Le avventure di Kobe e Totti che non vi hanno raccontato

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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8 min readJul 24, 2016

Immagine di anteprima a cura di Fabio Imperiale

Episodio 1 — L’ora dei pescatori

di Simone Nebbia

A quell’ora gli ombrelloni sono ancora chiusi, il mare si carica qualche dubbio a largo e lo viene a discutere verso riva, ma poi si stanca, in fondo non era così importante, fa per arrivare, si scusa, no non è niente, si gira e se ne torna indietro. Al bar dello stabilimento si sente giusto il rumore annacquato di qualche tazzina in prelavaggio, il bagnino sta ancora in cabina, non ha dormito bene stanotte e di stirarsi i muscoli a far scendere i pedalò, oggi, non ha per niente voglia.
La spiaggia è deserta, il mare fa fatica, il sole non ha ancora deciso se apparire oppure no.
È giunta, l’ora dei pescatori.

“La devi mettere qui sotto la mano, aspetta ti faccio vedere…”

Due, vicini, ma non abbastanza da incrociare il filo. Quello con il cappellino sembra più esperto, ha la visiera ché fermo sotto il sole a un certo punto perdi i sensi. Prende la mano dell’altro, ci mette sopra la sua, enorme, e la fissa alla base della canna.

“Hai capito? Ti metti a distanza, punti i piedi, pieghi le ginocchia e spari in mezzo al mare. Ok?”

Il biondo ringrazia sottovoce, sembra timido, non ha fatto che qualche uscita con un paio di cugini ma non hanno preso granché, poi una volta in Thailandia ha tirato su un pescione dalla barca ma non ha mai saputo dire il nome in italiano, ché mi sa manco esiste; l’ha raccontato, ma non ci ha creduto nessuno, così ha lasciato perdere e la memoria, a quel punto, se l’è tenuta per lui. È timido, l’ho già detto. E proprio da un timido non te l’aspetti che prende la canna in silenzio, fa segno all’altro di aver capito e ringrazia ma con l’espressione come a dire che lui, invece, ha un altro metodo. Fissa la canna nel supporto, si lega l’amo al piede destro, si volta di schiena e lancia in mezzo al mare con un colpo secco, mai visto su nessuna spiaggia. L’uomo con la visiera è sbalordito

“Ma come ci sei riuscito?”

Sorride, il biondo, tra le guance e gli occhi soddisfatto strizza la ruga, gli dice ma tu pensi che non ti vedano, i pesci? Sono furbi, mica come noi. Se prendi in mano la canna lo vedono che gliela stai per lanciare, invece di spalle, coi piedi, ma quando la vedono più.
L’altro non parla, guarda la membrana dell’acqua e mica ci pensava che sotto, qualcuno, stava schierando una difesa per non abboccare. Ci vuole poco prima che il filo si tenda, il legno cominci a tirare, la membrana del mare inizi a rompersi. E allora il biondo tira verso riva, prende il pesce e lo ributta in acqua. Non gli importa di portarselo via. Ma solo di poter dire, sorridendo sottovoce, “vi ho pescato ancora”.

Episodio 2 — Delitto a Fleming Hills

di Simone Vacatello

La pioggia di fine settembre farà anche scaldare i cuori più romantici, ma quello che nessuno dice è che, a contatto con l’asfalto, puzza. Da far schifo. E con quelle quattro piante da giardino sospese sul bitume, a rinverdire la desolazione di uno stradone in salita, l’odore peggiora. Smaschera lo scenario, come se qualcosa fosse andato storto in un modo che puoi solo annusare, e non vedere. Sembra tutto bello perché il piano regolatore si è preoccupato di riempire l’occhio del passante, di restringere lo spazio d’azione delle sue diottrie, perché questi non si senta come si sente ogni volta che deve contemplare uno spazio aperto e silenzioso: solo.

Per contemplare la solitudine, in stradoni come questi, devi volerlo, ti ci devi far accompagnare quando esci di casa, e farti scortare dal suo pensiero quando vi ritorni. Se sei abbastanza fortunato da averla, una casa.

