Le città del calcio inglese: Sheffield

Crampi Sportivi
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2 min readMar 7, 2016

“Well we were born within an hour of each other. Our mothers said we could be sister and brother. Your name was Deborah. Deborah. It never suited ya”. I due nati a distanza di un’ora l’uno dall’altra e che, secondo le rispettive madri, avrebbero potuto essere fratello e sorella sono Jarvis Cocker e Deborah Bone, a cui quel nome non si addiceva. Lui è l’iper-creativo frontman del celebre gruppo musicale dei Pulp, lei un’infaticabile esperta di igiene mentale che purtroppo ci ha lasciati a fine 2014. La strofa è quella iniziale della canzone Disco 2000, tratta dall’LP Different Class, arrampicatosi fino alla posizione numero uno delle chart del Regno Unito nel 1995 anche grazie alla presenza di un’altra canzone famosissima, Common People.

Quest’ultimo brano ha avuto talmente tanto successo ed è tutt’ora così apprezzato che nel 2014 è stato votato dagli ascoltatori della BBC Radio 6 come l’inno assoluto del Brit Pop, movimento musicale degli anni Novanta in cui figuravano gruppi del calibro di Blur, Oasis, Suede e Verve.
Sul treno che dall’aeroporto di Manchester mi ha portato a Sheffield la colonna sonora di sottofondo non poteva non essere quella dei Pulp, cominciando dal disco cult degli anni Novanta. Cult, anzi, stracult, era senza dubbio Jarvis Cocker. Eccentrico, originale, erudito, schietto, per molti era il più grande di tutti. La personalità non gli è mai mancata. Una volta interruppe un’esibizione di un Michael Jackson contornato da bambini perché la riteneva “inopportuna”. Ora il testimone è passato agli Arctic Monkeys, anche loro cantanti non banali nati e cresciuti in una città non banale come Sheffield. Forse non bellissima, difficile che i grandi centri urbani del nord dell’Inghilterra lo siano, ma ricca di angoli affascinanti e storie intense. Anche con forti connotazioni calcistiche.

Quel pomeriggio di un gelido venerdì di febbraio non avevo troppo tempo per dare uno sguardo al centro. La mia missione consisteva nel catapultarmi dalla stazione al Bramall Lane, previo un pit stop in albergo veloce come un cambio gomme fatto dai meccanici della McLaren o della Williams. Facile, quando l’hotel è attaccato allo stadio. O meglio incastonato in uno degli angoli tra la South Stand e la Bramall Lane Stand. L’operazione Sheffield è iniziata.

All I want for Christmas is a Dukla Praga away kit, cantavano gli Half Man Half Biscuit qualche tempo fa. Nel loro brano raccontavano in maniera ironica di uno sgangherato match di Subbuteo giocato dal protagonista indossando una meravigliosa maglietta gialla e rossa di una squadra piuttosto celebre ai tempi della Cecoslovacchia comunista. Un regalo perfetto da trovare sotto l’albero il 25 dicembre. A me un graditissimo dono di Natale lo aveva consegnato la Football League, programmando due partite casalinghe delle squadre di Sheffield nello spazio di sole 19 ore. Ulteriore bonus, la prima a giocare, di venerdì sera, è lo Sheffield United, il cui impianto dista circa dieci minuti a piedi dal centro. Non c’è che dire, lunga vita alla città del football!

Estratto dal libro ‘Football is coming home — Appunti di viaggio nella patria del calcio‘ di Luca Manes, che potete acquistare QUI.

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