Le telecronache che avevi dimenticato nei giochi di calcio

Crampi Sportivi
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7 min readSep 22, 2015

Non so se vi è mai capitato, ma io ogni tanto potevo andare a divertirmi alle sale giochi. A casa avevo solo il pc e quindi non ho avuto accesso alle console di vario tipo fino al 2001: perciò, quando capitava di andare al bowling, mi attaccavo al provvidenziale Virtua Striker, prodotto dalla Sega.

Le cose che ricordo di più sono due: lo spaventoso timer che ti costringeva a vincere la gara (altrimenti non avevi altri gettoni e dovevi rosicare in silenzio) e le nazionali inventate del gioco. In ogni caso, una sala giochi SENZA Virtua Striker non meritava di esser popolata.

L’F.C. Sega sopra ogni cosa.

Mi ricordo che ho giocato soprattutto alla seconda versione del gioco, quella del 1997. A distanza di anni, rivedendo qualche video su YouTube, è un altro il tratto caratteristico di Virtua Striker: nessuna telecronaca. Solo il minimo sindacale: throw-in (rimessa), goal kick (rinvio dal fondo), injury time (recupero).

L’unica eccezione alla regola era il clamoroso urlo per il gol, accompagnato da apprezzamenti di vario tipo.

Gli intoccabili

Chi è cresciuto alla fine degli anni ’90, come me, non può aver dimenticato una coppia di telecronisti in particolare. All’epoca, la serie di Pro Evolution Soccer (alias Winning Eleven, o ISS Pro) doveva ancora esplodere e quindi sostanzialmente il riferimento per console e pc era uno: FIFA.

Se avevi FIFA ti sentivi al settimo cielo. Prima della console, ebbi questa fortuna al pc nel 1998 e nel 2000. Al di là delle copertine con Paolo Maldini e Vincenzo Montella, una cosa mi è rimasta in testa. E non sto parlando dei codici che ti facevano cascare tutti i giocatori o ti davano la testa grossa.

Parlo di una coppia più intoccabile di Sandra e Raimondo tra gli appassionati videoludici. Una coppia che poi c’era anche nella realtà, sulla vecchia TMC: sto parlando di Massimo Caputi e Giacomo Bulgarelli.

I due lavorarono per la serie della EA Sports dal 1998 al 2000. Siccome ho consumato quei giochi e le loro musiche riecheggiano nella mia testa (a voi la scelta tra Blur e Robbie Williams), non ho potuto mai dimenticare quello scambio di voci.

Per altro erano tempi molto diversi rispetto a quelli d’oggi. Se adesso giustifichiamo l’eccesso in nome dell’originalità, all’epoca il più apprezzato era Bruno Pizzul, voce suadente e garbata con un’inflessione unica. Forse per questo Caputi e Bulgarelli ebbero un grosso successo.

Giusto per citare alcuni esempi (vi consiglio di andare qui per un’antologia):

  • «Delle difese meglio non parlare, ma gli attaccanti hanno dimostrato qualità balistiche spettacolari»
  • «Ho visto gente espulsa per molto meno, quindi dovrebbe stare zitto»
  • «Non si possono fare entrate del genere in area di rigore e credere di passarla liscia»
  • «Per fortuna che c’è Massimo qui accanto a me a tenere il conto dei gol, da non crederci!»
Presentazione a piazza Venezia di FIFA 2000: ci sono Caputi, Bulgarelli e Montella. Non so voi, ma a me è salito un magone clamoroso.

Essere Gianni Pinoli

Ok, qui entriamo nel mistico. Non tanto quando si parla di ISS Pro Evolution, bensì quando si accenna alla telecronaca delle due versioni uscite tra il 1999 e il 2001.

Premetto subito una cosa: chi non ha mai avuto esperienza di questo gioco può fermarsi qui. Le scuse possono esser solo due: a) non avete mai avuto la console (com’è capitato a me fino a un certo punto della mia adolescenza); b) siete nati troppo tardi per conoscere questo piccolo fenomeno. Altrimenti, rimediate.

Il fascino di una catena mancina con Jorni e Babandiga è troppo grosso per non esercitarlo. Così come giocare la Master League, merito della Konami e vera marcia in più per anni della casa giapponese. Ma la telecronaca merita un capitolo a parte.

In cabina di commento troviamo Gianni Pinoli. Una menzione va fatta anche per le due controparti tecniche che si alterneranno al gioco, ovvero Oscar Bellini (inspiegabilmente via satellite) e Sandro Manini. La domanda sorgerà spontanea: chi sono questi signori?

Allora ho tentato la ricerca più elementare, ovvero quella via Google: di Oscar Bellini nessuna traccia. Me lo sono sognato? Viene veramente da un altro pianeta e trasmetteva dal satellite per collegarsi con la Terra? Stesso copione per Sandro Manini. Di Gianni Pinoli c’è invece forse un account Twitter, ma non so quanto corrisponda a realtà.

Il problema di Gianni Pinoli è uno: la telecronaca non è neanche male e si fa quel che può con i mezzi dell’epoca. Tuttavia, un telecronista dovrebbe cercare di essere epico ogni tanto. Da Pinoli nulla di tutto questo: il commento è piatto come un asse da stiro. Non dico di fare come Jon Kabira (idolo assoluto), ma un filo di emozione sarebbe stato gradito.

Sul «campione del dribbling» ho lasciato perdere.

Poi alcuni limiti erano evidenti. Alla frase «ita cesima partita!» sono morto. Oppure le formazioni snocciolate con nomi falsi: «Italia: Vierri, Del Perio, Dino Blagio, Di Fancesco, Albertenni, Di Biaggio, Panocci, Moldani, Nista, Canavero, Pieruzi». Ma forse anche questo faceva il fascino di quell’epoca che sembra ormai lontanissima.

