L’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale

Crampi Sportivi
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4 min readNov 16, 2016

Dopo anni nel buio più pesto, quelli del peggior record (l’infame bilancio da 17 vittorie e 65 sconfitte), quelli della peggiore sconfitta in una singola gara della loro storia, i Los Angeles Lakers intravedono spiragli di luce verso una possibile rinascita. L’addio del dominatore Kobe Bryant ha in qualche modo responsabilizzato i ragazzi rimasti.

La squadra non è cambiata radicalmente rispetto alla scorsa stagione e forse la notizia è proprio quella: il team è competitivo annoverando, fra le sue fila, un ruolo più importante per D’Angelo Russell (pieno di qualità innata, ma ancora in cerca di affermazione), la rinascita di Julius Randle e Jordan Clarkson, ma soprattutto Nick Young.

Già: quello lì, Swaggy P. Un evento la cui “leggendarietà” non saprebbe esprimere neanche il più ispirato Barney Stinson:

Nick Young c’è, gioca in quintetto e ha una sua utilità.

La sua storia, ormai a 31 anni giá definita da vari episodi, definisce i tratti di tutto ciò che un giocatore ordinario, classico, che magari faccia vincere le partite non sia. Il ragazzo, ad esempio, ha la fama di quello che pensa prima ai propri numeri e poi al bene della squadra. La costante tendenza a trattenere il pallone e a tirare senza considerare i compagni può portarlo a grandi numeri…

…ma anche a grandi figuracce.

Inoltre, la grande carenza sta nella concentrazione. Quando Swaggy P la perde si astrae davvero dal gioco che ha intorno… e i risultati purtroppo sono evidenti, in negativo.

Chi o cosa starebbe difendendo il nostro numero 0?

Quello in cui invece certamente non ha problemi è la considerazione di sé. Un esempio lampante lo troviamo nella stagione 2014–2015, da poco rientrato da un infortunio. Il ragazzo, dopo una sconfitta contro i Kings (insomma, l’opposto di una corazzata) in cui realizza 26 punti tirando 4/9 da tre, si esprime in questo modo con i giornalisti:

[embed]https://twitter.com/MarkG_Medina/status/534908904862662656[/embed]

E la sua top di sempre:

Che in pratica conta su tre Hall Of Famer (Ray Allen, Reggie Miller e l’immenso Larry Bird), un doppio MVP della Lega (Stephen Curry, recordman di sempre di triple in una sola stagione, triple in una sola partita, gare consecutive con almeno una tripla segnata) contrapposto all’attuale 13esimo tiratore per percentuale di sempre.

Per contestualizzare al momento della dichiarazione, i numeri dei migliori in percentuale della specialità recitavano:

From basketball-reference.

Insomma, a meno che gli arabi non abbiano modificato le note regole di conteggio fino a 10 inserendovi un 42, la matematica non fa per Nick.

Lasciamo perdere la noiosa teoria, andiamo sul pratico: dello stesso periodo, di Nick Young e del suo mortifero tiro non possiamo non ricordare l’esultanza swag senza neanche guardare il canestro ormai realizzato… ah, no.

Come dicevamo, qualcuno solleva dei dubbi sulle possibilità di successo su D’Angelo Russell ai Lakers, tanto più se in compresenza con Nick Young. Come mai?

La storia risale allo scorso anno, durante il fidanzamento da copertina con la famosa rapper Iggy Azalea. La coppia aveva anche annunciato il matrimonio nel giugno 2015, poi ritardato causa impegni canori di lei.

Il nostro Nick, infatti, in una serata tradisce la sua ragazza: invasato dal suo celeberrimo swag, e in spogliatoio racconta a D’Angelo tutta la storia. Al ragazzo in ascolto, invece di un geniale assist, viene in mente di registrare il tutto e di far girare il video della confessione sui social.

Da lì, il primo pensiero espresso da Iggy:

https://twitter.com/IGGYAZALEA/status/715080842138103808

Inutile dire che la storia naufraga: nonostante un primo tentativo di perdono con annessa minaccia di evirazione in caso di nuovo tradimento per Swaggy P, i due piccioncini si lasciano. Russell, uno dei prescelti per diventare la stella del firmamento del futuro dei Lakers, diventa quindi uno spione malvisto dai compagni, che fuori dal campo lo evitano… e anche dentro.

La squadra in pratica si schiera a favore di Young, che però fra i due è quello molto meno talentuoso e più sacrificabile in ottica di inevitabile divisione del duo.

Un campo dove invece Nick è una prima scelta assoluta è quello del vestiario: ognuno ha i suoi gusti, ma a quanto pare è noto per il suo dress code tanto da essere considerato l’eccellenza nel campo dei giocatori dall’abbigliamento più fashion della NBA. Giudicate voi il gusto:

C’è da dire: nella lega girano personaggi che relativamente alla moda si conciano pongono come Russell Westbrook.

Insomma, questo è il lato che maggiormente alimenta il cosiddetto swag di Nick Young… da qui, quindi, l’appellativo “Swaggy” nel soprannome completo di Swaggy P. Questa parte non era difficilissima, ma la “P” invece da dove verrebbe?

Per anni una ridda di domande sull’argomento senza risposta… finché Young stesso ci illumina, facendoci immaginare una scena tipo questa:

https://www.youtube.com/watch?v=xXso-O8g3Mw

E niente, questo.

Nick Young ora in attacco funge da spot-up shooter: riceve il pallone per tirare, senza più perdersi nell’estenuante palleggio.

Nei suoi Lakers, Nick Young si ritrova in questo momento storico a esser persino lo specialista in difesa: compagni e staff gialloviola lo hanno definito novello Bruce Bowen (storico mastino in quel di San Antonio, dove quando non arrivava coi mezzi leciti non si faceva scrupolo nel ricorso agli illeciti) o novello Kawhi Leonard (piovra sempre di casa Spurs, da due anni miglior difensore NBA).

Nick Young ora come ora fa cose… normali. Anzi, a volte anche superiori al normale, finalmente in senso positivo:

Tripla + fallo, nonché partita chiusa con questa giocata!

L’azione precedente ne è lo specchio: avete notato chi è l’autore dell’assist? A questo punto pare chiaro quale sia il vero, grande valore aggiunto (aspettando Brandon Ingram) alla qualità degli attuali Lakers: coach Walton… ma questa è un’altra storia.

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