La notte delle lumache

Crampi Sportivi
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3 min readJun 5, 2017

Se il tifo fosse una scelta razionale di certo non mi apparterrebbe, soprattutto quello per la Juve. Primo perché sono un iconoclasta, ho un problema con gli idoli, siano essi déi o esseri umani. Secondo perché penso che fare uno spettacolo sia meglio che ammirarlo, anche se di poco. Per quanto riguarda la Juve andiamo ancora peggio. Primo perché ho un grosso problema con l’autorità, di qualunque tipo e anche con il suo stesso concetto. Secondo perché non provo una grande empatia per la Famiglia (sia quella Agnelli che quella umana), né come struttura economica né come base relazionale. Tuttavia scegliere la squadra sarebbe come scegliere il posto in cui nascere.

Certe cose accadono per caso e se anche non fosse caso la fisica quantistica stabilisce che è impossibile determinarle in maniera completa. Che vinciamo o perdiamo non cambia assolutamente nulla, anzi, è assolutamente vero che l’ossessione per la Champions è reale e fondativa del tifo. La luce dei riflettori rifratta dalla Coppa che vinceremo chissà quando illumina da un luogo sconosciuto il nostro cammino, un angelo della storia rivolto all’indietro a guardarci impauriti che sorride allo juventino con tutto il fascino di una creazione dal nulla. E cioè quello che per altri è una presa in giro (“anche quest’anno si riprova il prossimo”) per noi è assolutamente reale, un orizzonte degli eventi che continua a far tifare così come, si diceva in altri tempi, l’utopia continua a far camminare. Un modo di fare che non mi appartiene, a me piace andare a zigzag e fare le cose per puro slancio passionale.

Pur tuttavia non si agisce mai allo stesso modo in tutti i campi della vita. Non tutte le generazioni sono uguali, questo è ovvio, ma perché l’evoluzione della specie cancelli questo allele dall’acido desossiribonucleico servirebbero 7 Champions consecutive, più del Real negli anni ’50. Un po’ la stessa lentezza evolutiva che servirà alla lumache con guscio a sinistra per soppiantare finalmente quelle con guscio a destra. Ma ce la faranno, perché nonostante il guscio a destra sia dovuto al fatto che le rarità col guscio a sinistra abbiano difficoltà maggiori ad accoppiarsi per ragioni morfologiche, il serpente mangia-chiocciole Iwasaki, vero nemico mortale della specie, non riesce a mangiare quelle col guscio a sinistra, essendosi abituato per migliaia di anni a scontrarsi con l’avversario che va per la maggiore e non avendo quindi la motilità necessaria ad affrontare le anormali. Essere una rivoluzionaria di sinistra per la lumaca è una questione di sopravvivenza della specie: le lumache instaureranno il comunismo per natura. Perdonate l’excursus, la teoria probabilistica della legge dei grandi numeri stabilisce che se giocassimo cento finali potremmo vincerne cinquanta. Ma la probabilità non descrive la realtà, la Juve ne vincerebbe solamente dieci, e questo continuerebbe a generare l’allele dominante che dice “vogliamo la Champions”.

“Vincere è l’unica cosa che conta” non mi è mai piaciuto, ma solo perché è interpretato nel modo fascistoide per cui dietro a una vittoria debbano esservi dei morti. Invece noi continuiamo a voler vincere perché continuiamo a perdere, e soprattutto continuiamo a voler vincere perché i giochi sono fatti per questo. Per carità esistono anche i giochi senza vincitori (una noia) e i giochi a perdere (bellissimi e ve ne dico due: Tresette in tre a perdere detto anche Ciapanò e gli Anti-Scacchi in cui bisogna capillarmente eliminare il proprio esercito fino ad arrivare a tagliare la testa al proprio re).

Ma non sono essi il calcio. Tutto questo per dire che a perdere sono abituato, non fa poi così male, anche se è brutto abituarsi alle cose brutte perché sono brutte nel momento in cui succedono. In breve tempo smettono di esserlo. Anche le prese in giro non fanno per niente male, alcune sono simpatiche, altre antipatiche, ma questo perché ci sono persone simpatiche e antipatiche, è così che va, e poi non tutti hanno i tempi comici. Hanno fatto male la rimessa sbagliata di Barzagli e la figuraccia di Cuadrado. 30 minuti di sofferenza, che volete che siano nella vita. Ma il weekend è stato veramente fantastico, assieme alle persone che amo. Alcune non juventine, alcune con l’odio per il calcio. Quelli che hanno sofferto non erano davanti alla tv né allo stadio, ma a London Bridge e Piazza San Carlo. Anche quest’anno tiferemo l’anno prossimo.

a cura di Damiano Cason

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