La squadra dei sogni che avrebbe il Lecce se…

Crampi Sportivi
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6 min readDec 1, 2016

Si può avere nostalgia di epoche mai vissute? Secondo alcuni sì, ed è un sentimento molto più diffuso di quanto si pensi… è la “Sindrome dell’età dell’oro”, e colpisce chi finisce per idealizzare un’epoca passata per sfuggire ad una realtà ritenuta ormai insoddisfacente.

Nel calcio, il giochino dell’operazione nostalgia è invece cosa ricorrente per ogni tifoso, che inevitabilmente finisce per riavvolgere il nastro dei ricordi “giusto per vedere l’effetto che fa” tornare ad entusiasmarsi per i campioni del passato che hanno vestito la maglia della propria squadra del cuore.

Noi, però, siamo andati oltre: in pieno delirio baudelairiano, dopo averne decostruito passato e presente, siamo sconfinati nel futuro di una Cenerentola del calcio nostrano, il Lecce, immaginandone possibile formazione, risultati e piazzamenti ottenuti se tutti i calciatori più forti transitati al Via del Mare fossero rimasti a giocare in Salento.

Fiore all’occhiello di una terra dalle contaminazioni storico-culturali millenarie, l’U.S. Lecce raggiunge il suo apice grazie alle idee del boemo Zdenek Zeman attualizzate e migliorate però da un giovane tecnico rampante come Eusebio Di Francesco. Stabilmente in Serie A, i giallorossi centrano una miracolosa qualificazione in Europa League che onorano arrendendosi ai sedicesimi solo alla corazzata Manchester United (retrocessa dalla Champions); poche gioie invece in Coppa Italia. Ecco la formazione.

Portiere — Antonio Rosati

Additato erroneamente dai giornalisti-gufi come l’anello debole di una squadra dotata di talenti straordinari ma discontinui dalla cintola in su, Antonio è un leader silenzioso che preferisce farsi sentire in campo e nello spogliatoio. Nelle sue mani il segreto di tanti 1–0 strappati con le unghie e con i denti, punti pesanti che nell’anno della qualificazione in Europa gli sono valsi anche una convocazione in nazionale. Contattato dal Napoli fresco di approdo in Champions, rifiuta per rimanere protagonista della cavalcata europea salentina.

Terzino destro — Dusan Basta

Di tutti i colpi messi a segno, Basta è quello che Pantaleo Corvino ricorda con maggior enfasi. Del serbo lo colpirono la prestanza atletica, l’eclettismo tattico, ma anche il fiuto del gol e la generosità, doti che lo hanno portato nel 2012/2013 a quota 8 assist e 4 gol, di cui uno decisivo nella sfida europea da dentro o fuori col Rapid Vienna. Quella rete incorniciò quella che ancor oggi è la sua miglior stagione. Raccoglie inoltre l’eredità di Cassetti, scusate se è poco.

Difensore centrale — Souleymane Diamoutene

È il guerriero della retroguardia leccese. Mai domo, è il primo a dare l’esempio ai compagni e l’ultimo ad arrendersi in campo. Alla sua età, carisma e professionalità lo aiutano a mantenersi atleta vero. Il suo ascendente sulla squadra è enorme, e per i tifosi è un idolo assoluto: forse anche perché metaforicamente rappresenta Lecce, ben salda nelle proprie radici ma con uno sguardo sempre verso il futuro, verso il mare.

Centrale sinistro — Nenad Tomovic

Terzino sinistro — Andrea Rispoli

Giunto in Salento carico di belle speranze, il giovane Rispoli non ci impiega molto a conquistarsi una maglia da titolare. La società lo considera uno dei prospetti più interessanti presenti in rosa, soprattutto per il suo modo di interpretare il ruolo: accorto ma all’occasione spregiudicato, non è raro vederlo a ridosso dell’area di rigore avversaria. Terzino moderno.

Mezz’ala destra — Andrea Bertolacci

Nato a Roma ma adottato a pieno titolo dalla famiglia allargata del Via del Mare, Bertolacci esplode in giallorosso prima di passare all’Inter vogliosa di rilanciarsi in Italia ed in Europa attraverso nuovi talenti italiani. Purtroppo le vecchie abitudini sono dure a morire, e in nerazzurro fa tanta panchina in favore dei suoi colleghi di reparto sudamericani. Lui allora torna dove ha segnato il primo gol in A (contro la Juventus, tra l’altro) e ripartirà solo in estate, ma per disputare i mondiali in Argentina con l’Italia.

