La leggenda del Torhymne

Crampi Sportivi
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7 min readAug 15, 2015

Calcio e musica sono due mondi che si possono incontrare sempre e comunque. Spesso un giocatore viene definito “rock” (Osvaldo fa da solo) o uno stile di gioco viene paragonato a una musica classica (prendete l’Iniesta dei bei tempi). Una squadra può esser accostata a un’orchestra per come si esprime coralmente. In Germania, però, non è una consuetudine, ma un semi-obbligo a cui (quasi) nessuno si è mai sottratto.

Il torhymne (tor = gol, hymne = inno) è una musichetta che va dai 20 ai 40 secondi e che viene fatta risuonare all’interno degli impianti teutonici dopo una rete della squadra casalinga. Ecco, qui si parla di una tradizione. Noi ci siamo appena abituati recentemente alla Fiorentina che mette in sottofondo Avicii dopo i gol della Viola, ma siamo un paese cresciuto a pane e Carlo Zampa. E che ancora oggi vede in Daniele “Decibel” Bellini una sorta di riferimento sonoro.

In Germania è tutto diverso. Lo speaker è importante, ma è la musica a fare il contesto. Una consuetudine che parte dagli anni ’70: il Borussia Dortmund commissionò apposta un pezzo che potesse esser usato al vecchio Stadion Rote Erde dopo i gol dei gialloneri. Tutti utilizzavano il torhymne, tranne l’Union Berlin, la squadra che combatteva contro la Dinamo nella capitale (la compagine diretta dalla Stasi, il servizio segreto della Germania dell’Est).

C’è anche chi ha creato degli inni personalizzati. I tifosi dell’Amburgo l’hanno fatto per Rafael van der Vaart, mentre quelli dell’Eintracht Francoforte non hanno mai dimenticato Ioannis Amanatidis. Entrambi hanno capitanato i rispettivi club.

Siccome di tradizione si tratta, è giusto analizzarla nelle sue componenti più curiose. Ecco alcuni accostamenti musicali che non dimenticherete mai.

FC Bayern Munich | “The Concert” — Mad (remix di “Seven nation army” — White Stripes)

Viene da chiedersi se Jack e Meg White avrebbero mai pensato che un semplice motivetto, un assolo di batteria molto scolastico potesse trasformarsi nel sample per un pezzo semi-sconosciuto — po-po-po-po — e diventare mantra calcistico nei secoli dei secoli.

Già, perché c’è stato un tempo in cui “Seven nation army” era semplicemente una canzone. Per altro apprezzata e che portò gli White Stripes agli onori della cronaca musicale. Poi lo zampino ce lo misero i tifosi della Roma nel 2005–06.

I supporters giallorossi seguono la squadra nelle lunghe trasferte europee, visto che la Roma giocava in Coppa Uefa quella stagione. I ragazzi di Spalletti — alla prima annata da mister della Roma — escono agli ottavi di finale, ma intanto a Tromsø e Bruges i “po-po” — presi dal remix di Mad — già vanno che è una meraviglia.

Nell’Italia che vincerà i Mondiali 2006 ci sono tre giocatori che vengono dalla Roma (De Rossi, Totti e Perrotta). Però il motivetto viene adottato da un’intera nazione, specie dopo il trionfo a Dortmund contro la Germania.

Stranamente all’Allianz Arena — che non ha ospitato neanche una gara degli Azzurri in quel torneo — dopo i gol risuona quello che è stato quel motivetto. Un caso limite, quasi da Sindrome di Stoccolma.

Sull’atmosfera, però, nulla da dire.

Borussia Dortmund | “Olé, hier kommt der BVB” (remix di “Go West”) — Pet Shop Boys

Il brano in origine è dei Village People, ma i Pet Shop Boys decidono di farne una cover all’inizio degli anni ’90. Il duo inserì anche dei versi nuovi nella loro versione: «There where the air is free, we’ll be what we want to be | Now if we make a stand, we’ll find our promised land». Non so perché, ma ho sempre legato questa canzone indelebilmente alla Germania.