Il grassone sta seduto sotto la pensilina, la testa china a contemplare la panza, gli occhi chiusi, la barba unta di sugo, il respiro pesante, protetto dalla pioggia che gli cade intorno.

“Gross”, sussurra il Mamba sgranando gli occhi.
“Ahò”, sbotta l’altro, svegliando il grassone, che apre gli occhi di colpo e cerca di mettere a fuoco le due figure davanti a lui. Quello alto e scuro porta degli enormi scarponi da ginnastica, il biondino a fianco una t-shirt bianca con gli occhiali da sole appesi al collo.
“‘Nzomma?” lo incalza il biondino.
“Hanno mannato voi due?”

“Eh”

“Muore una vecchia gloria del nuoto e con tutti i segugi privati che ci stanno nel raccordo chiamano proprio voi due?”
“Che te devo di’? Avevamo la serata libera”.
“Chi era la vittima?”, domanda il Mamba.
“Non li leggi i giornali, vero?”
“Solo la pagina degli sport”,
“Eh, domani ci troverai pure questa — e lancia una fotografia sul tavolino — ex campionessa di nuoto, 48 anni, annegata in piscina”,

“‘A casa era ‘a sua?”
“Avoglia”,
“Sospetti?”
“Il marito sostiene che non s’è trattato di un suicidio, io nun lo so però pagano bene, così bene che se fossi in voi uno da incastrare lo troverei”,
“Te pensa a nun rimane’ incastrato nea sedia”.
Il grassone mescola un sorriso a tosse e catarro.
“Da dove iniziamo?”, chiede il Mamba al suo partner,
“Dar circolo a Lungotevere”,
“Sweet”.
“Ci credete? — gli chiede il ciccione mentre loro fanno per allontanarsi — Più volte campionessa mondiale, testimonial olimpica, sottosegretario allo sport, due figli, tre case, una bella famiglia, una vita perfetta”
“Magari aveva rivali, nemici”,
“Seh, quando nuotava. Quando era un’atleta. Mica mo che nun contava più un cazzo”, sputacchia il panzone fissando i suoi interlocutori con aria sardonica, come se insinuasse qualcosa.
“You filthy piece of…”, ringhia il Mamba, scattando in avanti.
“Lassalo perde”, cerca di calmarlo il biondino con una mano sul braccio.
I due salgono in automobile, quello più alto e scuro si siede sul sedile del passeggero, lasciando il volante al suo compagno. L’auto fa retromarcia e poi percorre lo stradone in discesa, lasciandosi alle spalle la Mulholland Drive di Collina Fleming.
“Magari è stato un delitto passionale, magari c’aveva n’amante violento”
“Bullshit”
“Te sei innervosito?”
“No, è che ora noi andiamo lì al circolo, facciamo domande, poi vediamo l’abitazione, parliamo col marito, gli amici, i colleghi, i potenziali nemici, ma intanto già sappiamo benissimo chi l’ha uccisa”
“Ah te già lo sai? Allora pace, faccio inversione e cena de pesce a Fiumicino”
“Lo sai già anche te, è il motivo per cui noi siamo rimasti vivi e ora ci troviamo in questa automobile”.
“Lo sconto dal concessionario?”
Il Mamba soffoca una risatina e guarda con aria bonaria il suo partner, poi il suo viso si fa serio e risponde: “La solitudine, man. La solitudine”.
Lo sguardo del biondino si fa accigliato.
“L’altro giorno parlavo co’ Del Piero — risponde — m’ha detto: lo sai qual è il momento peggiore di quando guardo la partita in tv? Peggio anche del fatto di guardarla seduto a casa”.
“Quale?”
“Quando spengo ‘a tv. Il silenzio. Quello là”.
“Anche la donna, la nuotatrice, deve averlo trovato insopportabile”.
“Vabbe’ ma magari mo scoprimo che è stato qualcuno a ammazzarla, porella. Te già hai deciso”.
“It doesn’t matter, man. Non è un colpevole che dobbiamo cercare, non è per quello che siamo qui, you and me”
“No, ve’?”
“Siamo qui per dare un senso a quel silenzio. Jesus Christ, non riusciamo a darlo al nostro, almeno proviamo a darlo al suo”.
Anderstend”, annuisce il biondino, mentre la Golf sorvola il Tevere superando anche ponte Duca d’Aosta.
La pioggia ha smesso di battere sull’asfalto, dalla nebbiolina alle loro spalle si intravede la sagoma dello Stadio.
Dai suoi spalti, stasera, non si leva un fiato.