La sorpresa

Se Gianni Pinoli l’abbiamo nascosto in qualche angolo oscuro della nostra memoria ludica, ben diversa la sorte toccata ad altri. C’è anche qualche sorpresa positiva da menzionare. Dopo ISS Pro, Pro Evolution Soccer esce per la prima volta il 23 novembre 2001.

Alla seconda edizione del gioco, c’è una nuova coppia per il commento. Massimo Tecca non l’ho mai particolarmente apprezzato, anche se facilmente riconoscibile per il suo «Che bellezza!» quando una squadra segna un bel gol. La sua sorpresa è accanto a lui e si chiama Luca De Capitani.

Non so quando un arbitro riapparirà nuovamente sulla copertina di un gioco.

Da anni in Rai, la sua figura è sempre stata soprattutto quella dell’inviato a bordocampo. Nelle ultime due edizioni dell’Europeo U-21, lo si è spesso sentito con i suoi interventi. Poi capita di sentirlo commentare Lecce-Catanzaro di Coppa Italia o magari vedere un suo servizio, ma la sua figura è quella del bordocampista.

Tutt’altro ruolo quello che gli offre la Konami in Pro Evolution Soccer 3, forse il capitolo che ricordo con più piacere per la grafica dei menù e le squadre dell’epoca. Forse anche per il pallone della Champions. Era l’epoca post-Mondiale 2002, con i numeri dell’Adidas bucherellati e tre italiane in semifinale di Champions League.

Accompagnato da Fabio Tecca, De Capitani snocciolava dal Dietro Monte Stadium il match tra Abruzzi e Constantinahce. Anche qui non è che eccelliamo, però rispetto al passato Pinoli e al futuro (non ve lo voglio ancora ricordare) è stato un miglioramento.

Umbria contro Praga. Miccoli contro Poborsky. E i rigori infiniti.

Il fastidio

Dall’estate 2004, la Konami saluta la coppia De Capitani-Tecca per far spazio a un duo ancor meno dinamico. Se FIFA prova con Bruno Longhi e a breve prenderà Fabio Caressa, PES punta inspiegabilmente su uno dei telecronisti più settici dell’intero mondo giornalistico: Marco Civoli. Accanto a lui, Mauro Sandreani.

Se di PES 4 e PES 6 ho ottimi ricordi, non posso dire altrettanto del commento. Partiamo da una domanda su Civoli: perché da PES 5 si chiama Marco Meccia?

Dal Kanji Dome, Pinguini contro Dinosauri (feat. PES 2008). Vai così, Konami.

Nulla da dire sulle esperienze professionali dei due: come Caputi e Bulgarelli, erano ben assortiti e ognuno ha fatto carriera nel proprio campo. Il giornalista è in Rai da quasi trent’anni, mentre Sandreani ha avuto una discreta carriera da allenatore, guidando diverse squadre in A negli anni ’90. A oggi è addirittura collaboratore di Conte in nazionale.

Tuttavia, Civoli non riesce a mettere pathos quando l’Italia ti vince il Mondiale, figuriamoci mentre Castolo colpisce di testa su cross di Espimas.

In teoria è un Roma-Juve, ma per la calma sembra un Atletico Catania-Sora.

Manca un telecronista ‘ccezionale

Da quel 2008, la situazione si è stabilizzata. Forse è diventata persino noiosa. Con Caressa alla voce di FIFA e Pardo in sostituzione di Civoli a PES nel 2009, i due sono rimasti in cabina di commento fino a oggi, pur scambiandosi di ruolo nell’estate 2013. Stessa cosa per i commenti tecnici: Bergomi per Caressa, mentre Pardo ha provato Altafini e Nava. Sorte diversa per Marchegiani, provato da entrambi su PES.

Io avrei una proposta.

PROPRIO LUI!

Sandro Piccinini, classe 1958, gira da parecchio tempo. Sono anni che commenta le partite e che fa telecronache su Mediaset, eppure nessuno c’ha mai pensato. Ed è strano anche come nell’era dei social sia scoppiata all’improvviso una sorta di culto nei suoi confronti.

Basti pensare all’account Twitter @sh8iniconpiccinini, che analizza le sue performance gara dopo gara e dedica addirittura un infografica all’uomo di Roma nel post-match. Una sorta di fede nazionale spopolata negli ultimi anni, che forse meriterebbe più attenzione sia da EA Sports che dalla Konami.

Espressioni come «sciabolata morbida», «mucchio selvaggio» e «eccezionale» (con la “e” quasi elidata, quindi diventa «’ccezionale») sono nel vocabolario di diversi appassionati dai 15 ai 40 anni. Tutta gente che è cresciuta ascoltando le sue telecronache. E non è facile crearsi un grande seguito con uno stile molto diverso dai telecronisti alla Carosio o alla Pizzul.

Ma i tempi sono cambiati. E parliamo di uno che in questo momento va per la maggiore.

In due versioni, così non è scontento nessuno.

Poi ci sono tante altre opzioni. La verità è che passato un sacco di tempo da quei giorni in cui mi chiudevo ogni tanto davanti al quasi silenzioso Virtua Striker. Oggi c’è un sacco di scelta: io sogno personalmente un duo Borghi-Adani, però mi rendo conto che Piccinini o lo stesso Marianella sarebbero un sano ricambio.

E allora auguriamoci che qualcosa cambi. In fondo da quel semplice “GOL!” è passato troppo tempo.

Articolo a cura di Gabriele Anello

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