Juventus-Sampdoria, analisi tattica

Crampi Sportivi
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6 min readDec 17, 2014

Una delle partite in cartello più interessanti della 15^ giornata della Serie A è Juventus Sampdoria. Prima della classifica, campione d’Italia per 3 anni consecutivi contro la squadra rivelazione del campionato (assieme ai cugini del Genoa), rinata dopo una serie di annate pessime grazie al preparatissimo Sinisa Mihajlovic.
La Juventus è reduce da una settimana infuocata grazie alle sfide terminate in pareggio contro la Fiorentina — nemica/compagna di epiche battaglie; e quella in Champions League contro i vicecampioni di Europa e campioni di Spagna dell’Atletico Madrid guidati da una vecchia conoscenza del calcio iltaliano, il “cholo” Simeone.
La Sampdoria nelle ultime 7 giornate ha avuto un calendario poco generoso ed ha affrontato 5 pretendenti per i primi posti (Roma, Milan, Inter, Fiorentina, Napoli) e nonostante ciò ha superato egregiamente questo tour de force ottenendo 2 vittorie (Fiorentina e Hellas Verona), 5 pareggi e soltanto una sconfitta (immeritata) contro l’Inter. Ciò ha fatto sì che, soprattutto grazie ad una serie di risultati favorevoli, sia riuscita a mantenere il quarto posto in classifica.

Le formazioni

Allegri schiera la propria formazione con l’ormai collaudato 4–3–1–2. Tra i pali si posiziona il capitano e portiere della nazionale Gigi Buffon. In difesa partono Evra a sinistra, Bonucci e Ogbonna al centro e Lichtsteiner destra, a centrocampo si sistemano Pogba, Marchisio e Vidal con l’ex Udinese Pereyra dietro le 2 punte Tevez e Morata.
Il tecnico serbo Mihajlovic rivoluzione la formazione schierandola con un 4–3–1–2. In campo scende Romero tra i pali, sulle fasce due novità: Regini a sinistra e Cacciatore a destra con al centro capitan Gastaldello e il giovane Romagnoli. A centrocampo il trio formato da Rizzo, Obiang e Palombo con Kristicic dietro le punte Okaka e Eder.

Le squadre in campo.

Primo tempo

Il primo tempo vede soltanto una squadra in campo, la Juventus, assoluta protagonista della prima frazione. I ragazzi di Allegri fin dal primo minuto mettono in enorme difficoltà i doriani, permettendogli soltanto due conclusioni fuori, da oltre 30 metri (la prima al 20’, ad opera di Obiang), ed una in porta (al minuto 37 con Gastaldello), e costringendoli ad un tempo praticamente sempre chiusi nella propria metà campo, superata di fatto soltanto dopo dieci minuti di gioco.

La Juventus ha un baricentro altissimo, i due difensori centrali sono quasi costantemente sulla linea del centrocampo durante tutta la partita, salvo nelle poche azioni offensive avversarie.

Le posizioni di Bonucci e Ogbonna durante il primo tempo.

Gli attacchi della Juventus sono molto ben sviluppati. I giocatori effettuano tanto movimento, scambiandosi spesso di posizione ed effettuando sovrapposizioni in maniera tale che si creino più linee di passaggio e che la difesa si muova per liberare spazi. Il gioco si sviluppa soprattutto con delle progressioni di Pereyra e Pogba che tagliano i centrocampisti doriani e portano la palla verso la zona laterale del campo, dove con una serie di passaggi veloci si libera un giocatore sulla fascia, che a questo punto è libero di crossare, ribaltare il gioco o passarla al terzino che si sovrappone.

Un’azione d’attacco della Juventus.

Nella costruzione del gioco palla a terra la Juve si posiziona in campo con Morata punta centrale e i tre centrocampisti offensivi tra le linee: Vidal, Pereyra e Pogba sono dotati sia di un ottimo palleggio sia di una buona capacità di taglio e progressione. Tevez invece è un vero jolly che spazia su tutto il fronte di attacco; da destra a sinistra, avanti e indietro. Registi dell’azione invece sono Marchisio e Bonucci. La possibilità di fare affidamento su molti calciatori qualitativamente molto forti permette alla formazione torinese di avere più di una soluzione di gioco.

I movimenti che contribuiscono a rendere Tevez uno dei giocatori più determinanti della Serie A.

Il pallino del gioco è totalmente per la Juventus, che nei primi 15 minuti di gioco potrebbe mettere a referto tranquillamente due o tre reti. Il goal avviene ad opera del giocatore più inaspettato, Patrice Evra — autore di una stagione fin qui non proprio esaltante, e comunque non ai livelli della notevole carriera — che realizza con un colpo di testa poderoso su calcio d’angolo di Marchisio. Si nota tutto il disappunto di Sinisa Mihajlovic che, da esperto difensore, nota immediatamente l’errore del reparto che lascia completamente libero il giocatore francese.

