L’extra-straordinaria semplicità di Klay Thompson

Crampi Sportivi
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3 min readJun 21, 2016

A dirvi la verità non so quando sia esattamente scoccato il mio amore per Klay Thompson, sportivamente parlando, s’intende. Sarà la sua incredibilmente perfetta meccanica di tiro, sarà la sua semplicità in campo, il suo non essere mai sopra le righe. Credo che mi sia piaciuto fin dal suo sbarco nella NBA.

Anche per Darren Erman, assistant coach nello staff di Mark Jackson ai Golden State Warriors nel 2011, l’infatuazione per Klay fu istantanea. Thompson era appena stato scelto con la 11° chiamata assoluta al Draft dall’Università di Washington State, dove aveva fatto registrare intorno ai 20 punti di media nelle ultime due stagioni, con percentuali da tre punti vicine al 40%.

Erman, incaricato da Jackson dello sviluppo dei rookie, non conosceva moltissimo di Klay. Così inizio con una semplice sessione di tiro: «Scegli un punto sulla linea da tre punti e non spostarti da lì finché non sbagli un tiro», disse al poco più che ventenne Klay. Thompson ne mise undici di fila dall’angolo, otto dall’ala e venti di fila dal centro.

La reazione di Erman? «Who is this motherfucker?!» e subito dopo inviò un sms al GM Bob Myers: «Questo ragazzo è buono».

Ora non gli restava che trasformare quel fantastico tiratore in un giocatore completo, evitandogli un futuro solo da specialista. E se guardiamo le ultime due stagioni di Thompson, possiamo affermare che la missione di Erman è riuscita alla perfezione. Il numero 11 dei Warriors è diventato uno dei migliori difensori sulla palla nell’intera NBA, riuscendo ad arricchire il suo arsenale offensivo di allenamento in allenamento, di partita in partita.

https://www.youtube.com/watch?v=vUkQubdvMwY

La famiglia

Possiamo dire che il talento e la predisposizione per la pallacanestro di Klay sono nati in famiglia. Il padre Mychal è stato anch’egli un giocatore NBA con trascorsi nei Blazers, negli Spurs e, soprattutto, nei Lakers, dove ha conquistato due anelli nel 1987 e nel 1988. Proprio a Los Angeles qualche anno dopo nascerà Klay, prima che il padre volasse oltreoceano per chiudere la propria carriera in Italia alla Juve Caserta.

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Papà Mychal in maglia Lakers[/caption]

Anche suo fratello maggiore Mychel, cestista pure lui, ha provato a rilanciare la propria carriera in Italia, a Varese, dopo una non memorabile carriera NBA (una sola stagione ai Cavs nel 2011–2012) e tanta D-League. Ecco, diciamo che anche in Italia, Mychel non ha lasciato esattamente il segno…

Il fratello minore Trayce è anch’egli un altro sportivo professionista: outfielder per i Los Angeles Dodgers nella MLB. Recentemente Klay è andato a fare il tifo per il fratellino all’AT&T Park di San Francisco contro i Giants. I tifosi di casa non hanno preso benissimo la scelta del cappellino…

https://www.youtube.com/watch?v=5d2VOZQr278

Batman e Robin (o De Splash Brothers)

Klay passa spesso sotto traccia. A memoria credo di non ricordarmi una sua dichiarazione fuori dalla righe. Entra in campo e fa il suo dovere, spesso anche di più, prendendo le parti di Curry, soprattutto nelle serate storte del funambolico play dei Warriors. Un leader silenzioso. Una delle stelle NBA più sottovalutate, forse.

Mentre Curry si trova spesso a finalizzare l’azione con giocate inusuali, che manderebbero in bestia qualsiasi allenatore old school, Thompson compie sempre gesti e scelte tecnicamente perfette. La tecnica è la sua arma preferita.

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Quando Batman inizia a masticare nervosamente il suo paradenti, Robin capisce che è il momento di intervenire[/caption]

Ai posteri, fino ad ora, Thompson ha lasciato in dote performance eccezionali. Dai 41 punti con 11 triple in gara 6 contro i Thunder in questi playoffs…

https://www.youtube.com/watch?v=09AqpNPiZ8g

…ai 37 IN UN SOLO QUARTO l’anno scorso (avere di fronte i Kings un pochino ha aiutato) e la sensazione di aver trovato un codice di sblocco segreto di NBA JAM («He’s heating up!», «He’s on fire!», urlava il telecronista nel videogioco).

Alla fine mise a segno il suo career high con 52 punti totali.

Il look

Quelle camice a quadrettoni, quelle magliette tinta unita, niente collanone o bandane, al massimo un cappellino ogni tanto, capelli corti e pizzetto curato. Anche in campo Thompson tiene un look molto minimal. Niente armband, headband, wristband e altre band, neanche una ginocchiera. Pulito ed elegante anche nel look. Perdonate l’excursus in stile programma di Real Time, ma ci tenevo a farvi notare anche questo.

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