Sarà perché il brano arriva nel 1993, quando i tedeschi hanno da poco ricominciato a vivere tutti insieme. Sarà perché mai come oggi l’Occidente è rappresentato dai teutonici. Oppure perché quando da piccolo vedevo le sintesi dei campionati esteri in chiaro — all’epoca era possibile persino su TeleVita — c’era questa canzone in sottofondo.

Al Westfalen hanno deciso di prendere in prestito la versione dei Pet Shop Boys, rimettendola a posto per l’atmosfera creata dai tifosi gialloneri. La prima volta venne usata in una trasferta di Coppa Uefa del settembre 1993, quando a Brøndby fu cantata dai supporters tedeschi.

Con quelle melodie cantate dai tifosi del BVB — a torso nudo nonostante in Danimarca facesse un freddo cane — il Dortmund si è indissolubilmente legato a quell’inno. E sono vent’anni che si prosegue su questa via. Un classico. Proprio come le maglie color Uniposca della finale di Champions League del 1997.

Borussia Mönchengladbach | “Maria (I like it loud)” (Remix) — Scooter

Al Borussia Park sono tornati agli anni ’90. Gli Scooter hanno rappresentato una piccola parte della mia infanzia, quando le clip musicali erano su VideoMusic e l’hardcore andava ancora parecchio. Personalmente porto con me “Harder, faster, scooter” e “Nessaja”, ma son gusti.

Da diversi anni i tifosi del Gladbach si divertono con Lucien Favre e la sua squadra. Una compagine divertente, con un gioco fatto di sovrapposizioni continue, tagli e 4–4–2 arrembante. Quest’anno si sta facendo anche qualcosa di concreto, visto che “l’altro Borussia” (ne siamo sicuri?) ha finito il campionato da terzo in classifica.

Con la Champions League in arrivo in quest’annata, gli Scooter sono un buon motivo per augurare ai Fohlen di divertirsi nell’Europa che conta. Di certo, se ci saranno gol, il Döp Döp Döp — che è l’architrave di quel pezzo degli Scooter — sarà incessante.

Eintracht Francoforte | Ouvertüre zu “Leichte Kavallerie” — Franz von Suppé

Attila, la mascotte dell’Eintracht (con tanto di pagina sul sito del club).

Al Waldstadion optano per il classico. Nel calcio di Thomas Schaaf — un folle visionario che vive per il calcio offensivo, che però ha lasciato a fine stagione il club — l’operetta di Franz von Suppé ci sta bene. Nel 2014–15 la canzoncina dopo i gol dell’Eintracht ha risuonato ben 36 volte: solo Bayern, Wolfsburg e Bayer Leverkusen hanno segnato più gol in casa della squadra di Francoforte.

Famoso per il genere dell’operetta, molte delle ouverture di von Suppé sono ancora oggi usate in vari ambiti: pubblicitari, cinematografici. Persino calcistici, come ci ha abituato l’Eintracht. E pensare che l’opera del compositore austriaco fu vittima della censura asburgica, perché faceva della satira militare sgradita ai regnanti.

Per altro ho beccato su YouTube un momento di follia assoluta: la rimonta da 0–2 a 2–2 sul Dortmund campione di Germania. Allora era il settembre 2012. Ma la musica è sempre la stessa, così come la follia dell’Eintracht, una delle squadre più pazze della Bundesliga.

Hannover 96 | “Viva la vida” — Coldplay

I tempi europei sembrano ormai andati in quel di Hanover, dove non si ride: l’ultimo anno ha evitato una retrocessione che avrebbe avuto del clamoroso. L’epopea di Mirko Slomka è lontana e si è tornati a lottare per la salvezza. Tanto è vero che la squadra di Tayfun Korkut ha faticato a staccarsi dalla zona retrocessione.