È a questo punto che la Samp prova a reagire cercando di alzare il baricentro, nel tentativo di offendere e mettere in difficoltà la Juventus. Il gioco è però poco fluido, la Juventus si copre benissimo e quindi sono costretti a cercare spesso il traversone da una fascia all’altra verso il terzino opposto, lasciato spesso libero dalla difesa bianconera che è disposta molto stretta. Inoltre la necessità di attaccare per cercare il pareggio aumenta gli spazi disponibili dietro per il contropiede della Juventus, che crea alcune azioni da gol importanti. Mihajlovic si trova perciò costretto a riabbassare il baricentro onde evitare di subire il secondo goal.

Ecco un confronto dell’attacco della Samp dopo il gol subito.

La Samp, lo sappiamo, per le caratteristiche di squadra (centrocampo fisico e trequartisti veloci) basa il proprio gioco sulle ripartenze e sul contropiede. Le enormi difficoltà della Sampdoria nel creare azioni pericolose, sono dovute al fatto che la Juventus abbia effettuato durante tutto il primo tempo un pressing intenso e ben organizzato, raddoppiando e triplicando gli avversari e bloccando quindi immediatamente sul nascere le ripartenze.

Il pressing bianconero.

Per sua fortuna, anche se è praticamente assente offensivamente, la squadra genovese è molto organizzata nell’interpretazione della fase difensiva. Durante tutto il primo tempo effettua un pressing di media intensità atto a recuperare palloni (da sfruttare per i contropiedi, come detto), che però viene superato agilmente dai giocatori juventini grazie alle loro abilità nel palleggio e palla al piede.

La Sampdoria è brava a non farsi schiacciare tenendo sempre una linea alta ed una compattezza dei reparti che occupano bene gli spazi.

A difesa schierata la Sampdoria si dispone su due linee. La linea più arretrata che ha il compito di difendere la porta da Morata e dalle progressioni dei tre centrocampisti offensivi della Juve. La seconda linea è molto mobile e pressano e doppiano Vidal, Pogba e Pereyra non appena ricevono la palla. Il centrocampista più avanzato (che varia rispetto alla posizione della palla) pressa sui registi bianconeri

La Juventus invece difende posizionandosi con un 4–3–2–1 molto stretto. I due centrali difensivi restano fissi in parità numerica sui 2 attaccanti avversari mentre gli esterni di difesa e gli attaccanti raddoppiano in collaborazione con i 3 centrocampisti che devono coprire tutta l’ampiezza di centrocampo, motivo per cui l’attaccante ha sempre un giocatore esterno libero sul versante opposto alla palla.

Secondo tempo

Il primo ad effettuare una mossa è Mihajlovic, che deve riparare in qualche modo alla situazione di svantaggio: fuori per questo motivo Kristicic in favore di Gabbiadini, passando dal 4–3–1–2 al classico e preferito 4–3–3. Questa scelta risulterà decisiva ai fini del risultato finale, Gabbiadini possiede una maggiore qualità tecnica rispetto al serbo e la sua generosità fa perdere poco alla squadra nella fase di copertura.
Fin dal primo minuto del secondo tempo la differenza è evidente. Il gioco è sempre nelle mani della capolista, sia chiaro, ma la Sampdoria crea maggiori pericoli grazie alle ripartenze di Eder e Gabbiadini che sono cercati spesso con dei lanci lunghi. Subentra la maggiore stanchezza della squadra torinese, data anche dall’impegno settimanale in Champions League e si aprono più metri a disposizione.
È proprio su una ripartenza di Vasco Regini, autore di una prima parte di partita disastrosa ma ripresosi egregiamente durante la ripresa, che nasce il goal di Gabbiadini al 51’ minuto.

La Juventus a questo punto riprende ad attaccare per riportarsi in vantaggio; la Samp continua però a difendersi con ordine e riesce anche in alcune ripartenze molto pericolose che rischiano di portarla in vantaggio. In questa fase è fondamentale il lavoro di due giocatori: Okaka da una parte — che grazie alla sua fisicità è in grado di far salire la squadra e farla respirare — ed Ogbonna dall’altra — che effettua un ottimo lavoro di copertura proprio sull’attaccante doriano sfruttando il fisico e facendolo così innervosire. Il bel duello tra i due si conclude con l’allenatore serbo costretto a sostituire la sua punta con Bergessio, onde evitare di lasciare la propria squadre in 10 uomini.

L’attaccante argentino non ha la stessa fisicità di Okaka, la Samp quindi non riesce più a salire e la Juve effettua il forcing finale inserendo forze fresche nel reparto offensivo (Llorente, Coman e Giovinco al posto di Morata, Pereyra e Tevez), ottenendo però un nulla di fatto.

Di Roberto Cataldo

Articolo pubblicato anche su Sistema WM.

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