L’importante è che non venga meno il rispetto

Crampi Sportivi
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5 min readNov 15, 2016

Il nome di Alan Gasperoni, impiegato all’Ufficio Stampa e Comunicazione del Comitato Olimpico nazionale Sammarinese e Presidente del La Fiorita, è rimbalzato sui media sportivi nazionali in seguito alla sua lettera in cui rispondeva alle presunte dichiarazioni di Müller dopo la partita col San Marino del’11 novembre. Questa lettera aperta, che poi non è altro che un post su Facebook, ha fatto un discreto giro dei media, e ne sono stati estrapolate parti che hanno fatto altrettanto lunghi giri su twitter e sono diventate immagini risibili.

Ma è uno sfogo di pancia, e non centra il punto.

Primo errore di Alan Gasperoni, gravissimo per chiunque abbia mai scritto qualcosa ovunque: scrivere senza leggere. Le dichiarazioni di Thomas Müller non sono quelle riportate dai media generalisti “non capisco che senso abbia fare partite del genere, San Marino non ha nulla a che fare col professionismo” (Eurosport, per dire, e a ruota altri) o “partita senza senso che non c’entra nulla col calcio professionistico” (Alfredo Pedullà). Le dichiarazioni dell’attaccante tedesco, di certo mai campione di grazia, sono diverse, e, facendo un po’ di ricerca o anche semplicemente aprendo più di un articolo alla volta sullo stesso tema, si possono raggiungere quelle aderenti alle originali in tedesco:

“Non capisco il senso di partite così impari come queste, a maggior ragione con un calendario così fitto. Capisco che per loro è particolare giocare contro i campioni del mondo, capisco anche che si possano difendere solo con interventi duri. Proprio per questo però mi chiedo se queste non siano gare che portano a rischi inutili”.

In realtà il discorso dello spilungone del Bayern Monaco parlava del carico di lavoro a cui i calciatori professionisti del suo livello (perché sì, Müller è un calciatore professionista di un livello altissimo, che gioca parecchio) devono sottoporsi, e si chiedeva non tanto perché la Germania avesse dovuto giocare contro una squadra professionisticamente meno forte, quanto il senso di impegni continuati che pure mettono a repentaglio il fisico degli atleti. Non che avesse di meglio da fare, Thomas Müller, semplicemente non aveva intenzione di rompersi (WorldSoccer). Lo stesso Gasperoni su Facebook ha ammesso che il manto erboso dello Stadio Olimpico di Serravalle, in cui si è giocato il match, fosse “indecente” e “inadeguato”.

A Müller ha fatto eco Rumenigge, che mica è il padrino o il dittatore della grande Germania, è semplicemente l’amministratore delegato del club per il quale Müller lavora, che ovviamente vuole tutelare i suoi dipendenti, tanto più se sono importanti come Müller, e non è la prima volta che si lamenta con la FIFA (mica con San Marino) del calendario che ha definito “catastrofico”, anche perché ha mandato Vidal e Coman integri e gli son tornati in Baviera rotti.

L’inizio della prima elegante stesura del post di Gasperoni, col riferimento alla nonna di Müller.

La lettera parte da presupposti sbagliati e si muove già con due passi falsi: una facilissima allusione ai soldi di Thomas Müller, al suo weekend possibile con sua moglie in una villa di lusso, o a qualche altro modo per far soldi con gli sponsor. Perché nel mondo delle condivisioni soldi=merda. Il secondo passo falso è la rosicata: Müller non ha segnato contro il San Marino, sicuramente gli rode. SI CU RO. Il punto 2 (“il calcio è di chi lo ama”) è ancora uno slogan di nuovo contro il danaro, i poteri forti, insomma, populismo un po’ forzato. Va avanti così, contraddicendosi tra l’altro quando parla della possibilità data a Gnabry di farsi raddoppiare il contratto.

Insomma per quanto ci siano dei punti buoni, come il fatto che entrambe le federazioni calcistiche avrebbero beneficiato della partita grazie al vile denaro tanto bistrattato, il nostro Gasperoni ci ricasca con le cazzate, cadendo veramente in basso quando parla di “confermare che voi tedeschi non cambierete mai e che la storia non vi ha insegnato ancora che “prepotenza” non è sempre garanzia di vittoria”. Capisco che questi nomi così duri in lingua sassone possano far scattare le sinapsi e la vostra battuta pronta sul “mi sale il nazismo”, o magari sono le umlaut sopra la seconda di Müller che è come Führer, ma, indovinate un po’ quelli a pronunciare frasi razziste, per quanto inconsapevolmente, con questa assonanza potreste essere voi.

Il sandalo coi calzini, poi, è il Führer dei luoghi comuni, e i luoghi comuni fanno male, malissimo a qualsiasi scrittura. Più in generale la lettera è una sorta di vessillo autoeletto delle piccole, con piccolo come attributo preferenziale o che migliora senza un vero motivo, ma solo perché contrapposto a “grande”, che nel calcio fa rima con “soldi”; un’altra crociata del popolo della rete.

Alan Gasperoni, impiegato all’Ufficio Stampa e Comunicazione del Comitato Olimpico nazionale Sammarinese e Presidente del La Fiorita, è di certo riuscito nel suo intento comunicativo, facendo arrivare il messaggio a migliaia di persone tra i follower di pagine generaliste con milioni di follower e più di settemila condivisioni del post originale, oltre ad aver permesso ad una buona fetta del giornalismo sportivo di fare facili articoli contro la KA$TA del pallone facendo leva su un’antipatia contro i tedeschi fomentata da altrettanto pessimi fondamentalismi. Centrate sul punto e più precise perché non roboanti sono state le critiche del commissario tecnico sammarinese Manzaroli quando dice che “Quando una nazione piccola come San Marino gioca contro i campioni del mondo della Germania può capitare un risultato del genere, l’importante è che non venga mai meno il rispetto. Credo che poi ci voglia il giusto autocontrollo nel post partita e questo fa la differenza nel valutare lo spessore delle persone. In questo caso è venuto meno questo aspetto”.

Ribadiamo: ok lo sfogo, ma non centra il punto: Müller, da professionista, uno che lavora col suo corpo e ha un’aspettativa di 20 anni di carriera ed è arrivato giusto a metà, ha trovato rischioso (pericoloso) giocare contro un avversario che non sapeva come entrare sul pallone o sull’uomo — perché a un certo livello è normale che un professionista preferisca che si sappiano dosare i falli e gli interventi fuori tempo — su un manto erboso inadatto e fallace. Ora, Müller non ha certo avuto il massimo del tatto, e in questo è il suo professionismo a esser venuto meno, ma d’altronde quello parla e lavora coi piedi, mica con le parole, per quello ci sono gli addetti alla comunicazione.

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