La Hype Squad

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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7 min readFeb 18, 2016

Quando parliamo di hype e di calcio allo stesso momento, intendiamo evidenziare la spasmodica attesa che ci separa dal godere di un assoluto fenomeno che ancora non ha raggiunto la sua consacrazione massima. La ricerca della perfezione, della concretezza, del gesto puramente estetico e della filosofia del bello e poco essenziale, ci hanno permesso di isolare il concetto di talento, consentendoci di distinguere un ottimo giocatore devoto agli allenamenti continui ed estenuanti da un fenomeno che, in maniera piuttosto banale e naturale, esprime se stesso su un campo da gioco scrivendo la storia.

Il talento che ha mosso vagonate di miliardi, che ha tolto il sonno ai presidenti e costretto gli osservatori a trascorrere intere settimane in squallidi B&B della periferia di Rio De Janeiro, analizzando anche uno stupido calcio a una pietra da parte di un bimbo, la torsione naturale del ginocchio, la possibile scintilla che contrassegna un campione.

Oggi, molto semplicemente, l’opinione del talento puro sta scomparendo: eclissato da programmi di allenamento sempre più crudeli che trasformano giovani mingherlini in macchine da guerra, violentato dalle tetre leggi di mercato che spostano ragazzi in tutto il mondo come pedine del Risiko, negli ultimi anni anche la tecnologia ha contribuito a depauperare il valore dei veri talenti di questo gioco affascinante (e non parliamo del Risiko). L’avanzare spedito della nostra vita digitale ci ha pericolosamente avvicinato ai nostri beniamini al punto da poterne influenzare anche la carriera, basta un niente per rendere un giocatore un imponente fenomeno mediatico oppure un meme mondiale.

Un esempio di hype politically incorrect. Se non fuori posto.

Noi di Crampi Sportivi, che da sempre ci dissociamo dalle storie romantiche e dagli antichi fasti del calcio che fu, abbiamo deciso di vendere l’anima al lato oscuro e tecnologico del nostro sport preferito, assemblando la Hype Squad: undici giocatori semplicemente stratosferici per noi clienti fissi del calcio su Youtube. Undici giocatori in rampa di lancio o semplicemente disinnescati nel tempo, che hanno messo insieme pochi minuti in prima squadra, stoppando di suola un pallone e guadagnandosi la memoria eterna impressa su un server virtuale, incorniciata da una canzone dubstep.

Probabili fenomeni misti a giocatori inespressi: tutti li conoscono, tutti hanno messo un like al loro video più visto ma forse, come già successo per alcuni di loro, l’universo pallonaro si dimenticherà ben presto di loro. Ma noi no, noi useremo la playlist dei loro video mentre andiamo a correre al parchetto, spingendo sull’acceleratore grazie alle tracce psycotrance che li accompagnano sul rettangolo verde.

Portiere
Gianluigi Donnarumma, 16 anni, AC Milan

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“Gigio” Donnarumma è talmente giovane e inesperto che probabilmente avrà fatto 50 parate in totale, da quando difende i pali del Milan a discapito del decrepito Diego Lopez. Alla famelica tribù del web, molto semplicemente, tutto ciò non importa: 4.17 minuti di best saves, con buona parte di questi registrati in allenamento o con la primavera (dove probabilmente GD era già il triplo dei suoi compagni di squadra), le restanti perle sembrano appartenere quasi tutte alla stessa partita. I miracoli di Dida sono già un ricordo sbiadito.
Erede di Buffon come Perin, Scuffet, Consigli, Sportiello, Leali, Meret, Bardi…

Difesa
Kurt Zouma, 21 anni, FC Chelsea

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Sonorità da privè e infografiche da TG regionale ci accompagnano alla scoperta di Zouma, il nuovo Lillian Thuram per citare uno dei tanti paragoni. Nel 2014 il Chelsea lo compra quasi a occhi chiusi dal Saint Etienne, lo paga 15 milioni e lui, poverino, ha appena 19 anni e già deve dimostrare di valerli quei soldi. Parliamo di un centrale di difesa fisicamente dotato e non ci sbilanceremo sul suo avvenire: quest’anno è titolare fisso nel Chelsea peggiore della gestione Abramovich, fa coppia con Cahill ma chissene.
Ciò che conta è che questa fantastica compilation di skills fa riferimento alla scorsa stagione, dove Zouma ha messo insieme 26 misere presenze, di cui 17 da titolare. Ma questa è roba per i puristi del settore.

