L’Arsenal, il sogno Premier e la quadratura del cerchio

Crampi Sportivi
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4 min readNov 14, 2013
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«Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé». Febbre a 90°, Nick Hornby. L’incipit di una generazione intera. Amare il calcio, innamorarsi, avvelenarsi, gioire e morire di dolore. È una folgorazione. A volte una dannazione. Se sei tifoso dell’Arsenal sei anche un mezzo suicida. Sono nove anni che i Gunners non vincono lo straccio di un titolo. Un’eternità, se torniamo col pensiero alla stagione 2003–2004, anno in cui la squadra di Wenger comandava in lungo in largo guadagnandosi il titolo di “Invincibili”. Ma dopo tanto tribolare, l’aria stavolta potrebbe essere cambiata. Vediamo perché.

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Nel 2006 i biancorossi diedero l’addio ad uno degli stadi più fascinosi e belli della storia del calcio, Highbury: 93 anni di amore incredibile, passionale e sincero, frantumato nel nome del progresso e del futuro. Nacque l’Emirates Stadium per la modica cifra di 500 milioni di euro complessivi. In pratica ci si potevano comprare cinque Gareth Bale a rate. I tifosi londinesi hanno passato anni difficili, invidiando le gesta di Chelsea, United e City, vedendo partire uno dopo l’altro i loro campioni per una causa superiore, che era il bene della società. Hanno sofferto, attendendo tempi migliori. Per loro fortuna in panchina c’è Wenger e, quantomeno, in Champions ci sono sempre arrivati — 17 partecipazioni consecutive, mai fallito l’obiettivo da quando il francese è in panchina -. Magra consolazione. Ma, come detto, il vento è cambiato: dopo nove lunghi anni, l’Arsenal ha di nuovo avuto quella disponibilità economica necessaria per fare un mercato di livello. Wenger, da vecchio e navigato volpone, è andato all-in su quel pesce lesso di Ozil. Un fenomeno. Ah sì, si bomba anche la Yespica.

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Il tedesco ha fatto fare un salto di qualità notevole a tutta la rosa. Ma in generale, lo straordinario vivaio londinese sta finalmente dimostrando di essere uno dei primi al mondo, per qualità di scelte e lavoro. Questo vale per i ragazzi nati e cresciuti in Inghilterra come Walcott, Ramsey e Wilshere, sia per quei talenti andati a pescare in giro per l’Europa, da Vermaelen a Diaby, passando per il rilancio di Podolsky e le scelte perfette di Arteta e Cazorla. Insomma, se fino allo scorso anno la vulgata recitava “l’Arsenal? Bella squadra, ma sono giovani e inesperti, non vinceranno mai nulla”, ora quei giovani sembrano aver raggiunto il loro punto di maturità. I biancorossi sono primi in classifica, hanno due punti di vantaggio sul Liverpool, ma soprattutto giocano il miglior calcio che l’Inghilterra ricordi da un po’ di anni a questa parte. Intendiamoci, l’Arsenal ha sempre giocato un football votato allo spettacolo e — passateci l’ardire — di ispirazione olandese. Tuttavia, rispetto alla contestata sterilità degli anni passati, la quadratura del cerchio è ora arrivata. Dopo un anno difficile è definitivamente esploso Giroud, la crescita di Ramsey e l’innesto di Ozil hanno fatto il resto. I biancorossi hanno acquisito un cinismo che diventa letale se — com’è ora — viene mixato con un gioco, rapido, frizzante ed esaltante. L’Arsenal si diverte e fa divertire. Vedere per credere.

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Il gol col Norwich è di rara bellezza, ma è la vittoria per 2–0 contro il Liverpool ad aver conferito una dimensione nuova e definitiva a questo Arsenal. I Gunners volano in Premier e sabato pomeriggio il missile dalla distanza di Ramsey, che è valso il raddoppio contro i Reds, ha fatto battere tanti cuori. Il ricordo è andato immediato al 1989, a quella cavalcata trionfale magistralmente raccontata da Hornby in “Febbre a 90°”, con quel campionato vinto all’ultimo respiro. Per 2–0. Contro il Liverpool. In molti, se non tutti, esultando in tribuna o saltando sul divano al gol di Ramsey, avranno pensato: “Noi non supereremo mai questa fase”.

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Matteo Santi Mai laureato, cresce giocando a basket, lo abbandona per altezza insufficiente e si dà alla pallavolo. Sogna il Tour. Odia tutti quelli che scrivono “qual’è” e che dicono “cannottiera” e “carammella” @matteosanti_5

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