L’importanza di Michu

Crampi Sportivi
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7 min readAug 28, 2014
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Illustrazione di Sara Mazzucato, di Toast Zine

Oviedo, una volta terra di calcio. A metà anni Novanta c’erano tanti Real in giro per la Spagna e quello delle Asturie giocava ancora in Liga. Nelle giovanili del club sono nate le stelle di Juan Mata e Santi Cazorla, mentre han giocato in prima squadra personaggi come Robert Prosinecki, Julio Dely Valdés (in Sardegna se lo ricorderanno) e persino tale Franck Rabarivony, uno dei pochi giocatori del Madagascar ad aver messo piede in Liga. C’è stato anche altro a Oviedo: da lì è venuto quello che oggi rappresenta il vice-Higuain nel Napoli di Rafa Benitez. Stiamo parlando di Miguel Pérez Cuesta, altrimenti detto Michu.

Come detto, la storia di Miguel parte dalla sua città natale, Oviedo. Lì milita con il Real per quattro anni, quando la squadra attraversa diverse difficoltà economiche ed è lontana dalla ribalta della Liga. Proprio i problemi finanziari hanno spinto il club a puntare sul gruppo dei più giovani nel 2003, tra cui c’è lo stesso Michu. La Liga è lontana: l’attaccante gioca due anni in Tercera (quarta divisione), poi altrettanti in Segunda B (terza). E in fondo, Michu non ha mai dimenticato le sue origini: due anni fa, con Mata e Cazorla, ha comprato azioni del club per il valore di due milioni di euro.

Tredici gol in 103 presenze non sono tantissimi. Tuttavia bastano per attirare l’attenzione del Celta Vigo, una delle squadre nobili del nord-ovest della Spagna. Con le riserve del Celta Michu si fa notare e l’attaccante viene promosso in prima squadra: anche qui pochi gol (17 in 112 partite con la maglia dei galiziani), ma il giocatore interessa in Liga. Nel gennaio 2010 l’attaccante sarebbe già dovuto esser nel massimo campionato spagnolo, ma l’accordo con lo Sporting Gijon saltò all’improvviso.

Il 2011 è l’anno del salto di qualità: il neo-promosso Rayo Vallecano, terza squadra di Madrid e sempre alla presa con poche risorse economiche, punta su Michu per l’attacco. Anche perché l’attaccante è svincolato e così si trova un accordo per due stagioni. Non ci sarà tempo: 37 gare, 15 gol in Liga. Addirittura Michu si toglie anche la soddisfazione di segnare due reti al Real Madrid, seppur in una cocente sconfitta. Sarà una delle quattro doppiette realizzate in quel 2011–12 di grazia.

A quel punto, la realtà del Rayo è troppo piccola e lo Swansea si butta sullo spagnolo. I gallesi prendono Michu per poco meno di tre milioni di euro, anche perché nel frattempo gli Swans hanno perso Gylfi Sigurdsson e hanno bisogno di un sostituto. Se all’inizio Michu viene pensato come seconda punta, con il tempo Laudrup inizia a schierarlo come centravanti. Le sue prestazioni hanno permesso a lui di segnare ben 22 reti in 43 gare; ai tifosi, invece, di festeggiare la League Cup vinta contro il Bradford City. Nell’ottobre 2013 ha esordito anche con la nazionale spagnola, nonostante poi non sia rimasto nel giro del mondiale. L’anno scorso è stato decisamente meno redditizio: solo sei gol con il club gallese. Un rendimento altalenante dovuto a due cause: gli infortuni e l’arrivo di un ariete d’area di rigore come Wilfried Bony.

Attaccante atipico

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Tecnicamente, la matrice spagnola si fa sentire sulla tecnica individuale di Michu. Seppur alto ben 185 cm, l’attaccante si sa ben destreggiare palla al piede. Non parliamo del tocco fatato di Ibrahimovic, ma certamente Michu ha la capacità per giostrarsi con la sfera tra gli avversari e smistare il gioco a dovere. Con l’altezza a suo favore, anche il colpo di testa rientra tra i punti forti dell’attaccante — nella stagione 2012–2013 è stato il giocatore ad aver segnato il maggior numero di gol di testa in Premier League (8).

Pensiamo ai suoi 22 gol con lo Swansea nel 2012–13: Michu si dimostra molto bravo nel centrare la porta dal limite dell’area e da posizione centrale. Come detto, le incornate ci sono, ma non sono la parte migliore del suo repertorio. Prendete la sua percentuale di duelli aerei vinti nei due anni in Inghilterra: è costantemente sotto il 50%. Anche se è maturato dal periodo in Rayo, quando le sue reti avevano luogo soprattutto in area (molti più gol di testa). Le sue capacità d’inserimento negli spazi vuoti creano occasioni da gol, che spesso lo spagnolo ha sfruttato nella sua prima stagione in Galles. Il suo sinistro — non è Recoba, ma ci sa fare — ha fatto il resto. Anche perché il mancino gli permette anche di avere una buona percentuale di passaggi realizzati (l’80% nei due anni di Premier League: più di Berbatov, Suarez, Giroud al primo anno e Dzeko). La percentuale alta di passaggi riusciti sfocia però in pochissimi assist e passaggi chiave, segno che Michu è più un attaccante di manovra che un potenziale rifinitore. Uno che fa girare la palla, senza mai cercare il passaggio decisivo.

