Le 20 maglie con cui dominare il calcetto settimanale

Crampi Sportivi
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9 min readDec 12, 2016

21. Per un calcetto operaio e minimale, ma con stile

Maglia vintage West Ham anni ‘80

Una questione di praticità, oltre che di effettiva fantasia dei colori. Se una maglietta del genere sta bene addosso a uno come Billy Bonds, che ha esattamente la faccia dell’addetto alla logistica aziendale, immaginate cosa può fare in un campetto di Roma Sud. Per non parlare del vecchio logo minimale degli Hammers, con i due martelli incrociati e privi di lazzi o contrappunti. Calcio operaio nelle intenzioni, prima che nelle imprese su erbetta sintetica.

20. Per un calcetto interregionale ma brioso

Ternana 1975–76

Verde e rosso luminosi, vecchia mentalità di cotone per tenersi al calduccio senza bisogno di addizionali maglie della salute, sapore centroitalico genuino, epica minore garantita. Tanto più che cosa ci fate con l’epica maggiore? Non siete davvero calciatori, ricordatevelo sempre.

19. Per un calcetto leggendario e sufficientemente erudito sull’epoca pre-Internet

AEK Atene, primi anni ‘80

Thomas Mavros veniva soprannominato ‘Dio’, e anche a noi non dispiacerebbe, a essere onesti fino in fondo. Allora cosa c’è di meglio di una maglia dorata come la luce solare che si spande dalla cima dell’Olimpo? Meglio ancora se contornato dalle tre strisce dell’Adidas a testimoniare il percorso bruciacchiato del carro di Apollo che circumnaviga la Terra. Ok, all’epoca non sapevano che era tonda, ma quant’è bella questa maglia?

18. Per un calcetto sentimentale ma esibizionista (e vagamente tamarro)

Reggina 2004–05

Senza nessuna paura di sfidare il buon gusto, l’Asics nel 2004 piazza sul petto della Reggina un’Aquila amaranto stilizzata, conferendo ancora più fiero epos al ciclo dei calabresi in Serie A. Il risultato è che i ragazzi di Mazzarri, in una delle lotte per non retrocedere più a stretto giro della storia del pallone (con ben 13 squadre nel giro di 7 punti) finisce il campionato al decimo posto. Voglio dire, mica male dato che le squadre in gara erano 20. Pensate raggiungere un traguardo del genere con quest’aquilona spaccona sul petto. Unico neo: quell’anno il Messina arrivò settimo a 48 punti ma -hey — non si può avere tutto.

17. Per un calcetto sgargiante dal sapore anglosassone

Wolverhampton Wanderers 1993–94

La maglia che fece innamorare George Best da bambino diventa luminosissima a metà anni ’90. Unica cosa, per essere davvero belli con indosso questo faro dovete assomigliare al Dio del Tuono Thor proprio come il gigantesco John de Wolf.

16. Per un calcetto bello, ma non ci vivreste

Venezia 1998–1999

Il Cino Recoba, Stefan Schwoch e una manica di altri giocatori feticcio. Cattivissimi in tutto quel nero sparso come una macchia d’olio che ha invaso tutta la realtà circostante. E poi, finalmente, redenzione, grazie a quella fantasia verde e arancio sulla spalla destra, come un rigetto di piccioni in overdose da LSD. Mai più senza.

15. Per un calcetto in pigiama

USA in casa (USA ‘94)

Se davvero volete disorientare il vostro avversario dovete per forza sfoggiare una maglia dai disegni audaci e sfumati. Nel farlo, vi sarà sicuramente capitato di giocare con una divisa simile a un pigiama, every now and then, ci siamo passati tutti. Se volete mettervi in pigiama con criterio vi consigliamo la maglia degli Stati Uniti sfoggiata durante il Mondiale di casa. Dooley e compagni sembravano modelli da intimo notte. Voi non sarete da meno.

