e viene atterrato da un terzo al limite dell’area. Concedere una punizione a meno di venti metri dalla porta a una squadra in cui gioca Pirlo è autolesionismo, e questo Michel, che si era raccomandato appositamente con i suoi, lo sapeva bene. Uno a zero per la Juventus.

Passano tre minuti e l’Olympiakos è già sul pari: prima Bonucci e poi Buffon concedono due tiri dalla bandierina evitabili, il secondo dei quali viene sfruttato al meglio da Botìa, che brucia Chiellini di testa.

Il pari è il risultato per cui l’Olympiakos è in campo, e l’atteggiamento della squadra di Michel torna ad essere quello dei minuti antecedenti allo svantaggio: in difesa si appiattiscono entrambi gli esterni di centrocampo, con Dominguez che si abbassa e il solo Mitroglu che rimane davanti tra Chiellini e Bonucci. Baricentro bassissmo, pressing mai esercitato, con Pirlo che gode di tantissima libertà, sfruttandola al massimo: il numero 21 ha potuto eseguire 104 tocchi di pala contro i 39 totali della partita di Atene, completando il 91% dei 91 passaggi tentati (32 all’andata con il 71% di precisione), ed entrando in due dei tre gol segnati dalla Juventus.

Pirlo domina il centrocampo con 83 passaggi riusciti su 91

La pressione della Juventus si alza col passare dei minuti e le occasioni arrivano, ma la manovra difetta tante volte nell’ultima giocata, merito anche della grande attenzione dei difensori avversari e specialmente di Alberto Botìa (a fine partita 2 contrasti vinti, 3 anticipi secchi e 5 interventi a liberare l’area). Quando riesce ad aggirare la copertura di Ndinga e Milvojevic con passaggi dagli esterni, i bianconeri arrivano con tanti uomini ad attaccare l’area, ma nonostante le tre chance nitide con Morata, Marchisio e Pogba, all’intervallo è uno a uno.

Secondo tempo — Nessun cambio nell’intervallo, la gara continua a seguire il copione del primo tempo, con la Juventus molto alta e presente nella metà campo avversaria e l’Olympiakos che non si scompone, rimane compatta senza mostrare più di tanto velleità di contropiede. In un’occasione in cui, dopo una palla giocata corta da Buffon, l’Olympiakos prova a pressare alto, Pogba esce grazie a un rimpallo favorevole e trova uno scambio con Tevez che scoperchia la difesa greca: tre contro due con Tevez, Morata e Vidal contro Elabdellaoui e Abidal: Tevez sceglie il cileno, che non tira e spreca una grossa occasione per il vantaggio.

L’Olympiakos alza il pressing e il centorcampo della Juve è piatto, ma Pogba riesce a fare uscire il pallone e si crea una chance 3 contro 2 in contropiede

Al 60’, su una delle poche sortite offensive dell’Olympiakos, Lichtsteiner atterra senza complimenti Masuaku sulla trequarti. Dominguez scodella un pallone al centro allontanato male da Bonucci, e sul contro cross di Maniatis, Ndinga incoccia di testa e fa due a uno. Lo Stadium piomba in un silenzio tombale.

Allegri corre ai ripari e inserisce Llorente per Morata. Brutta la prova dell’ex Real, dapprima mortificato dalla difesa dei greci che non gli da mai spazio per le sue giocate preferite, quelle in campo aperto, e lo costringe a giocare spalle alla porta, poi nervoso per i pochi palloni che riesce a beccare, continuamente raddoppiato da Botìa e Abidal, infine stanco e impreciso, anche nelle giocate semplici. Molto più brillante il basco, che nella mezz’ora abbondante che gli concede Allegri da fondo a tutto il suo repertorio: sponde, colpi di testa, gioco spalle alla porta e tanto lavoro per la squadra.

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Llorente “produce” offensivamente in 35 minuti più di quanto riesca a fare Morata in 60.

