“La pallamano è il miglior sport olimpico del quale non sapete un cazzo”

Crampi Sportivi
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10 min readAug 11, 2016

articolo a cura di Sergio Palazzi

Qualche giorno fa, Deadspin.com ha pubblicato un post dal titolo “Handball is the best Olympic sport you don’t know shit about”, che in italiano sarebbe “La pallamano è il miglior sport olimpico del quale non sapete un cazzo”. Ed è vero! Perché la pallamano, nei Paesi in cui viene confusa con la pallanuoto o con qualcos’altro, è meritevole di notizia solo se succede qualcosa che con il Gioco non ha nulla o poco a che fare, come un calciatore islandese gran battitore di rimesse laterali perché giocava a pallamano (ma secondo quale principio?) o una portiere angolana dai molti chilogrammi esibiti che… para (come se la pallamano fosse regolata da categorie di peso).

Succede così che ormai più di un anno e mezzo fa, quotidiani e riviste di tutto il mondo abbiano dedicato spazio alla nazionale di pallamano maschile del Qatar, che organizza e finisce al secondo posto la 24esima edizione dei Mondiali. La notizia è che tra i diciassette pallamanisti partecipanti al torneo solo due sono nati in Qatar.

In genere le Federazioni “minori” tendono a pagare, come fosse una pubblicità qualsiasi, i quotidiani sportivi per ottenere uno spazio di queste dimensioni. Questa volta è tutto gratis.

In questi giorni olimpici, la discussione ritorna perché la Nazionale di pallamano maschile è la prima squadra qatariota a partecipare ai Giochi Olimpici e gioca per vincere la prima medaglia d’oro nella storia del Paese con tre pallamanisti nati in Qatar su quattordici partecipanti. Gli altri undici provengono da Bosnia Erzegovina, Croazia, Cuba, Egitto, Francia, Montenegro, Siria e Spagna.

Questa è una storia di regole, potere, geopolitica e, purtroppo, anche di pallamano. Se Deadspin dice che è il miglior sport olimpico è perché, occasione rarissima, un organo di informazione di un paese non-pallamanistico parla di pallamano senza parlare di scandali o come fanno gli americani ogni quattro anni, chiedendosi se le superstar NBA possano essere tali anche nella pallamano.

Le regole

Il Codice di eleggibilità dei giocatori della Federazione Internazionale di Pallamano (IHF) all’articolo 6 afferma che un giocatore può giocare per la nazionale di un altro paese se in possesso della nazionalità del “nuovo” Paese e se nei tre anni precedenti alla prima partita ufficiale con il “nuovo” paese non ha giocato in alcuna squadra nazionale. È anche permesso cambiare squadra nazionale una sola volta. L’aggiunta risale al luglio 2014: prima, passaporto e volontà del commissario tecnico permettendo, si poteva giocare per una nazionale diversa ogni tre anni.

Il manifesto di questa regola è Siarhei Rutenka: nasce in Bielorussia, ma a 19 anni va a giocare in Slovenia, paese in cui diventa un pallamanista di livello mondiale; acquisisce la cittadinanza slovena e gioca il torneo olimpico di Atene, poi si trasferisce in Spagna, nel 2008 diventa cittadino spagnolo, ma non giocherà mai una partita ufficiale con Los Hispanos; nel 2014 torna a giocare per la Bielorussia in vista degli Europei.

https://www.youtube.com/watch?v=_jIW8nXUObM

Gli esempi sono diversi e la pallamano non è l’unico sport: i numerosi americani che giocano per varie nazionali balcaniche di basket; gli equiparati del rugby, atleti a cui non serve neanche il passaporto, basta aver giocato per tre anni nel campionato della “nuova” nazione. Se poi vogliamo restare su Rio 2016, la squadra maschile di pallanuoto brasiliana si presenta con cinque naturalizzati, due dei quali hanno lo stesso legame con la Nazione per cui giocheranno che ha Bo McCalebb con la Macedonia.

Si possono fare tutti i discorsi sull’appartenenza nazionale e la globalizzazione, sul cantare l’inno e mettere la mano sul cuore, sullo spirito olimpico e De Coubertin, ma la questione è che le regole son queste e il Qatar le ha rispettate. E se a sei mesi dall’inizio delle polemiche — che sì non erano pubbliche, ma già pronte a venir fuori — la IHF ha ritenuto di modificare le regole solo per quanto riguarda il numero di cambi di nazionalità forse è perché la questione non riguarda semplicemente le regole, ma chi le regole le fa.