14. Per un calcetto bello come Emmanuel Petit

Arsenal, seconda maglia 1998–99

Assicuratevi di essere belli come Emmanuel Petit prima di indossare questa maglia e poi assicuratevi di saper rifare la sua stessa posa.

13. Per un calcetto da gemelli del gol

La maglia del Torino Campione d’Italia di Graziani e Pulici

Se avete la fortuna di avere non uno ma due attaccanti fissi in squadra, non fate passare un giorno senza che gli diciate quanto li amate, e regalategli le maglie scudettate di Graziani e Pulici, perché di coppie fenomenali ne abbiamo avute tante in Serie A ma una così poco celebrata rispetto al suo valore forse non l’abbiamo avuta mai. Nessuno era forte come Pulici, nessuno era utile come Graziani. Abbracciate i vostri attaccanti e amateli tanto.

12. Per un calcetto con cui dominare l’Europa

Parma 1998–99

Crespo, Chiesa, Cannavaro, Thurm, Fuser, Veron, Boghossian, Balbo, Benarrivo, Dino Baggio, Buffon. Ma soprattutto Malesani. Indossate questa Ape Maglia e dimostrate a tutti che l’Europa League è sottovalutata e se si chiamasse ancora Coppa UEFA non lo sarebbe affatto.

11. Per un calcetto Mexcal friendly

Mexico 1998

Disorientate l’avversario non soltanto con le finte, ma anche con quei minacciosi faccioni Aztechi stilizzati che fanno un po’ paura ma sono anche belli. Come d’altronde tutto ciò che fa paura prima che riusciamo a scorgerne il rinnovamento di realtà che ci si presenta davanti. Lo diciamo anche un po’ per motivarci. Ma anche un po’ per motivare voi.

10. Per un calcetto distensivo

La maglia dell’Unione Sovietica disegnata da Adidas

Un grande classico intramontabile. La maglia dell’Unione Sovietica era bella sempre, ma quella di metà anni ’80 con il fiorellino Adidas e le conseguenti tre striscette sulle spalle aveva qualcosa in più. Per dire, c’era tutta la tensione della Guerra Fredda ma in qualche modo mitigata da un clima di distensione, quantomeno di dialogo con Rocky. In fondo se io posso cambiare, e voi potete cambiare, tutto il mondo può cambiare. Oltretutto riteniamo che uno dei soprannomi migliori con cui essere ribattezzati in campo sia Blokhin, perché nessuno l’ha mai pronunciato correttamente e quindi alle brutte ci si ritrova con un soprannome sempre cangiante, che non vi fa sentire schiavi del personaggio.

9. Per un calcetto scanzonato tra avversari desiderosi di urlare “Puma!Puma!”

Werder Brema, maglia Champions League 2005–06

Solo la Kappa riusciva a fare maglie a pagliaccetto in grado di rubare i cuori degli spettatori nonostante l’audacia di fantasie e l’elasticità molesta dei tessuti. Thorsten Frings con indosso questa maglia sembrava un supereroe. Se gli somigliate un minimo, lo sembrerete anche voi.

8. Per un calcetto posh

Los Angeles Galaxy 2012

A parte la tristezza della scritta Herbalife, quanto caspita è bella la maglai dei Los Angeles Galaxy del 2012? Qual era lo scopo di una maglia tanto semplice ma disegnata come se si dovesse davvero affrontare la fine del mondo il 21 dicembre, stile Indipendence Day? Poi direte voi, bella forza a farla indossare a Beckham, ma vi assicuro che l’ho vista addosso a gente molto meno imponente e gredevole e li avrei seguiti ovunque, tranne che nel campetto in terra battuta.

7. Per un calcetto che ti fa fare bella figura durante l’erasmus in Scozia

Motherwell 2016–17

Hai capito la Macron? Zitta zitta in Scozia ha confezionato una maglia-meraviglia per il Motherwell, che a dire il vero ha dei colori tanto peculiari da far risultare bella praticamente ogni divisa ogni anno.

