Lágrimas de oro

Mattia Musio
Crampi Sportivi
Published in
3 min readJun 18, 2018
Il Chicharito Hernandez piange a fine gara

Crolla come un bambino Javier. Ha il viso gonfio di chi ha ricevuto un regalo inaspettato, anzi, è proprio quello che è appena successo. I telecronisti lo elogiano pensando sia rannicchiato a causa della stanchezza dopo 90 minuti sontuosi.

La fatica c’è, eppure a tenerlo disteso sull’erbetta è l’orgoglio delle lacrime: Javier ne ha giocate tante di partite del Tricolor, capace negli ultimi tre Mondiali di match fantastici, ma sempre beffato agli ottavi dopo l’ormai “maledetto” secondo posto del girone.

Al debutto in questo mondiale russo però, nemmeno lui probabilmente si aspettava la vittoria contro il carro armato tedesco, scintillante carrozza dei campioni del mondo in carica.

I tedeschi hanno pagato un centrocampo paradossalmente pigro, adagiato sulla natura stessa di Khedira e Kroos, per costituzione poco avvezzi al filtro e più propensi alla fase di possesso palla. La lentezza in mezzo al campo ha scoperto la nazionale allenata da Löw, scaldata da una coperta troppo corta dove tutto sommato la fisicità e il dinamismo di Emre Can (tanto per dirne uno) avrebbero fatto (più che) comodo all’equilibrio dei campioni in carica.

Nel gioco dei sinonimi e dei contrari sono Herrera e Guardado a far grandinare sul fragile muro di Berlino. Gli spazi lasciati dalla pigrizia tedesca vengono riempiti dai contropiedi letali dei centroamericani, poco propensi alla siesta e paurosamente verticali alla minima possibilità di ripartenza. La velocità di esecuzione va a braccetto con un tasso tecnico altissimo, a mancare spesso è l’ultimo tocco, elemento che la squadra di Osorio dovrà perfezionare per poter stupire anche nelle prossime fasi del torneo.

A completare il tutto è la poetica narrativa di Ochoa (decisivo) e Rafa Márquez, da oggi nella storia dei penta partecipanti a un mondiale: un’istituzione.

Lozano scrive la Storia

Lozano sigilla un contropiede magistrale dopo un erroraccio di Hummels, ma è il Chicharito a mandare il 22 a pochi metri da Neuer, che può solo sfiorare la sassata sul primo palo del messicano. La reazione tedesca è frutto di un mero istinto di sopravvivenza: a far paura sono una punizione di Kroos e un jolly al volo cercato da Brandt, troppo poco per chi ha alzato la coppa solo quattro anni fa ed è arrivato in Russia con l’ambizione di sollevarla al cielo ancora una volta.

La strada è ancora lunga, ma ci sentiamo di seguire l’emozione liquida che esce dagli occhi del Chicharito Javier, immagine di un calcio in dissolvenza: quello testimone delle punte senza doti particolarmente eccelse se non quella del caro vecchio senso del gol.

E Tricolor sia dunque, abbiamo la nostra nuova squadra preferita.

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Mattia Musio
Crampi Sportivi

Per sempre grato al serve and volley, al piano sequenza e al doppio passo. Laureato alla UniCa.