Ogni gol andrebbe celebrato come fosse l’ultimo per conquistarsi l’ennesima permanenza in Bundesliga. E allora “Viva la vida” calza a pennello: per quanto le cose vadano male, ogni gioia va presa come tale e celebrata con quel “oh-ooohhhhh” che accompagna le reti dei Roten.

Hoffenheim | “Was sollen wir trinken” — bots

Si va di celtico alla Rhein-Neckar-Arena. I bots — band olandese di Eindhoven — sono stati un gruppo di riferimento a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 per i loro brani di tematica politica, contro il nucleare e a favore dei movimento per la pace. Così famosi che anche in Germania i loro brani vennero tradotti e oggi vengono ancora usati dai movimenti anti-nuclearisti.

In effetti, un ambiente più tranquillo di Hoffenheim difficilmente lo troverete. Appena tremila abitanti (!), la città è legata a Dietmar Hopp, l’uomo da quattro miliardi di euro che ha creato la SAP e ha supportato la scalata dell’Hoffenheim in Bundesliga.

Questa carica pacifica nelle loro canzoni ha fatto chiedere a più di qualcuno se una loro canzone inciti la folla a supportare maggiormente i giocatori. Ok, ci sono dei versi sul bere, ma l’Hoffenheim è un po’ una mosca bianca nel panorama dei torhymne in Bundesliga. Mentre il resto del mondo teutonico si butta sulla techno e sul rock per festeggiare i gol delle loro squadre, il TSG punta su melodie bretoni, che prendono lo spunto da brani degli anni ’20 (“Son ar chistr”).

Eppure la squadra regge nella massima divisione tedesca. Alla stagione d’esordio in Bundesliga, per poco non divenne campione d’inverno di fronte al Bayern Monaco. Oggi la compagine di Markus Gisdol fa divertire, ma si limita a galleggiare a metà classifica.

Werder Bremen | “I’m gonna be (500 miles)” — The Proclaimers

La stagione che non t’aspetti: così si potrebbe sintetizzare il 2014–15 del Werder Brema. Personalmente pensavo che fosse una buona candidata per la retrocessione, invece il lavoro di Viktor Skrypnyk ha ribaltato le carte in tavola. In Bundesliga il Werder è un evergreen: non solo per la maglia tradizionalmente verde, ma anche perché ha trascorso 51 stagioni nella prima serie tedesca: una in più del Bayern Monaco, una in meno dell’Amburgo (unica squadra mai retrocessa).

A proposito di evergreen, forse i Proclaimers non si aspettavano di aver creato dei potenziali mostri a durata trentennale quando composero questa canzone nel lontano 1988. Charlie Reid, parte del duo scozzese e autore del brano, ricorda:

«Mi ricordo che ero al piano e gli accordi mi vennero automaticamente. Ho scritto la canzone in 45 minuti. Sapevo che sarebbe stata una buona canzone, ma non immaginavo sarebbe diventata così popolare».

Il brano è stato impiegato praticamente ovunque: tormentone in How I Met Your Mother, coinvolgente con il cast di Doctor Who e ripresa da Peter Griffin. Nonostante non fosse entrato nella top 10 in UK alla sua uscita, la canzone raggiunse la top 5 di Billboard nel 1993. Cioè cinque anni dopo che era uscita: successo a scoppio ritardato.

Nel calcio, la nazionale scozzese è stata la prima a usarla nelle gare casalinghe all’Hampden Park di Glasgow. Lo stesso accade anche quando la squadra di rugby segna un punto a Murrayfield Stadium. È un attimo che l’intera Scozia lo adotti come inno nazionale nel caso il prossimo referendum indipendentista vada a segno. Il Werder l’ha adottata al Weser Stadion dall’ottobre 2010: il risultato è discreto.

Articolo a cura di Gabriele Anello

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