6. Per un calcetto che ci faccia innamorare del Messico per qualcosa che non sia Narcos

Club America kit primi anni ‘80

La maglia vintage del Club America è un trionfo di radici culturali messicane, concezione del colore, richiami supereroistici involontari. Per farvi capire di cosa stiamo parlando, si tratta di una divisa in grado di far sembrare belli i tagli di capelli cotonati di quegli anni. Con il logo gigante sul petto ancora privo dell’invadente sponsor Coca Cola, peraltro.

5. Per un calcetto rossetto, cioccolato e opposizione al calcio moderno

Corinthian Casuals, qualsiasi annata

Pink and chocolate for life. L’antidoto perfetto alla confusione di colori e compagni di squadra, l’incubo di ogni distributore di fratini. Il trionfo della fantasia a dispetto dei pugni nell’occhio, Con una maglia del genere indosso, tutto è possibile. Anche che il più rudimentale dei difensoracci si inventi l’assist no look per le punte. Provare per credere.

4 — Per un calcetto da ricorso al giudice sportivo

As Roma, la maglia speciale per il derby 2016

Porpora e oro, niente disegni particolari, niente frizzi né lazzi, tinta unita, tessuto perfetto, baffo della Nike. Ci perdoneranno gli amici laziali, ma questa è la maglia più bella che la Roma abbia mai avuto. E ne ha avute tante. Anche se non siete tifosi giallorossi datele una chance, farete comunque bella figura in un torneo di calcetto a Roma Sud. Tanto più che, per esperienza personale, chiunque prima o poi finisce a giocare a calcetto a Roma Sud, non importa in quale posto del mondo sia nato.

3. Per un calcetto celebrativo

Barcelona 1998–99 (Maglia del Centenario)

Il Barcellona è un’altra squadra che ha avuto tante maglie belle, ma ci è rimasta particolarmente nel cuore quella del Centenario, sulla quale il blau e il grana diventavano due elementi alla pari, contornati da maniche e colletto blu scuro, quasi istituzionale, con il logo al centro del petto. In qualunque campo si andasse si passava per i festeggiati, come quando è il tuo compleanno ma festeggi una settimana dopo e allora tutti continuano a farti gli auguri e a non risponderti male. Ecco, immaginate di vivere così per un anno intero.

2. Per un calcetto che spezza con la tradizione

Arsenal 2004–2005

Per festeggiare l’ultima Premier League vinta, l’Arsenal si regalò una maglia porpora a tinta unita con calzoncini bianchi e lo sponsor dorato. Roba da dargli d’ufficio il titolo dell’anno dopo, specie se si pensa che l’hanno fatta indossare a due icone di stile quali Titì Henry e Dennis Bergkamp. Per un calcetto in cui arrivare secondi al torneo, ma vestiti meglio.

1 — Per un calcetto da Xeneizes, ovunque andiate e con chiunque giochiate

Qualsiasi maglia di qualsiasi stagione del Boca Juniors

Non c’è nessuna maglia al mondo bella come quella del Boca Juniors. La dimostrazione sta nel fatto che nei decenni sono cambiate le fantasie, i contrappunti, gli sponsor e le tonalità, ma la maglia è rimasta la più bella che abbiamo mai visto. E se tenete per il River, ci perdonerete se pensate che abbiamo dedicato un pezzo a parte alla sua maglia.

Bonus track:

  1. Sampdoria 1991–92

La maglia della Samp dello Scudetto, perché a essere onesti la Samp è un’altra squadra che ha avuto solo belle maglie, ma quella con il tricolore non si batte. Tanto più che Vialli e il Mancio non sono mai più stati belli come allora.

2. Una qualsiasi maglia di Batistuta della Fiorentina

Doppio capolavoro di estetica in grado di far ritenere al pallone che fosse il caso di entrare in porta da solo, prima del fischio d’inizio, e anche con una certa soddisfazione.

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