Kimi, l’outsider

Crampi Sportivi
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4 min readMar 19, 2016

Ancora una volta parte nell’ombra. La sua. Quella di un uomo schivo, che pesa le parole e le emozioni, che se ne frega della sua immagine o di crearsi un personaggio. Perché a differenza di qualsiasi altro pilota si è concesso il lusso di essere semplicemente se stesso. Semplicemente Kimi.

36 anni da Espoo, Finlandia, terra di laghi, fiumi e giocatori di hockey, Kimi Raikkonen si appresta a vivere la sua 14esima stagione in Formula Uno. Lo farà alla guida della SF16-H, una vettura rivoluzionaria con cui la scuderia di Maranello punta dritta alla vittoria. L’ultimo titolo è datato 2007 ed è coinciso con il punto più alto della carriera del pilota finlandese.

Era l’anno dello Spygate e della faida interna fra i due piloti McLaren. Raikkonen sfruttò al meglio le debolezze dell’allora debuttante Hamilton, recuperando 17 punti in due gare e conquistando il Mondiale ad Interlagos, grazie ad una partenza strepitosa.

Anche per il 2016 la macchina da battere sarà la Mercedes ma i test di Barcellona hanno dimostrato che la Ferrari è la principale sfidante. Nonostante ciò Raikkonen non è stato nemmeno inserito fra i pretendi al titolo. Non che la lista sia lunga. C’è Lewis Hamilton, Nico Rosberg detto Barrichello, e Sebastian Vettel, tedesco dall’accento romagnolo che con le sue vittorie ha rimesso la Rossa al centro dell’attenzione mediatica. Di Kimi nessuna traccia. Eppure la macchina è la stessa e dall’alto, leggi Arrivabene e Marchionne, non è arrivato un endorsement diretto nei confronti di Vettel.

Ciò significa che anche Raikkonen può legittimamente puntare al titolo. Allora perché nessuno ne parla? Perché, nonostante abbia messo a segno il giro più veloce dei test di Barcellona (con i piloti Mercedes in ciabatte nda), nessuno gli ha dato un minimo di credito? Perché le case di scommesse reputano che per lui sia 10 volte più difficile laurearsi campione del Mondo rispetto a Vettel?

Perché Kimi? Perché?

Perché ad uno che si è addormentato in macchina pochi minuti prima del suo esordio non si può dare credito. Uno che sminuisce il lavoro dei suoi tecnici non può essere una figura da rispettare. Uno che non va d’accordo con i giornalisti non avrà mai l’appoggio del pubblico. Uno che non ha paura di dire quello che pensa e di fare dichiarazioni fuori dal coro non può essere l’immagine di uno sport che vanta più di 400 milioni di spettatori sparsi in tutto il Mondo.

Paga con la sfiducia generale il prezzo di essere sé stesso. Le sue sono reazioni istintive che vengono trasformate in vizi da uomo immaturo. Ma se la persona si può in qualche modo discutere, sul talento non c’è nulla da dire. Ce n’è, e tanto. Ad esempio lo stesso giorno che si addormentò in macchina, a 21 anni e con sole 23 gare alle spalle, tutte quante corse in Formula Renault, Raikkonen andò subito a punti portando la Sauber al sesto posto.

È detentore del record per il maggior numero di Gran Premi consecutivi terminati (30) e di gare consecutive a punti (23). E tanto per ribadire il concetto, entrambi i record li ha ottenuti alla guida della Lotus dopo due anni di inattività. Non è un pilota da pole position, ma è secondo in ogni epoca per numero di giri veloci in gara (42) e in due stagioni (2005, 2008) è riuscito a realizzarne dieci. Nel 2003 perse il titolo per due punti mentre la media di punti che Michael Schumacher rifilava ai secondi era di 36.

Lo stesso Schumacher nel 2004 a Spa-Francorchamps, il suo salotto, fu costretto ad alzare il piede dall’acceleratore entrando all’Eau Rouge perché sverniciato, nuovamente, da un finlandese sulla Mclaren.

Come un incubo che si ripete.

Le motivazioni poi a Raikkonen non mancano. Non lasciatevi ingannare dalla sua impermeabilità perché l’orgoglio è ferito. La partenza fallita al Gran Premio d’Italia e gli scontri con Valteri Bottas in Russia e Messico sono le istantanee più nitide della sua ultima stagione. Più del podio ad Abu Dhabi o della partenza in Ungheria. E questo fa male. Quando si è ricordati per i propri fallimenti significa che la stagione è andata in un solo modo: di merda.

Per cui, mai sottovalutare il cuore di un campione. Non datelo per spacciato troppo presto. Il 2016 potrebbe essere la sua ultima stagione in Formula Uno e lo stesso Raikkonen ha più volte ribadito che vuole chiudere la sua carriera come ferrarista, magari nel 2017. Per cui, per un motivo o per l’altro, è costretto a sfoderare una stagione straordinaria per consegnarsi alla storia per quello che è: un pilota. Vero.

Montoya ha opinioni differenti in merito

Non che a Maranello non lo sappiano. Maurizio Arrivabene lo ha strigliato pubblicamente più di una volta ma lo ha anche coccolato e nel momento più critico della scorsa stagione gli ha fatto firmare il rinnovo di contratto. La fiducia del team nei suoi confronti è cieca ma la ricerca del suo sostituto è già iniziata, e forse già finita visto che la dirigenza proverà a fare carte false pur di avere Max Verstappen.

In ogni caso il debutto in Australia ci fornirà i primi segnali su quella che sarà la stagione di Raikkonen. A proposito, a Melbourne la Ferrari non vince dal 2007. Il pilota? Credo che conosciate già la risposta.

Articolo a cura di Andrea Agostinelli

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