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Michu e i suoi gol nel 2012–13 (Squawka.com)

Tatticamente l’affare sta nella duttilità del ragazzo. Michu è nato come trequartista, ma con il tempo si è affinato e ha imparato a giocare sia come seconda punta che come centravanti. Al Rayo, talvolta, ha giocato persino in mediana e come esterno di centrocampo (su entrambe le fasce). Una tale completezza non può che esser utile a qualsiasi squadra abbia lo spagnolo nella sua rosa: quando uno può ricoprire due-tre ruoli, lo spazio per giocare prima o poi lo trova. Al Rayo ha segnato 15 gol, ma l’esplosione allo Swansea è dovuta anche all’avvicinamento alla porta: in Spagna Michu giocava esterno in un 4–4–2, talvolta seconda punta, alcune volte centravanti. Allo Swansea è passato a un 4–2–3–1 o 4–3–3, in cui lui era la seconda punta. L’essere così duttile ha però una controindicazione: Michu è bravino in tutto, ma non eccelle in nessun ruolo. Sicuramente da seconda punta può dare qualcosa in più, ma il fatto di esser versatile non lo porta a eccellere in nessuna posizione: che sia questo il suo tallone d’Achille?

L’affare giusto?

Manchester United v Swansea City - Premier League

La domanda vera è: Michu serve al Napoli? E può essere l’uomo giusto, quello che fa al caso di Benitez? Mi sento di dire che la risposta giusta a entrambe le domande è sì. Classe ’86, Michu è forse la risposta a due delle domande che hanno più affannato i tifosi napoletani in questi anni.

La prima è: ma il vice-Cavani o vice-Higuain? Un problema che i partenopei hanno sempre pagato a caro prezzo, specie quando il centravanti era l’uruguaiano. Faccio solo una lista di coloro che avrebbero dovuto assumersi tale compito e non ci sono riusciti, per inesperienza o perché inadatti: Cristiano Lucarelli, Dumitru, Mascara, Edu Vargas, Calaiò, Zapata. In questo senso, Michu potrebbe rappresentare una svolta positiva, perché ha il fisico da prima punta, ma non è statico come alcuni di coloro citati sopra. Insomma, fonde bene le due esigenze del numero 9 del Napoli: prestanza fisica, ma mobilità e capacità di destreggiarsi con il pallone. Un po’ come Gonzalo Higuain, ariete del club azzurro.

La seconda questione è Marek Hamsik. Anche qui il Napoli ha latitato negli anni. Ci sono periodi in cui la mancanza di Cavani è stata colmata spostando Goran Pandev nel ruolo di prima punta. Peggio è andata con gli esperimenti nella posizione da trequartista. La verità è che il Napoli non ha avuto, in questi anni, nessun vice-Hamsik. Non ci ha neanche mai veramente provato. Specie nel 3–4–2–1 di Mazzarri, se lo slovacco non figurava tra i titolari, molti storcevano il naso. Da Bogliascino a Sosa, da Santana all’esperimento Dzemaili, nessuna soluzione è apparsa convincente. Forse El Kaddouri avrebbe potuto rappresentare un’alternativa, ma si è deciso di non aspettarlo e ora il giocatore belga fa felice il Torino. Nel 4–2–3–1 di Benitez, l’assenza dello slovacco è meno grave (Insigne o Mertens possono giocare al suo posto), ma l’equilibro fornito dal capitano azzurro è essenziale. Michu potrebbe esser l’uomo giusto per coniugare l’esigenza di un vice-Hamsik e un buon score sotto porta.

Il futuro a Napoli dello spagnolo dipenderà da due fattori. Innanzitutto bisognerà vedere come Michu si riprenderà dagli infortuni che ha subito. Prima la caviglia, poi il ginocchio dell’attaccante sono stati messi a dura prova nel 2013–14. Inoltre, sarà importante capire come il ragazzo si adatterà al calcio italiano. Certo, Michu è stato capace di cavarsela sia in Liga che in Premier League, due campionati diversi da quello italiano per gioco e attenzione. Con meno tempo a disposizione sul campo, inevitabilmente anche l’adattamento alle Serie A dovrà esser più rapido. Se questi due problemi saranno superati, Michu farà bene. Senza dubbi.

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Gabriele Anello Appassionato di calcio e Formula 1, tifa Sampdoria, McLaren e Giappone. Studia giornalismo e cura il blog Golden Goal. Se c’è un posto in tribuna per Tahiti-Isole Salomone, tenetemelo.

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