Mattia De Sciglio, 23 anni, AC Milan

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Wikipedia dice: “Terzino destro che all’occorrenza può ricoprire anche la fascia sinistra. Secondo i suoi estimatori, ha personalità e grande tranquillità in tutte le fasi di gioco.”
Non saremo certo noi a mettere in evidenza il fatto che De Sciglio in campo sembra più spaventato di un coniglietto abbandonato a Baghdad. Grande personalità e tranquillità, una bella nomination come erede di Paolo Maldini e musiche da schiuma party. E se qualcuno evidenzia che il suo Transfermarkt ci informa che tre anni fa valeva dodici milioni e adesso appena cinque, noi rispondiamo così.

Micah Richards, 27 anni, Aston Villa

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Immaginate anche solo per un attimo la scena: il Manchester City alimentato a petroldollari e allenato da Pep Guardiola, si laurea campione di tutto e il suo capitano e baluardo difensivo, Micah Richards, scoppia in lacrime mentre alza la Champions League al cielo e mostra la fascia da capitano, con su inciso il nome del suo allenatore delle giovanili. Cresciuto nella scuderia della squadra, ne diventa la bandiera e solleva una miriade di trofei.
Ora fate si che quell’attimo duri per sempre, non fate caso alla triste parentesi con la Fiorentina e al trasferimento gratuito all’Aston Villa ultimissimo in Premier: premete play e il rock graffiante di questo video vi ricorderà che parliamo proprio di lui, del leggendario Micah Richards. Power Fullback!

Centrocampo
Hachim Mastour, 17 anni, Malaga CF

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Signori, in piedi per favore, è il momento del capitano di questa squadra dei sogni. Hype a tremila per Hachim Mastour, il figlio più splendente di questa generazione cresciuta a rendering e dissolvenze. Il suo ruolino di marcia dice: 0 presenze al Milan lo scorso anno da aggregato in prima squadra, prestito al Malaga in questa stagione e cinque miseri minuti di gioco fino a oggi. In compenso è diventato semplicemente una star del web, la RedBull lo ha capito in tempo e lo ha messo a palleggiare con Neymar, come se fosse roba da ogni giorno. Capitan Hype fa numeri da Globetrotter, non è obbligatorio che giochi a pallone, lo vogliamo in tour con Touzani.

Alen Halilovic, 19 anni, Sporting de Gijòn

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Quando uno scagnozzo del Barça supera i confini che separano la Catalunya dal resto del mondo, con un assegno da 5Mln destinato all’acquisto di un 17enne, difficilmente stiamo assistendo a un errore della dirigenza culè. Il ragazzo si farà, già quest’anno sta mettendo in mostra i pezzi migliori del suo repertorio nella città di Gijòn, ma noi siamo dei tipetti perniciosi e ci godiamo questa review della scorsa stagione, dove Alen ha giocato ben 28 minuti e basta con la prima squadra, quanto basta per fomentare l’hype dei più sensibili.

Andrès D’Alessandro, 34 anni, River Plate

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Finale in salita, ad alto tasso di promesse fallite per davvero. Nel nostro centrocampo stellare abbiamo riservato un posticino per Andrès “La Boba” D’Alessandro, atomico giocatore nel River Plate (dove è appena tornato), pagato bei soldini dal Wolfsburg e poi precipitato in picchiata, con tre squadre cambiate in tre anni e un biglietto per il Brasile. Insomma, quando D’Alessandro spiegava calcio, i decoder si collegavano con la presa SCART. Da otto anni presta i suoi servigi futebolistici all’ombra del Pinheiro Borda di Porto Alegre, ha vinto un paio di trofei e ogni tanto lancia palloni a trenta metri di distanza con l’esterno ma noi ci poniamo una domanda: fa più male sapere di avere due piedi vincenti e giocarseli malamente oppure sentirsi soddisfatto di essere fenomeno in un mezzo campionato?