Episodio 3 — La finale del Premio Strega

di Michela Monferrini

. Bello ‘sto posto… Come hai detto che si chiama?
- Ninfeo di Villa Giulia, Valle Giulia, boh, mi confondo sempre.
- Ninfeo, bello… Ci si potrebbe organizzare una partita di basket, mettiamo il canestro lì vedi?, dove…
- Macché basket, Ko’. Ma allora sei fissato. Qua partitella di calcio, però devi sta’ attento alle finestre del Museo Etrusco.
- Ma scusa… hai mai sentito che ho avuto qualche problema con i musei? Ho mai fatto casino con gli etruschi?
- No, ma infatti no. Che poi, ‘sti etruschi, sono tra i pochi che non abbiamo mai avuto contro, io e te.
- Mai, infatti. Io e te: bello, eh? Ci dovremmo mettere in società come quelli… Li vedi quelli? Quelli al tavolo in prima fila, com’è li chiamano adesso?
- Mondazzoli. Mondadori e Rizzoli. Ma perché, se n’è parlato pure in America?
- Dappertutto, France’. Se n’è parlato dappertutto. Allora pensa: Bryantotti.
- Eh, no. No. Tottyant.
- Lo vedi che non capisci niente. “Bryantotti” salva tutti e due i cognomi, no? Tu con le parole non ci sai fare.
- Me lo hanno detto in tanti.
- Vabbè, ora non ti incupire. Che poi, dimmi una cosa: ma che tu lavori con le parole?
- No, no, sempre con i piedi.
- E allora! Li vorrei vede’, questi, lavorare con i piedi. Che poi, se è come in America, qualcuno lavora con i piedi pure lavorando con le parole, eh.
- Dappertutto, Ko’, è così dappertutto.
- Ma dimmi un po’: com’è che stiamo qui stasera? Qui alla… come si chiama?
- Finale del Premio Strega. Mah, pure io mi sono stupito. Dice che hanno letto un’intervista nostra, che era parecchio che non si leggevano cose così intelligenti. Oh, pensa m’ha chiamato un vincitore dello Strega di qualche anno fa, m’ha chiesto se gli spiegavamo insieme quella cosa, quella che a un certo punto non finisce la passione, ma l’ossessione…
- Ah, quella l’ho detta io, grande. A me pensa che mi ha mandato un sms uno scrittore nostro, si chiama Philip, un paio d’anni fa ha annunciato che non scriverà più libri, si è ritirato… sta come noi sta… Dice che leggere le tue parole sugli addii gli ha fatto bene, m’ha scritto proprio: un abbraccio a Francesco.
- Ma sai, il tempo passa… Resistere non serve a niente. Adesso godiamoci questa serata, va’. Ora comincia, quelli so’ i finalisti. Quanto so’ piccoli, visti da qua.
- Ma secondo te quanto pubblico fanno?
- Prima l’ho chiesto a quella signora, vedi? L’unica donna finalista. Dice se va bene quest’anno cinquemila-seimila lettori.
- Ah.
- …
- A te quante persone ti sono venute ad applaudire nel corso della carriera?
- Guarda, fare la stima è difficile, le persone negli stadi spesso sono le stesse. Se non fossero le stesse sarebbero circa 45 milioni, ma saranno molti meno, qualche milione. E a te?
- Anche a me. Direi qualche milione.
- Adesso godiamoci la serata, va’.
- Godiamocela.
- …che poi mi sa che si dice “quanto pubblico hanno”, non “quanto pubblico fanno”.
- France, lascia perdere. Non siamo bravi con le parole.
- No, non è stato il campo nostro.

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