L’importanza di chiamarsi Tiger

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
4 min readJun 26, 2013
Immagine

«I love to compete. That’s the essence of who I am»

Sono queste le parole che Eldrick “Tiger” Woods, celebre giocatore di golf statunitense, rilasciò in un’intervista del 2006, all’apice della sua carriera professionistica.

Parole che descrivono pienamente la natura di Woods e che si possono tranquillamente applicare anche a molti altri grandi atleti della storia, moderna e passata.

Questa voglia di competere e di dominare l’avversario, unita certamente al talento e ad una notevole predisposizione tecnica e fisica, è l’arma in più che distingue i grandi atleti dai quelli buoni.

Si badi bene che per queste persone la vittoria è paradossalmente tanto fondamentale quanto secondaria e non è che una diretta conseguenza di questo modo di pensare.

È interessante prendere ad esempio l’ultima delle tante dimostrazioni di potere che negli anni hanno visto protagonista proprio Tiger Woods.

Domenica 24 marzo, Arnold Palmer Invitational, importante torneo del circuito PGA, che vede protagonisti alcuni (per la cronaca, non tutti) tra i migliori giocatori di golf del panorama attuale. A girare con Tiger c’è Rickie Fowler, giovane talento in costante ascesa con l’hobby per l’abbigliamento “trash” e l’hip-hop demenziale. Fowler è infatti uno dei componenti, nonchè fondatore, dei Golf Boys (vi consiglio di cercarli su YouTube, ma è possibile che ve ne parli in futuro).

[caption id=”” align=”aligncenter” width=”650"]

Immagine

Rickie Fowler e alcune delle sue sobrie mise[/caption]

Torniamo a noi. Buca 12, par 5.
Woods, in prima posizione, controlla il torneo che gli permetterebbe di tornare numero uno del mondo dopo tre anni travagliati, quando Fowler si costruisce abilmente l’opportunità di riaprire il match con un putt (colpo effettuato dal green per mandare la pallina in buca), fidatevi, molto difficile:
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=hSmfBR9RK_M]
Anche se non si è mai seguita una partita di golf, dal video si può intuire che è un momento chiave della partita e, come in tutti gli sport, è in questi momenti di tensione che si misura la consistenza di un atleta.

Ed è proprio in questi momenti che esce fuori l’arroganza sportiva, la prevaricazione del campione.

Una sorta di dimostrazione triviale attraverso la quale il fuoriclasse tende metaforicamente ad affermare il seguente concetto: “Io, essere superiore, ce l’ho più lungo del tuo”.

In pratica Tiger risponde così:
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=cZ9qDohX-ck]
Il tutto con annessa ricerca dell’incrocio di sguardi con Fowler che, se Tiger fosse di Roma, si potrebbe sintetizzare con il più classico dei “Riccà, vatte a fa un giro”.

A livello professionistico è già difficile sovrastare un campione sul piano tecnico. In più, per sconfiggerlo e prenderne simbolicamente il testimone, c’è bisogno di sovrastarlo anche a livello psicologico e questa cosa lo stesso campione il più delle volte non la permette, perché egli durante la gara è concentrato non solo ad elevare se stesso, bensì ad annichilire l’ego dell’avversario, poiché in un certo senso gode ad umiliarlo, più o meno inconsciamente.

Altrettanto, se non più stimolante, è provare ad analizzare brevemente il punto di vista, o più semplicemente cosa può passare per la testa, di colui che deve confrontarsi con il campione.
Nel nostro caso Ricky Fowler (ma il concetto può estendersi facilmente ad ogni altro sport) si ritrova a scendere in campo non solo contro un avversario, persona fisica, tecnicamente più forte, ma contro un’entità superiore, un simbolo di questo sport, una presenza carismatica che esalta e deprime allo stesso tempo.

E questa “attenSione” supplementare (passatemi il neologismo di dubbia qualità) è ancor più marcata soprattutto in discipline sportive, come il golf e il tennis, che prevedono uno sforzo atletico meno assiduo e il trascorrere del tempo tra la fine di un colpo e l’altro, dando l’opportunità all’atleta di prendere coscienza su ciò che gli sta accadendo.

Quanto appena enunciato può, però, anche non verificarsi. Può, anzi, accadere contrario, cioè che il Fowler di turno, abbia alle spalle una tal voglia di competere, e quindi di vincere, da annientare qualunque avversario gli si presenti davanti, fosse anche il “nostro” Eldrick Woods.

Un calzante, seppur banale esempio concreto, si può fare ricordando il torneo di Wimbledon del 2001, dove un talentuoso, ma allora semi-sconosciuto Roger Federer, sconfiggendo un mostro sacro del tennis di nome Pete Sampras, allora numero uno del mondo, ha dato inizio alla propria ascesa al trono del tennis mondiale.

Che la tigre cominci a tremare.

A margine di questo pezzo sento di dover richiamare alla vostra attenzione un altro esempio di bullismo sportivo, probabilmente passibile di denuncia.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=7Q-KYZhv_zA]

M. Del Mastro

--

--