Il potere

Le regole le fa la International Handball Federation, presieduta dal 2000 dall’egiziano Hassan Moustafa, molto fantasiosamente soprannominato “il faraone”, rieletto durante l’ultimo congresso (2013) con più del 90% dei voti e senza alcuno sfidante. Per inquadrare subito il personaggio il quotidiano tedesco Die Welt lo ha paragonato a Sepp Blatter. E non perché la sede della FIFA è a Zurigo e quella della IHF a Basilea.

Le opacità della presidenza Moustafa sono riassumibili in:

a) strani passaggi di soldi → Un anno prima della sua elezione. Moustafa era presidente della federazione egiziana e del comitato organizzatore dei Mondiali (tenutisi in Egitto nel 1999) e avrebbe ricevuto dalla IHF 1,6 milioni di franchi svizzeri, divisi in tre rate: una prima del torneo, una durante e una dopo. Questi soldi, stando alle parole dell’ex tesoriere della IHF Rudi Glock non si sarebbero mai visti, anzi una parte sarebbe stata ritrovata qualche anno dopo in una banca di Strasburgo su un conto a nome Hassan Moustafa.

Nel periodo 2007–2009, Moustafa avrebbe ricevuto dalla Sportfive, agenzia francese di marketing sportivo, 602mila euro per servizi di lobby: proprio fino al 2009, Sportfive è stato uno degli sponsor principali della IHF e advisor per i diritti tv di tutti gli eventi IHF. Inoltre, la IHF avrebbe rimborsato le spese di viaggio del suo presidente nel periodo dicembre 2000–giugno 2007 per una cifra superiore ai 500mila franchi svizzeri, senza che questi abbia mai presentato una ricevuta e pare che abbia anche aumentato lo stipendio di Moustafa da 30mila a 500mila franchi svizzeri, dimenticandosi, però, di registrarlo nei verbali del Consiglio.

b) la lotta all’anti-doping → L’egiziano, stando all’ex responsabile IHF Hans Holdaus, avrebbe ridotto l’impegno nella lotta al doping creando un conflitto con la Wada che rischiava di far perdere lo status di sport olimpico alla pallamano nel 2009 e si sarebbe reso protagonista di un rifiuto di sottoporre i pallamanisti ai nuovi controlli in occasione delle Olimpiadi di Atene 2004. I controlli sono poi stati fatti, ma metà della Nazionale egiziana si rese, come dire, non pervenuta. Questo caso e l’inchiesta sui Mondiali egiziani portarono, nel 2009, alla richiesta di dimissioni della IHF al suo segretario generale.

c) una bizzarra designazione arbitrale e arbitraggi decisamente “casalingheggianti” → Nel settembre 2007, la Federazione Asiatica di Pallamano (AHF) organizza in Giappone un torneo di qualificazione olimpica: la finale è Corea del Sud-Kuwait. I coreani sono reduci dai Giochi Asiatici dell’anno prima in cui sono stati vittime di arbitraggi assurdi nelle partite con Qatar e Kuwait, arbitrate, rispettivamente, da arbitri kuwaitiani e qatarioti.

https://www.youtube.com/watch?v=kgieoa5AVzU

La finale degli Asian Games 2006 giocati a Doha, tra Qatar e Corea del Sud.

[Inciso doveroso: i due tedeschi furono gli arbitri della finale di ritorno di Coppa delle Coppe 2005/06 tra i russi del Chehovskie Medvedi e gli spagnoli del Valladolid, i quali avevano vinto la gara d’andata 36–29. La partita di ritorno finì 32–24 e diede la vittoria della competizione ai russi. Nel marzo 2009 si è scoperto che all’aeroporto di Mosca fu trovato un sacchetto di plastica contenente 50mila dollari americani nella valigia di Ulrich. I due furono squalificati per cinque anni dalla Federazione Europea (EHF), terminarono la loro carriera arbitrale e ciò fece sì che la EHF cambiasse il suo sistema di designazioni.]

