La gallina dalle uova d’oro

Crampi Sportivi
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7 min readApr 15, 2015

Forse nessuno si è mai accorto di quanta differenza ci possa essere fra una gallina e un bidone dell’immondizia. Se uno poi guarda queste due cose con i classici occhi a forma di dollaro ci troviamo letteralmente agli antipodi.
Prendi una gallina, barattandola magari con un chilo di zucchero e uno di farina, falle fare migliaia
di uova d’oro e cerca di diventare ricchissimo. Fatto? Bene, avrai ottenuto “um galinha dos ovos de ouro” meglio conosciuta come FC Porto.
Ora prendi un bidone, dopo averlo scambiato con una Bugatti Veyron, inizia a riempirlo con tantissimi soldi e butta via tutto. Fatto? Bene, avrai creato la perfetta squadra inglese gestita da scieicchi, più nota come Manchester City.

Parliamoci chiaro, facendo questi paragoni non stiamo esagerando. Basta prendere in mano una calcolatrice e iniziare a sommare da una parte le entrate dovute alle cessioni e dall’altra le uscite dovute agli acquisti.
Sulla sponda Dragoes, con la cessione di Danilo al Real Madrid per 31,5 milioni di euro, il cui passaggio verrà formalizzato nella sessione estiva di mercato, dal 2004 ad oggi, nelle casse del Porto, sono arrivati la bellezza di 601 milioni di euro.

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Il nuovo affare del Porto nel canonico video di skills youtube.

Nella metà degli anni, ossia dal 2009 ad oggi, la parte “blue” di Manchester a suon di campagne acquisti faraonicamente scellerate o scelleratamente faraoniche, decidete voi, ha speso la modica cifra di 728 miloni di £, pari a poco meno di un miliardo di euro.
La differenza di un miliardo e seicento milioni tra le due società è solo la punta dell’iceberg. Il vero e proprio abisso sta nella gestione globale di questi due mondi del tutto contrapposti.

Da una parte abbiamo la capacità innata di comprare a pochissimo talenti (o presunti tali), farli maturare al punto giusto rendendoli appetibili ai club più facoltosi d’Europa e venderli a cifre esorbitanti. Dall’altra, avendo a disposizione una quantità smodata di soldi, si è “costretti” ogni anno ad acquistare giocatori talentuosi (o presunti tali) a prezzi insensati, cercando di vincere subito.

E’ come se un turista giapponese (il ManCity), volesse a tutti i costi mangiare la migliore pizza italiana a piazza San Marco, spendendo 15 euro per una margherita, in un ristorante in cui viene sfornata pizza surgelata (il Porto).

La gallina dalle uova d’oro lusitana ha iniziato a covare assieme al fattore Josè Mourinho. La Uefa vinta nella stagione 2002–2003 aveva messo in luce il potenziale di alcuni giocatori che hanno raggiunto il processo definitivo di maturazione l’anno successivo. La squadra dell’annata 2003–2004 è pressoché la medesima della stagione precedente e con il Mou in panchina, il Porto arriva a conquistare una Champions insperata. Ecco che i cannocchiali delle big europee iniziano a puntare decisamente verso l’estremo occidente della penisola iberica.
I primi prezzi pregiati a partire sono Ricardo Carvalho e Paulo Ferreira, che seguono Mourinho nel Chelsea di Abramovich, e Deco, al Barcellona. In totale, 71 milioni di euro più il cartellino di Ricardo Quaresma che passa dal Barca ai dragoni.

Solo 13 anni fa potevano vincere la Champions squadre di allegri serial killer.

Stiamo parlando dello stesso “Trivela” che nel 2008 viene acquistato dall’Inter per 25 milioni di euro e che all’ombra di San Siro non ha proprio lasciato un grandissimo ricordo.
I nerazzurri non si perdono d’animo e sono convinti che il non-affare Quaresma fosse solo un caso. Nel 2012 bussano ancora alla porta dei lusitani e oltre a Guarin, acquistano Alvaro Pereira per 11 milioni. Sulle prestazioni dell’uruguagio in maglia Inter, stendiamo un velo pietoso. Il club, allora di Massimo Moratti, non è stato l’unico benefattore. Basti pensare alla sessione di mercato estiva del 2009 in cui la Francia la fa da padrone. Il Lione acquista Lisandro Lopez e Cissokho (quello ufficialmente non si era trasferito al Milan per problemi ai denti), mentre il Marsiglia acquista Lucho Gonzalez. Totale 57 milioni.
Cessioni che non inficiano assolutamente sul rendimento della squadra che rimane costante in Portogallo, dove il livello non è elevatissimo, ma anche in Europa dove raggiunge spesso la fase ad eliminazione diretta della Champions.

Passano gli anni, ma il mood serial killer va forte al Porto.

Come i dirigenti del Porto riescano a rendere appetibilissimi, giocatori nella maggior parte dei casi modesti e nulla più, è una chimera, pari all’ingrediente segreto della Coca Cola. Dirigenti che allo stesso tempo hanno un fiuto innato nel capire anni luce in anticipo rispetto alla concorrenza dove andare ad agire sul mercato in entrata, avendo già l’idea di poter ottenere plusvalenze da capogiro.