Diego Buonanotte, 27 anni, AEK Atene

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Strimpella una chitarra su questo cognome curioso, Diego Buonanotte è materiale da maneggiare con cura.
Nel 2009 è uno dei prospetti argentini più interessanti: scuderia River Plate, ha l’Europa nel DNA ma nel giorno di S.Stefano si schianta con la sua automobile e i suoi tre passeggeri muoiono sul colpo. Lui ne esce miracolosamente illeso, ma non sarà più lo stesso: a noi rimarrà il rimpianto e un paio di queste perle digitali da autentico fenomeno, a lui la consolazione di essere arrivato comunque in Europa. Ai margini dell’Europa.

Attacco
Lucas Piazòn, 22 anni, FC Reading

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Fermi tutti, il titolo del video parla chiaro, The New Kaka.
Potremmo anche chiudere qui la disputa e consegnare le chiavi dell’attacco a Lucas, ma il nostro senso del dovere nei confronti dell’informazione ci spinge ad andare avanti. Riempiamo il serbatoio dell’hype con questi gol segnati nel competitivo campionato olandese, a difese schierate e serrate.
Piazòn è nell’orbita europea da qualche anno: nel 2010, passa al Chelsea per 7,5 milioni di euro. Lo voleva la Juventus, ma lui preferì la timida atmosfera industriale londinese. Poco male, il nuovo Kaka non segna praticamente mai ed è anche ricercato dalla polizia canadese con a carico una accusa di stupro. Ma forse è svelato il mistero: Kakà si scrive con l’ultima lettera accentata, abbiamo sbagliato idolo.

Freddy Adu, 26 anni, Tampa Bay Rowdies

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La massima espressione della stupidità del web può concentrarsi in un dinoccolato statunitense che si contende una bevanda gassata con Pelè. Ma, ora che ci penso, Freddy Adu era il nuovo Pelè, quindi Adu si contende la bottiglia con se stesso: ci sono due Pelè in campo, è tutto fantastico!
Purtroppo no, la sua storia è il simbolo dell’illusione allo stato puro: arrivato con la sua famiglia negli States dal Ghana, ha la sfortuna di essere appassionato di calcio e preso di mira dalla Nike, che lo rende un fenomeno mediatico nonostante il ragazzo, effettivamente, non sia poi questo gran portento. In soli dieci anni di carriera è tutto andato perduto e oggi Adu gioca nella North American Soccer League (NASL). Se proprio volete farvi del male, andate a scorrere la lista delle 13 squadre cambiate in pochissimi anni.

Kerlon, 28 anni, Villa Nova Atletico Clube

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Atto finale, spingono i bassi e Sean Paul ci spiana la strada verso Kerlon “foquinha”, il nuovo craque che l’Inter prelevò dal Chievo, salvo poi venderlo con immensa difficoltà pochi anni dopo.
Kerlon è il giocatore perfetto per questa squadra. Probabilmente abbiamo preso tempo con i restanti dieci giocatori solo per poter parlare di lui: è un attaccante che non segna mai, corre solo quando gli va. È finito a giocare in Giappone e a Malta, ma sopratutto lui sa fare solo quella cosa la, alzarsi il pallone con la punta e palleggiare come se fosse una foca impazzita. Fine.
Nelle info di questo video, caricato nel 2009, possiamo leggere “ones he play at inter he wil be the best”.
Vorrei telefonare al ragazzo che ha caricato questo video e dirgli che no, Kerlon non ce l’ha fatta a essere uno dei best dell’Inter. Tuttavia, lui non deve preoccuparsi: il sole sorge sul giorno migliore, ma anche su quello peggiore, e domani arriverà il prossimo talento da coccolare, con clip in HD tagliate e assemblate su una traccia minimal e la timeline di Windows Movie Maker a ricordarci che basta poco per consegnare un emerito sconosciuto all’immortalità.

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