La AHF, tuttavia, non è tenuta ad accettare l’indicazione della IHF e designa una coppia della Giordania. Il presidente della AHF è lo sceicco del Kuwait, Ahmad Al-Fahad Al-Sabah, uno dei “grandi elettori” di Moustafa, così la IHF accetta senza protestare i due arbitri giordani che, citando la Commissione Arbitri IHF chiamata a testimoniare nel processo, “vedono falli o infrazioni che ovviamente non sono accadute, essenzialmente ‘inventando’ decisioni”. Il Kuwait vince la partita 28–20. Il torneo verrà poi annullato e rigiocato e la Corea del Sud si qualificherà per le Olimpiadi di Pechino 2008.

d) le dimissioni di due membri del Consiglio IHF → Nel Consiglio IHF del dicembre 2015 in Danimarca, il tesoriere croato Sandi Sola — già presidente della federazione croata e della Gazsprom SEHA League, la lega interregionale che raggruppa le migliori squadre dell’Est Europa e il capo della Commissione Competizioni, lo sloveno Leon Kalin, presentano improvvisamente, e per “ragioni personali”, le proprie dimissioni dall’incarico.

e) la selezione delle squadre per i Campionati Mondiali 2015 in Qatar → Dal 15 gennaio all’1 febbraio 2015 si è disputata in Qatar la 24esima edizione dei Mondiali. A questi si era regolarmente qualificata l’Australia, che nelle sue sette partecipazioni è sempre arrivata ultima, tranne nel 2003, quart’ultima. L’8 luglio 2014, durante il Consiglio IHF a Zagabria, la Federazione realizza l’inesistenza di una Confederazione Continentale Oceanica e decide di assegnare il posto mondiale conquistato dall’Australia a un’altra nazionale, relegando l’Australia alla IHF Emerging Nations Championship, una sorta di Mondiale B (se vi state chiedendo perché a questa competizione si può partecipare senza far parte di una confederazione continentale, beh, non siete i soli).

A prendere il posto dell’Australia sarà la Germania, quinta agli ultimi Mondiali giocati in Spagna, che tuttavia non era riuscita a qualificarsi per la competizione successiva. Questa decisione viene presa dodici giorni prima del sorteggio dei gironi. D’altronde la Bundesliga è l’NBA della pallamano per qualità media dei giocatori, gioco e spettacolo e sarebbe stato difficile lasciare fuori dal Mondiale un pubblico come quello della Germania.

L’Islanda insorge, reclamando il posto della Germania perché miglior classificata all’ultimo Europeo tra le non qualificate ai Mondiali (le prime quattro classificate degli Europei si qualificano direttamente ai Mondiali). Tempo quattro mesi e viene accontentata: il 10 novembre Bahrein e Emirati Arabi Uniti si ritirano dai Mondiali — pare, perché non c’è nessuna motivazione ufficiale — per tensioni con il governo qatariota.

La IHF nel Consiglio del 14 novembre commina 100mila euro di ammenda alle due Federazioni e decide le due nazionali che occuperanno i posti lasciati liberi: stando al criterio utilizzato per l’ammissione della Germania toccherebbe a Ungheria e Serbia. Invece, in Qatar alla fine vanno l’Islanda, dodicesima ai Mondiali spagnoli, e l’Arabia Saudita, diciannovesima.

Geopolitica

La funzione propagandistica dello sport sarà anche secondaria allo sviluppo economico e infrastrutturale, ma è comunque vivace. Lo sport è infatti centrale nel National Vision 2030, il progetto di sviluppo del Qatar lanciato nel 2008 dall’emiro Tamim bin Hamad al-Thani, tanto che, andando indietro solo di due anni, il Qatar ha ospitato i Mondiali di nuoto in vasca corta nel 2014 e quelli pluricitati di pallamano nel 2015 e ha chiesto di organizzare la Coppa d’Africa di calcio nel 2015 (dopo la rinuncia del Marocco a causa del virus Ebola). Non solo: organizzerà il prossimo ottobre i Mondiali di Ciclismo su strada, nel 2019 quelli di Atletica leggera e nel 2022 i famigerati Mondiali di Calcio.

https://www.youtube.com/watch?v=lRYhW9wF0Is

La Qatar Sports Investment — branca sportiva della Qatar Investment Authority, il fondo sovrano qatariota — sponsorizza l’FC Barcelona ed è proprietario del Paris Saint Germain. Il presidente di QSI è Nasser Ghanim al-Khelaifi, che del PSG è CEO. Non tutti sanno che il Paris Saint Germain ha anche una squadra di pallamano, acquistata dalla QSI un anno dopo la squadra di calcio e diventata una potenza della pallamano mondiale con lo stesso difetto della squadra di calcio: domina in Francia, ma fatica ad affermarsi in Europa. Nel PSG Handball giocano quattro degli ultimi sette vincitori dello IHF World Player of the Year, una squadra fortissima.

