#KloppLFC

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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7 min readOct 16, 2015

JK: “Ho sempre detto che quando avrei avuto la sensazione di non essere più l’allenatore giusto per questa società straordinaria lo avrei detto, ora so di non essere più l’uomo giusto”

CS: “È chiaro che per i cultori di Anfield, avere ogni domenica Klopp sotto la Kop sarebbe una goduria immane. Non è detta l’ultima parola.”

C’eravamo lasciati così il maggio scorso, con le sue parole di folle innamorato e con i nostri pensieri di romantici sognatori.
Dopo un’estate di incognite e ipotesi, con i dubbi di un possibile anno sabbatico, a settembre, con tutti i maggiori campionati europei già iniziati, abbiamo rischiato di dover stare in astinenza forzata da Jurgen Klopp per un anno intero. Da qualche tempo però, sulle rive del fiume Mersey, una vento gelido, di quelli che ti entrano nelle ossa e ti distruggono fisicamente, aveva iniziato a soffiare minaccioso intorno a Brendan Rodgers. Galeotto è stato l’1a1 nel derby con l’Everton, ennesimo 1a1, ennesimo pareggio, ennesima prestazione scialba di una squadra che non può permettersi di essere scialba perché non è come tutte le altre.
Via Rodgers, che senza quel maledetto scivolone di Steven Gerrard contro il Chelsea sarebbe probabilmente diventato il re di Liverpool per i successivi vent’anni, dentro aria nuova, qualcuno in grado di dare la scossa.
Tanti i pretendenti alla panchina. C’è anche chi, di sua spontanea volontà, ha mandato il proprio cv ai Reds, come Adam Kneale, sperando di ottenere l’incarico. Adam è un signor nessuno, che ha però guidato il Portsmouth FC ad una cavalcata trionfale, portato dalla League Two a vincere Premier e Champions League nel giro di quattro stagioni. Peccato che tutto ciò sia avvenuto con Fifa 15. Inaspettatamente il club di Anfield ha risposto al “manager” del Portsmouth, con una lettera di Ian Ayre, CEO del Liverpool.

La dirigenza di Anfield (da voci di corridoio, in seguito al rifiuto di Carlo Ancelotti) è andata sul sicuro, con una scelta tanto romantica e popolare quanto potenzialmente efficace. Nessuno sulla piazza possiede più di Jurgen Klopp il profilo perfetto per mettersi alla guida del Liverpool. Con un contratto di tre anni e mezzo per 3,6 milioni di £ all’anno, l’allenatore di Stoccarda è pronto a riscrivere la storia del club inglese, dentro e fuori dal campo.
Il “Normal One” come si è auto definito che di normale ha ben poco.
Prima dell’ormai famoso tocco alla targa di Anfield di due estati fa, Jurgen aveva già scorrazzato sulle rive del fiume Mersey nel 1983 per assistere al concerto degli Echo & The Bunnymen, al Royal Court Theatre.
Un fanatico della musica che prima della presentazione ufficiale di venerdì, ha voluto visitare lo storico Cavern Club.
Il mondo Reds spera possa diventare il quinto Beatles, in salsa heavy metal, come viene definito il suo calcio, con le sonorità 80’s di Don’t It Make You Feel Good di Stefan Dennis, sua canzone preferita.
Un teutonico sui generis, che si infastidisce per il falso stereotipo secondo cui tutti i tedeschi siano ossessionati da David Hasselhoff e che ama alla follia i profili psicologici dei cattivi dei Curry Western, i corrispettivi Bolliwoodaini degli Spaghetti Western.

Mediaticamente parlando si è già preso tutto, ma nessuno aveva dubbi, ora sta a lui prendersi anche le vittorie sul campo. Dovrà essere l’artefice di una vera e propria rinascita che dovrà passare attraverso alcuni punti cruciali.

