L’estro
Gigi Meroni è tutta l’irregolarità di una gigantesca e multiforme rivoluzione culturale quando la costringi ad adattarsi su strade anguste e quadrate, di pietra e fuliggine, in cui l’unico elemento a cui è concesso perdere il controllo è la folle corse di macchine cieche.
Gigi Meroni è chi decide di parlare agli altri di sé stesso per ciò che è, e non per ciò che li rassicura. Gigi Meroni è per chi deve dormire in soffitta, e si accontenta di un tetto a spiovente se gli regali una finestra da cui guardare il cielo.
Per poter dire di aver capito il gioco è necessario averlo praticato anche fuori dal campo, essere nati ignari della monotonia dei ruoli, dei compartimenti stagni. Per farsi beffa delle consuetudini è necessario essere leggeri, estranei al rancore che ne matura l’urgenza.
L’estro, come la ribellione, non è una scelta ma la sua assenza.