Dal 2010 e fino al 2020, il Qatar ospita e ospiterà l’IHF Super Globe, il mondiale per club di Pallamano, fino al 2010 giocato per poche edizioni e a singhiozzo. Nei primi anni di competizione era normale che le squadre qatariote tesserassero con una lauta ricompensa per la sola settimana del torneo alcuni dei migliori pallamanisti al mondo, con l’obiettivo di ridurre la distanza dalle squadre europee.

Nel 2012, otto pallamanisti del Montpellier e l’allenatore si trasferirono in massa, per soli cinque giorni, all’Al-Sadd. Proprio in questi giorni è stato pubblicato il programma del Super Globe 2016 che si terrà a Doha dal 5 all’8 settembre. Sapete a chi è andata la wild card per l’ottavo posto disponibile? Al Paris Saint Germain. Volendo, si potrebbe pensar male ma si potrebbe anche, tuttavia, guardarla dal punto di vista dello spettacolo offerto, e allora la squadra più forte del mondo dev’esserci.

Il 27 gennaio 2011, poco più di cinquanta giorni dopo aver ottenuto l’assegnazione della FIFA World Cup 2022, al Qatar viene assegnata l’organizzazione dei Mondiali di Pallamano battendo Norvegia, Polonia e soprattutto Francia (che organizzerà i prossimi del 2017) grazie all’appoggio di Afghanistan, Arabia Saudita, Bahrein, Bangladesh, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Kazakistan, Kuwait, India, Iran, Nepal, Oman, Pakistan, Singapore, Thailandia e Yemen.

E la pallamano che fine fa?

I Mondiali di Qatar 2015 sono i primi a essere giocati tutti in una sola città: a Doha vengono costruite tre arene, la più piccola delle quali, la Duhail Sports Hall, diventa il quartier generale della Qatar Handball Association.

https://vimeo.com/105094992

La QHA assume uno dei migliori allenatori al mondo — lo spagnolo Valero Rivera, fresco di vittoria dei Mondiali nel 2013 — che si dedica alla costruzione della squadra. Attenzione, però, Rivera non ha un mazzo di figurine e sceglie i migliori pallamanisti. È impossibile. L’unico vero fuoriclasse del Qatar è il portiere bosniaco Danijel Saric, campione d’Europa con il Barcellona. I terzini Rafael Capote, cubano con un passato in Italia a Conversano, e Zarko Markovic, montenegrino, fuoriclasse o quasi lo sono diventati proprio grazie al Qatar.

Grazie anche agli aiuti arbitrali? Anche. Guardate qui la reazione dei pallamanisti polacchi al termine della semifinale. Sostenuti da tifosi spagnoli delle più rumorose squadre di Liga Asobal pagati per riempire gli spalti delle arene di Doha e tifare per la nazionale di casa? Sì. Invogliati da un premio di circa 90mila euro per partita vinta? Sì.

https://www.youtube.com/watch?v=_nMUHFQo7Xw

Grazie a una struttura d’allenamento fantastica, all’assistenza di uno dei migliori centri di ricerca sportiva, e non solo, al mondo (l’Aspire Academy) e alla disponibilità della Federazione e dei club nei confronti della squadra nazionale. Prima delle Olimpiadi, il Qatar ha fatto un lungo training camp in Spagna e Andorra. Non è ancora chiaro se il prossimo campionato nazionale inizierà a settembre o sarà posticipato a febbraio per permettere alla nazionale di prepararsi al meglio per i Mondiali di Francia 2017 che si giocheranno a gennaio.

Molti pallamanisti qatarioti si sono giustificati parlando della possibilità di guadagnare cifre che per uno sportivo del loro livello sono improbabili, che ti permettono di guardare al dopo carriera con un umore diverso.

Perché il vero potere, quello di evitare derive di questo tipo lo hanno loro, gli atleti.

Sergio Palazzi

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