La Juve alza il ritmo e passa due volte in 4 minuti: prima una grandissima giocata di Pirlo trova Llorente che quasi inavvertitamente colpisce di testa, trovando il palo e la carambola sul piede di Roberto per il pareggio. Poi Ancora lo spagnolo riceve sul vertice dell’area di rigore, e grazie al movimento di Tevez trova Pogba in mezzo all’area, 3 a 2. In queste due situazioni la Juve trova la via del gol aggirando la barriera dei mediani avversari, prima con una grande giocata di Pirlo, poi con una bella palla di Tevez per Llorente.

Trovato il vantaggio la Juve continua a spingere, mantenendo la pressione invariata anche grazie alla buona vena dei suoi uomini del reparto arretrato, sempre molto attenti ad intercettare i tentativi di verticalizzazione su Mitroglu e quindi di fatto a spezzare sul nascere le possibili ripartenze. Buona soprattutto la prova di Leonardo Bonucci, molto preciso negli anticipi nelle situazioni calde della partita, quelle in cui la Juve era molto sbilanciata e rischiava grosso il contropiede. Ben 8 interventi di pulizia dell’area, 2 anticipi e due conclusioni respinte.

Dopo la reazione dei greci con una splendida iniziativa personale del terzino destro norvegese Elabdellaoui, la Juve colleziona almeno tre palle gol importanti, alla ricerca del 4 a 2 che darebbe agli uomini di Allegri il vantaggio negli scontri diretti.

La super-giocata del norvegese Elabdellaoui

L’Olympiakos non difende più con sei uomini, e questo apre spazi sugli esterni ai padroni di casa: Lichtsteiner può puntare il terzino avversario Masuaku in uno contro uno e confezionare un gran cross per Llorente che si trasforma in chance a porta vuota per Tevez, non concretizzata. Poi ancora Llorente servito da Tevez tira alto. Nei minuti di recupero, uno scambio sulla sinistra Tevez-Vidal mette l’argentino in condizioni di puntare l’area: dribbling secco e intervento di Milivojevic che vale il rigore per i bianconeri. Dal dischetto va Vidal, ma il miracolo di Roberto gli nega il 4 a 2.

Conclusioni — L’Olympiakos è una buonissima squadra, che in partite secche come quelle di Champions League può dire la sua attraverso una buona organizzazione, una grande fisicità e la presenza in rosa di buone individualità e giocatori di esperienza(Abidal, Afellay, Mitroglu, Dominguez), ma questa partita ha rinunciato a giocarla, come per alcuni tratti aveva dimostrato di poter fare nella gara di andata. La Juventus ha meritato la vittoria, creando occasione nitide, prendendo i due gol su situazioni di palla inattiva(evitabili) e per il resto non rischiando nulla.

Certo ha contato tanto quel pizzico di fortuna in più negli episodi decisivi, quello che le era mancato in altre partite, specialmente in Champions League, in questa e nella scorsa stagione: il colpo di testa di Llorente che prende il piede di Roberto ed entra in porta, così come il pallone che rimane lì dopo il passaggio sbagliato da Pogba nell’azione del vantaggio, sono piccoli dettagli che fanno la differenza tra una vittoria e una sconfitta, e questa volta alla Juve sono andati bene.

L’impressione è che la qualità del centrocampo bianconero, con un modulo che permette di utilizzare insieme tutte e quattro le stelle a disposizione di Allegri, possa fare la differenza nei meccanismi offensivi, magari con Pogba a prendere il posto da trequartista, permettendo a Vidal di inserirsi da dietro, come predilige, con il francese avanzato dove può fare male in mille modi diversi. Resta da capire che tenuta difensiva possa garantire questo modulo, perché contro l’Olympiakos, che ha rinunciato quasi totalmente ad attaccare, Bonucci e Chiellini non sono praticamente mai andati all’uno-contro-uno, e Lichtsteiner e Asamoah sono stati liberi di accompagnare l’azione offensiva.

Accedere agli ottavi per la squadra di Allegri resta un obbiettivo tutt’altro che semplice, specie dopo il rigore fallito da Vidal. La Juventus deve battere il Malmö in Svezia, sperare che l’Atletico Madrid sconfigga l’Olympiakos, e non perdere in casa con gli spagnoli all’ultima giornata. Arrivare a pari punti con i greci, significherebbe non giocare neanche quest’anno gli ottavi di finale, e per il grado di difficoltà del girone, sicuramente sarebbe una beffa.

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