Tifo

#KloppForTheKop: già da circa un mese sui social impazzava questo hashtag, quasi come se il tifoso Reds avesse previsto il futuro.
Dal muro della Südtribüne al muro della Kop. Con Jurgen Klopp la passione e il tifo assumono una componente fondamentale.
In una città in cui il calcio “non è questione di vita o di morte, ma questione molto più importante”, il suo carisma e la sua visceralità saranno fondamentali per riaccendere l’entusiasmo attorno ad una squadra che ogni anno parte con grandi ambizioni ma che si affloscia dopo un paio di match.
L’uomo che è sulla bocca di tutti, che ogni singolo tifoso vorrebbe vedere sulla panchina della propria squadra del cuore.
E’ l’allenatore dei pulcini che tutte le mamme vorrebbero portare fuori a cena, è il compagno di viaggio ideale da cercare su BlaBlaCar, è lo zio che ogni nipote iperattivo vorrebbe avere, è il politico fuori dagli schemi che vincerebbe le elezioni a mani basse, è l’oste amante del foodsharing che offrirebbe sempre da bere.
Entusiasmo e speranza sono le parole chiave che accomunano il tifo in tutto il mondo. Il tifoso del Liverpool per entusiasmo non è secondo a nessuno ma in quanto a speranza ha bisogno di una figura come Klopp con il sogno di ripercorrere il ciclo del Dortumnd.

Impatto con la Premier League

Germania e Inghilterra non si sono mai amate troppo sotto ogni punto di vista. Raramente un tecnico tedesco ha superato la Manica per esportare il proprio calcio alla corte della Regina. Jurgen Klopp sarà solamente il secondo allenatore tedesco della storia ad allenare una squadra di Premier League dopo Felix Magath al Fulham.
E’ innegabile che l’arrivo dell’ex bandiera del Mainz porti una ventata aria fresca in Premier League in cui tutto inizia a sapere un po’ di stantio. Le sparate di Mourinho perdono di magia se da contraltare la sua squadra non vince, Van Gaal non ha ancora dato una vera identità al suo Man U, così come Pellegrini, che sembra tenuto in vita dai colpi dei suoi top player (o presunti tali) e l’immune Wenger ha ormai stancato e perso di credibilità anche tra i parenti più stretti.
L’ex Dortmund si affaccia nel campionato più bello e affascinante del mondo le cui squadre però, appena abbandonano la madrepatria per una partita europea, si presentano inspiegabilmente timorose, distratte, mediocri.
Attenzione a non farsi ingannare però. A differenza della Bundesliga, dove dietro al Bayern tutto può succedere, in Premier lo “slot Champions” è estremamente difficile da ottenere se non ti chiami Arsenal, Chelsea, Man United e Man City.
Il quarto posto è l’obbiettivo stagionale, come sottolineato dallo stesso Klopp. Il tecnico tedesco dovrà essere bravo a sfruttare la possibile debacle di uno dei quattro top club, un po’ come era riuscito a fare nel 2011 e nel 2012 in Germania, conquistando due storici Meisterschale a discapito di un Bayern in un periodo di “transizione”.

Abilità manageriale

Gran parte delle colpe attribuite a Rodgers sono relative a campagne acquisti scellerate. Acquisti costosi, molto spesso senza senso e altrettanto frequentemente rinnegati nella stagione successiva con cessioni o prestiti. La responsabilità di questo mercato insensato è solo in minima parte dal nordirlandese che doveva sottostare ad un comitato del club, in cui era presente anche lo stesso Rodgers ma con nessuna voce in capitolo. Il pericolo è che Klopp, come il predecessore, possa rischiare di scontrarsi con un comitato che ha tanti soldi da spendere ma poche idee serie e mirate ad un progetto solido ed ambizioso. L’allenatore tedesco ha chiesto carta bianca per poter agire al meglio senza essere ostacolato, affiancato da un Direttore Sportivo di livello come era Michael Zorc al Dortmund. Dal 2008 al 2011 Klopp è riuscito a portare nelle Ruhr i maggiori protagonisti del biennio magico, spendendo la metà di quello che è stato pagato Benteke in questa stagione.
Per fare solo alcuni nomi: Neven Subotić, Sven Bender, Kevin Großkreutz, Mats Hummels, Łukasz Piszczek, Shinji Kagawa, Robert Lewandowski, İlkay Gündoğan, Ivan Perišić, sono stati pagati complessivamente meno di 25 milioni di euro.
Se Klopp riuscirà ad esportare questa abilità manageriale anche ad Anfield, seguendo quello che in Inghilterra solo Swansea e Southampton stanno cercando di mettere in atto, i Reds potrebbero avere grosse soddisfazioni sia in ambito sportivo che in ambito strettamente economico.

