Le solite 5 cose accadute in NHL e che magari non sapete

Crampi Sportivi
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4 min readNov 12, 2015

Si sono chiuse le World Series della MLB con la vittoria dei Kansas City Royals, Sebastian Giovinco non è riuscito a conquistare il titolo della MLS, Lebron James è diventato il giocatore più giovane di sempre a raggiungere i 25mila punti in NBA. E in NHL cosa è successo? Non preoccupatevi, ve lo raccontiamo noi.

Guess who’s back?

I Jackets hanno bisogno di un uomo che arrivi e li prenda tutti a calci in culo. Quell’uomo è Torts’. Torts all’anagrafe fa John Tortorella ed è stato chiamato dai Columbus Blue Jackets alla ricerca di un allenatore di carattere per sostituire Todd Richards, licenziato dopo una partenza stagionale coincisa con sette sconfitte consecutive.

Il suo ritorno in NHL ha scatenato un grande dibattito: è considerato un ottimo allenatore, nel suo palmares una Stanley Cup conquistata nel 2004 con i Tampa Bay Lightning, ma soprattutto un personaggio decisamente oltre le righe e la definizione iniziale offerta da un team executive a Pierre LeBrun di ESPN rende bene l’idea.

L’ultima sua esperienza è stata con i Vancouver Canucks nel 2014, dove è stato licenziato per aver mancato i playoff ma soprattutto per aver provato a invadere uno spogliatoio per picchiare Robert Hartley, allenatore dei Calgary Flames, dopo questa rissa:

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Poco accondiscendente con gli avversari, il nuovo head coach dei CBJ ha ancora meno rispetto per i giornalisti. Prendete come esempio Gregg Popovich e aggiungeteci una tonnellata di cattiveria e arroganza. La sua frase più celebre? ‘Probabilmente venivi picchiato quasi sempre alla fermata del bus’ rivolta a Larry Brooks, storico corrispondente al seguito dei Rangers per il New York Post.

Una volta un reporter sbagliò il suo nome in conferenza stampa ma fu più fortunato. Si prese solo dello ‘stronzo’.

Dallas Stars

Dopo 16 partite la classifica comincia ad avere un suo peso specifico. Le sorprese si sgonfiano poco a poco, le grandi squadre che hanno faticato inizialmente tornano ad occupare le posizioni di vertice mentre altre confermano le aspettative iniziali. E’ il caso dei Dallas Stars, in vetta alla Western Conference e indicati come una delle mine vaganti per la vittoria della Stanley Cup.

Se non avete un amico che vi asciuga sulle sue scommesse o che passa le notti insonni per poi raccontarvi tutto quello che vede, vi ricapitoliamo i motivi:

- hanno un portiere fortissimo, Antti Niemi

- il capocannoniere della scorsa stagione, Jamie Benn

- un capitano molto cattivo, sempre Jamie Benn

- uno dei giovani più forti di tutta la NHL, Tyler Seguin

- una prima linea di attacco in cui possono fare affidamento su un tre volte vincitore della Stanley Cup, Patrick Sharp

Se al contrario, avete un amico che vi tortura con ogni minimo dettaglio tecnico ma trascura gli elementi ambientali zittitelo dicendogli che il loro inno, ‘Puck Off’ è stato scritto dai Pantera.

Se non vi piacciono i Pantera, non vi vogliamo nemmeno conoscere! (Semi cit.)

San Jose Sharknado

Nella partita persa per 5–2 contro i Blue Jackets, i San Jose Sharks hanno compiuto 25 anni e hanno festeggiato il compleanno davanti al proprio pubblico. La ricorrenza rientra fra le attività delle Throwback Nights, un appuntamento settimanale voluto dalla NHL in cui le franchigie celebrano il proprio passato ma soprattutto colgono l’occasione per fare marketing. Infatti, nulla vende più di una bella classic jersey.

Così hanno fatto anche gli Sharks che hanno rispolverato la storica divisa utilizzata dal 1991 al 1998 perché, per voce di Terry Smith (il creatore del logo degli Sharks), ‘alle volte il modo migliore per onorare il passato è ricordarlo per quello che era’. Ogni tanto però sarebbe meglio dimenticare:

Le immagini si riferiscono al video d’introduzione che accompagnava i californiani nelle partite casalinghe nella stagione 1992/93 e che per l’occasione è stato riportato alla luce. Un lavoro d’avanguardia per l’epoca, un capolavoro del trash nei giorni nostri: grafica bidimensionale, trama insensata, squali che volano. What else?

Gli Sharks ospiteranno altre quattro Throwback Nights e la speranza è che vengano proposti più video simili a questo piuttosto che prototipi del peggior film di sempre, ma uno volta toccato il fondo, si può solo scavare.

Si può amare da morire, ma morire d’amore no

Portarsi a casa un cimelio dopo aver assistito ad una partita è una delle imprese più difficili e rischiose per un appassionato. A volte va bene, a volte non va proprio come nei piani e altre volte si rischia di perdere la vita:

Il protagonista del video è quasi morto soffocato per accaparrarsi la stecca con cui Henrik Lundqvist, goalie dei New York Rangers, aveva messo a referto lo shutout (una partita in cui un portiere non subisce reti) numero 56 della sua carriera nella vittoria per 3–0 sui Carolina Hurricanes.

Una lotta all’ultimo sangue che si è conclusa con l’intervento della sicurezza che ha strappato la stecca dalle mani dell’uomo lasciando tutti a mane vuote.

Un po’ di romanticismo

Abbiamo spesso privilegiato l’aspetto fisico e violento rispetto a quello tecnico per celebrare l’hockey ma di fronte a giocate così spettacolari bisogna fermarsi per goderne della bellezza.

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Nella spiritualità il terzo occhio “permette alla tua immaginazione di produrre l’energia necessaria per realizzare i tuoi desideri”. Solo il fortissimo desiderio di provare una giocata simile può aver spinto Patrick Kane a provarla in un momento così delicato della partita. E solo l’energia prodotta dal terzo occhio gli ha permesso di percepire l’arrivo silenzioso alle sue spalle di Teuvo Teravainen. Non c’è altra spiegazione.

Ogni replay prova in maniera definitiva che non è una giocata casuale ma un passaggio eseguito con la perfetta cognizione spazio/temporale. Non si tratta di un caso. La fortuna non ha nulla a che fare con la magia. E’ semplicemente lo sport che smette di essere tale e si trasforma in un emozione appagante per i nostri sensi.

E tutto questo romanticismo nasce da un uomo indagato fino a settimana scorsa per violenza sessuale. Incredibile.

Articolo di Andrea Agostinelli: batterista mancato. Il suo primo idolo è stato Michael Schumacher, oggi è Kimi Raikkonen.

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