Centrocampista centrale — Christian Ledesma

Anche Ledesma avrebbe meritato di far parte della spedizione in terra argentina, doppio orgoglio per un oriundo come lui, ma purtroppo al ruolo di regista in nazionale si accede solo per via dinastica, bloccato com’è prima da Sua Maestà Andrea Pirlo e poi dal suo erede naturale Marco Verratti. Tuttavia, la fascia di capitano gli allieverà sicuramente i dispiaceri…

Mezz’ala sinistra — Juan Cuadrado

Esterno d’attacco destro — Mirko Vucinic

Né una parola di salentino né un passo di pizzica, ma Vucinic pare essere nato per vestire i colori leccesi. Difficile da collocare in campo, finisce col ricoprire tutti i ruoli dell’attacco e a segnare in tutti i modi possibili. Con Rosati e Stendardo compone un triumvirato carismatico e romantico, robe d’altri tempi. Promesso alla Juventus, i malumori della piazza costringono la società a trattenerlo con un cospicuo ritocco dell’ingaggio; i bianconeri ripiegheranno su un certo Milos Krasic mentre il Lecce finirà nel salotto internazionale dell’Europa League.

Punta centrale — Pablo Daniel Osvaldo

Esterno d’attacco sinistro — Luis Muriel

Scovato dallo scouting dell’Udinese quando in Sud America viaggiava ad un ritmo di quasi un gol a partita, approda nel 2011 a Lecce in prestito ma fa innamorare tutti al primo tocco di palla. La sua prima stagione in giallorosso è fenomenale, e lo sforzo della dirigenza per acquistarlo a titolo definitivo viene ripagato a suon di gol e prestazioni di altissimo pregio. A qualcuno ricorda Ronaldo, ma a dirglielo lui abbassa la testa e arrossisce.

Questo Lecce che trattiene tutti i propri migliori calciatori però ha come neo una panchina troppo corta e non all’altezza dell’undici titolari. D’altronde è la legge dei fatturati e dei diritti televisivi, che spesso schiacciano i cuori romantici di tifosi ed appassionati.

Francesco Benussi

Come tutti i “numeri 12”, Francesco è un portiere che ha imparato a convivere con le convinzioni monolitiche dei propri allenatori su chi meritasse di vestire i gradi di estremo difensore titolare. Lui rispetta le decisioni riscoprendosi vero uomo spogliatoio.

Marco Cassetti

Distinguere lo stemma del Lecce dal suo volto, dal suo nome, dal suo numero di maglia, è ormai impossibile. Marco Cassetti è alla sua tredicesima stagione consecutiva in giallorosso, ultimo Apache di una generazione irripetibile, che ha fatto trovato nella longevità e nella devozione al Dio del Calcio i suoi pilastri principali. Per lui è già pronto un posto da dirigente, ma guai a parlargli di smettere di correre lungo la fascia…

È un terzino volenteroso; promette bene, ma non esplode mai definitivamente. Nonostante qualche gol, le sue prestazioni discontinue non lo premiano.

Guglielmo Stendardo

Maestro ineguagliabile nell’arte di commettere fallo senza buscarsi il giallo, le nuove leve lo rispettano come si deve ad un senatore della squadra. Lui in cambio, svela loro i suoi segreti.

Giuseppe Vives

“Una vita da mediano” pare essere stata scritta su misura per lui, tranne nella parte relativa alla vittoria dei mondiali come fece a suo tempo Oriali. Vive comunque bene la staffetta con Ledesma, fondamentale quando c’è da difendere il risultato.

Jaime Valdes

Un trequartista come lui soffre un po’ l’integralismo tattico di Zeman e Di Francesco, ma rimane a Lecce per attaccamento all’ambiente e ai compagni.

Graziano Pellè

Leccese che gioca per il Lecce ed arriva in nazionale, Pellè incarna il sogno di ogni bambino della “Firenze del Sud”. Abbina la forza fisica di Vucinic all’aspetto brillante di Osvaldo, ma rimane un ragazzone timido di 1 metro e 94 centimetri, che qualche volta ancora si emoziona a calciare i rigori decisivi.

Valeri Bojinov

Appena arrivato a Lecce, leggenda vuole che una maga gli abbia letto la mano predicendogli che nel suo futuro sportivo ci sarebbero state Fiorentina, Juventus, Manchester City, Parma e Sporting Lisbona. Peccato che i colori giallorossi gli siano rimasti addosso come una seconda pelle, fino a dichiarare di voler chiudere la sua carriera professionistica nel Salento.

Davide Moscardelli

Altra prima donna, la sua rivalità con Osvaldo è pari a quella tra Mirko e Satomi di “Kiss me Licia”. Quando parte la gara di rovesciate poi…

Fuori quota:

Fabrizio Miccoli

David di Michele

Dopo 40 gol in appena 4 anni in giallorosso, “Re David” ha deciso di appendere le scarpette al chiodo per imbracciare lavagna e gessetto: ora allena le giovanili, e vorrebbe che i ragazzi facessero quanto lui a suo tempo era capace di fare sul campo di calcio. Servirà pazienza…

Ernesto Chevanton

Secondo marcatore di sempre della storia leccese, dietro solo alla leggenda Anselmo Bislenghi (1950–1955), attualmente è vice presidente del club. Il Via del Mare, praticamente, è casa sua.

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