Sul campo

Tasto dolente ma fondamentale. La rosa non è certamente costruita ad immagine e somiglianza di Klopp ma sulla carta se la può giocare con tutte.
La confusione lasciata da Rodgers è sotto gli occhi di tutti. Cambi di modulo frequenti ed eccessivi si sono rivelati un’arma a doppio taglio. Giocatori come Alberto Moreno, Emre Can e Joe Gomez spesso si sono trovati fuori dal proprio ruolo, costretti ad improvvisare, con risultati non sempre soddisfacenti.
Il primo passo è costruire una squadra con un modulo “base”, che stando a quanto visto a Dortmund dovrebbe essere il 4–2–3–1, con giocatori schierati nella propria “comfort zone”, in grado di esprimere in toto il proprio potenziale.
Il gioco dell’allenatore tedesco è molto dispendioso dal punto di vista fisico e subentrare in corsa senza la possibilità di una preparazione mirata (senza una pausa invernale che avrebbe aiutato non poco) potrebbe essere un grosso ostacolo.
Controllo degli spazi nel campo, velocità di pensiero e verticalizzazioni, questi sono i diktat di Jurgen Klopp. Per attuare il suo famoso gegenpressing, c’è bisogno di grande movimento senza palla, anche a 50 metri dalla porta, annullando di fatto la distinzione tra fase offensiva e fase difensiva.
Dalla metà campo in su la sovrabbondanza di centrocampisti offensivi può diventare un elemento a favore in un gioco intenso, veloce e ricco di inserimenti da dietro.
Dalla zona nevralgica del campo in giù la storia cambia. Un lavoro asfissiante sul portatore di palla e sulle fasce può essere efficace solo con una spina centrale di un certo livello. Se Jordan Henderson e James Milner possono garantire quantità e qualità in mezzo al campo, la difesa, spesso lasciata uno contro uno, con Lovren, Skrtel (o Momo Sakho) non dà un briciolo di garanzia. Anche nell’ultimo infelice anno del Dortmund, Hummels e Subotic hanno avuto in rendimento ben superiore rispetto ai tre centrali di difesa del Liverpool.

Riscoprire l’identità

Il Liverpool è sempre il Liverpool, ma sembra che in molti se lo stiano dimenticando. Anfield a detta di molti tifosi e giocatori avversari non è più quell’intimidatoria fortezza di qualche anno fa.
History is only the base for us. You can’t carry it in your backpack every day.”
Nella prima intervista rilasciata da allenatore dei Reds, Klopp ha sottolineato e rassicurato tutti sulla volontà di riportare la squadra a fasti passati.
La prima mossa è stata quella di contattare Jamie Carragher, Didi Hamann e Steven Gerrard che si sta mangiando le mani per aver accettato la proposta dell’MLS e vorrebbe già essere a disposizione della sua amata squadra per aiutarla a tornare grande.
La strada è lunghissima e prima di vedere il Liverpool di un tempo quello che faceva tremare gli avversari e emozionava i tifosi potrebbe volerci un po’ di tempo.
Il primo atto del colossal andrà di scena a Londra contro il Tottenham, in attesa di tornare in un Anfiled di nuovo trepidante e ansioso di vedere finalmente Klopp sotto la Kop.
Ciak, si gira.

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