E’ il çaso di Pepe, acquistato per 2 milioni e rivenduto al Real per 30, Hulk, riscattato per 19 milioni e rivenduto allo Zenit per 40, Joao Moutinho, pagato 14 milioni e ceduto al Monaco per 25.
Ci sono poi i veri colpi di genio. Falcao, pagato 5 milioni e mezzo e rivenduto all’Atletico Madrid per
45 e James Rodriguez, acquistato per poco meno di 3 milioni e passato al Monaco per 45.
Per finire, è giusto sottolineare i veri e propri furti con scasso. Oltre al già citato Quaresma, hanno l’onore di finire sul podio, Anderson, acquistato per 5 milioni e ceduto al Man United per 32 e Mangala riscattato per 6 milioni e mezzo e rivenduto al Man City per 40. Ecco che anche il nostro caro Manchester City cade nella trappola Porto.
Mangala è diventato il difensore più pagato della storia della Premier. Il rapporto qualità-prezzo fino ad ora non è stato certamente elevato. Il rendimento del francese è stato a dir poco altalenante; spesso in panchina o addirittura in tribuna, con Pellegrini costretto a sostituirlo con Demichelis, non proprio un fulmine di guerra.
Se si sta parlando di un miliardo di euro speso, evidentemente non tutta la colpa può cadere sui 40 milioni spesi per Mangala.

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I video youtube sono sempre pieni di speranze e musiche epiche, come la vita dopotutto.

Nel primo anno di Mansur come presidente, il City spende 157 milioni, con un bilancio complessivo di -130. I due acquisti più costosi sono Robinho dal Real per 43 milioni e Jò dal CSKA per 24. Alla fine della stagione i tifosi pensano di essere dentro ad una candid camera e il City finisce decimo in classifica a 40 punti dai cugini dello United.
Il secondo anno inizia con un’intuizione della dirigenza che ci vede lungo quanto Andrea Bocelli. Capiscono che c’è un giovane inglese che rischia di bruciarsi e decidono di venderlo ad un prezzo ritenuto elevatissimo. Ecco quindi la cessione dell’allora diciannovenne Sturridge per poco meno di 7 milioni e gli acquisti di Tevez e Adebayor entrambi per circa 30 milioni. Le due spese però che fanno maggiore scalpore durante quella sessione di mercato sono il non certo impenetrabile Lescott, pagato 28 milioni di euro e un Roque Santa Cruz sul viale del tramonto, acquistato per 22, prestato poi a mezza Europa gli anni successivi. Il bilancio è sempre in rosso, con un notevole -116. Anche in questa annata, non solo i Citizens non vinceranno la Premier ma arriveranno quinti, a 19 punti dal Chelsea, non riuscendo quindi a qualificarsi nemmeno per la Champions.
Mansur continua a giocare al Fantacalcio anche nell’anno successivo. Robinho non piace e viene venduto a 18 milioni (minusvalenza di 25 milioni). In panchina arriva Mancini e in campo viene fatta l’ennesima rivoluzione. Verrano spesi 182 milioni per un bilancio complessivo di -144. Arriva il primo trofeo (FA Cup), la qualificazione in Champions e le basi per poter dominare in Inghilterra e in Europa negli anni successivi. Non sarà proprio così.
Il City d’ora in poi sarà costantemente nelle prime quattro d’Inghilterra ma i successi raccolti in patria non saranno poi così numerosi. In Europa non parliamone nemmeno. Passando tra acquisti insensati come Javi Garcia per 21 milioni o Rodwell per 15 e minusvalenze impressionanti, il miglior risultato ottenuto in Champions sono gli ottavi di finale raggiunti in questa e nella scorsa edizione (nella stagione 2012/2013 arriverà addirittura ultimo nel girone con appena 3 punti raccolti e prestazioni a dir poco imbarazzanti).

Prima di Aguero.

Quella che i tifosi dell’Etihad Stadium sognavano potesse diventare una dinastia sembra essersi sciolta come neve al sole, già fuori da tutti gli obbiettivi anche in questa stagione e con la sensazione che sia in arrivo l’ennesima rivoluzione.
Con un miliardo di euro spesi per 4 trofei conquistati, il gioco non vale decisamente la candela. L’ultimo brivido regalato agli ormai esausti supporter del City sono stati i 32 milioni spesi a gennaio per Wilfried Bony in arrivo dallo Swansea: in Galles stanno ancora facendo festa in strada. Ad oggi, il bottino dell’ivoriano è di 7 presenze e un gol e un apporto nullo alla squadra anche in Champions, con Yaya, Silva & co. costretti a guardarsi dalla tv i nostri amici del Porto che al contrario ai quarti ci sono arrivati in carrozza.
L’approdo tra le prime otto della massima competizione europea e la visibilità che la Champions dà, farà indubbiamente lievitare il prezzo del cartellino di altre uova d’oro sul piede di partenza. Basti pensare a Jackson Martinez, a Brahimi, a Hector Herrera, per non parlare di tutta la schiera di ’91/’92/’93 come Quintero o Alex Sandro, fino ad arrivare al ’97 Ruben Neves, pronti ad arricchire le casse dei lusitani anche i prossimi anni.

La gioventù ha avuto la meglio sull’istinto omicida.

Alessandro Corsaro, Parma. Politologo fortunatamente mancato. Mangiatore seriale d’insalata, buzzer beater e gol al 95°. Ho prestato i miei servigi per Deer Waves e SonOfMarketing. Eurosport è la mia Bibbia, Watts il mio credo.

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